Otto grandi enti del Terzo settore  hanno presentato un emendamento alla Legge di Bilancio che vada a sopprimere al comma 154 dell’art.1 della Legge 190/2014 la capienza massima indicata attualmente in 525 milioni a decorrere dal 2022. 

Gli otto grandi enti del Terzo settore - ActionAid International Italia, AISM, Emergency, FAI, AIRC, Telethon, Lega del Filo d’Oro e Save the Children Italia – rappresentati da Paolo Bandiera, Direttore Affari Generali di AISM, hanno presentato alla commissione Bilancio della camera  la richiesta di abolizione del tetto del 5 per mille. Il fine della richiesta è quello di permettere a questo strumento di liberare tutte le sue potenzialità.

Gli enti, che già da anni collaborano su tematiche trasversali del Terzo settore, hanno dato avvio al “Gruppo Terzo settore”, non con lo scopo di fare l'interesse specifico del “grande ente”, ma di Tutto il Terzo settore, facendo leva sulla propria expertise nel settore e sulla propria capacità di visione per promuovere misure di interesse comune. Paolo Bandiera ha ribadito «Abbiamo argomentato la nostra proposta sotto il profilo giuridico, motivandola con la necessità di dare riconoscimento alla sovranità massima del cittadino, ma nei fatti c’è quasi una autoevidenza della bontà della nostra richiesta, che infatti è stata accolta come "una richiesta del tutto legittima"».

Bandiera sottolinea come negli anni il 5 per mille abbia sempre visto un trend di crescita del numero di contribuenti che scelgono di destinarlo e la molteplicità di edizioni in cui il tetto è stato superato, “sottraendo anche cifre vicine ai 100 milioni di euro l’anno negli anni di massima differenza tra le risorse erogate ai beneficiari rispetto a quello loro destinate dai contribuenti”. Come sottolinea Vita - “fra il 2010 e il 2013 gli italiani destinarono con il 5 per mille ben 310 milioni di euro oltre il tetto previsto, mentre nelle ultime quattro edizioni, tra il 2017 e il 2020, lo “scippo” ammonta a 48 milioni di euro”.

«L’anno scorso i contribuenti hanno destinato 523 milioni, 3 milioni oltre la capienza prevista ma l’anno prima della pandemia eravamo già a 533 milioni di risorse destinate dai contribuenti, ben 23 milioni in più della capienza prevista per quell’anno. È vero che a partire dal 2022 per il 5 per mille sono stanziati 525 milioni l’anno, ma con queste cifre è solo una questione di tempo prima che l’ulteriore incremento si riveli nuovamente insufficiente ad impedire il formarsi di una nuova forbice tra le risorse effettivamente destinate dai cittadini alle attività di interesse generale e i contributi totali versati dallo Stato per tali finalità» sottolinea Bandiera.

La scelta di focalizzare l'attenzione sulla necessità di togliere il tetto del 5 per mille in questo momento, non è del tutto causale. Secondo gli enti è il momento giusto - “Con il RUNTS e con la Riforma, il Terzo settore è soggetto a una normativa sempre più stringente e rigorosa nell’ottica della trasparenza, della rendicontazione, dell’impiego delle risorse: tutte cose che viviamo come opportunità, non come obbligo. È il momento di liberare questa misura, così che possa dispiegare pienamente il suo potenziale. Non possiamo pensare che il RUNTS parta con un 5 per mille che rimane tarpato nelle sue potenzialità, non possiamo l’anno prossimo essere qui a raccontarci che abbiamo perso un’occasione. L’Italia sta “preparandosi” al futuro su molti fronti, dobbiamo prepararci anche su questo».

Il 5 per mille – come ribadisce Paolo Bandiera - è un istituto di democrazia fiscale in cui il cittadino ha sovranità della scelta. «La presenza di un tetto è contraria alla concreta applicazione del principio di sussidiarietà previsto dall’art. 118 della Costituzione, poiché la mancata distribuzione, da parte dello Stato, del totale delle risorse destinate dal contribuente ostacola la possibilità dei cittadini e delle associazioni di perpetuare le attività di interesse generale, avendo a disposizione le effettive risorse economiche che i cittadini hanno loro destinato».

Fonte: Sara De Carli – Vita.it  

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