Una guerra che dura da più di vent'anni, che rappresenta uno dei più grandi fallimenti politici dell'Occidente e che lascia l'Afghanistan in condizioni peggiori di quelle in cui era prima del 2001. Le parole di Gino Strada e l'impegno del Terzo settore.

 

La guerra in Afghanistan dura da quasi vent’anni, da quando gli Stati Uniti hanno invaso l’Afghanistan con l’obiettivo di eliminare Al Qaeda dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 e di rovesciare il regime dei taliban. Una guerra che, come ha detto Gino Strada nell'ultimo articolo, pubblicato su La Stampa lo scorso 13 agosto 2021, è stata “un fallimento da ogni punto di vista”. Ma, al netto dei fallimenti di una politica occidentale incentrata sugli interessi economici e sulla costruzione di un rapporto di assoluta dipendenza di un territorio mai reso effettivamente autonomo, la sconfitta più grande, come scrive Pierre Haski, è per gli afgani, “a cominciare dalle donne sulle quali incombe la minaccia di un ritorno dell’oscurantismo patito quando i taliban erano al potere negli anni novanta”.

L'Afghanistan è una delle realtà più complesse a livello politico e interetnico, che vede nella sua storia il continuo avvicendarsi di tentativi (fallimentari) – cosiddetti - di modernizzazione, democratizzazione, centralizzazione. Quello statunitense (così come lo fu anche quello dell'Unione Sovietica) è stato uno dei più grandi fallimenti politici dell'Occidente, un'iniziativa alimentata da false convinzioni che ha portato a un numero incalcolabile di perdite di vite umane, che ha lasciato il paese in condizioni peggiori di quelle in cui era prima. 
Con una guerra di venti anni, dai costi umani ed economici elevatissimi, la caduta di Kabul nelle mani dei taliban non sorprende e il ritiro delle forze armate statunitensi e delle altre potenze occidentali lascia l'Afghanistan in un tragico baratro, di cui a farne le spese saranno i più deboli.
Come ha sottolineato Gino Strada, nonostante i numeri siano sottostimati, si contano circa 241mila vittime dirette della guerra e altre centinaia di migliaia sono morte a causa della fame, delle malattie e della mancanza di servizi essenziali. Oltre a questi, più di 5 milioni di sfollati,  tra interni e richiedenti asilo, destinati ad aumentare vertiginosamente. L'Afghanistan è soprattutto “un Paese distrutto, da cui chi può cerca di scappare anche se sa che dovrà patire l’inferno per arrivare in Europa”.

Sebbene sono diversi i governi occidentali che, tra reticenze interne e internazionali, stanno cercando una soluzione, la fuga dei migliaia di profughi da Kabul aprirà indubbiamente una nuova crisi umanitaria.
Le realtà del Terzo settore che si stanno attivando prontamente per una risposta di accoglienza sono diverse, così come diverse sono le ONG come Emergency,  Action Aid e molte altre, che in questi giorni stanno triplicando il loro operato in Afghanistan. Il nostro sostegno va a tutte queste realtà, con l'auspicio che l'accoglienza e il supporto umanitario si manifestino come valori irrinunciabili del nostro DNA.

Cogliamo l'occasione con queste righe per unirci a Emergency nel più caro dei saluti all'immenso Gino Strada. 

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