La dimensione reale dell'epidemia rimane ancora sconosciuta. Fino al 6 dicembre, sono stati registrati 93 casi all'ospedale di Bundibugyo e al centro di salute di Kikyo. Tra di loro, 22 sono morti, di cui 4 membri del personale sanitario. La presenza del virus è stata confermata in 9 casi da test di laboratorio.
Non esiste oggi alcuna cura per questa malattia estremamente contagiosa. Le varietà del virus attualmente conosciute provocano la morte del paziente tra il 50% e il 90% dei casi. I casi sospetti devono essere isolati e il personale sanitario deve applicare in maniera scrupolosa le tecniche di cura in isolamento.
Dal primo dicembre, un'equipe di MSF composta di 12 specialisti in febbri emorragiche ha messo in piedi due unità d'isolamento nella zona. Il 5 dicembre 25 pazienti erano ricoverati nell'unità di isolamento dell'ospedale di Bundibugyo, ma il numero delle persone ricoverate continua ad aumentare. Alla stessa data, 15 pazienti erano stati ricoverati nell'unità di isolamento a Kikyo.
MSF ha avviato attività di sensibilizzazione e informazione presso le comunità nelle zone colpite per ridurre i rischi di contaminazione, in particolare durante i funerali dei pazienti deceduti.
L'equipe di MSF verrà aumentata nei prossimi giorni con personale sanitario e non, e potrà quindi occuparsi anche delle persone che sono entrate in contatto coi malati e seguire i casi sospetti nelle località vicine.
MSF lavora in stretta collaborazione con il Ministero della salute ugandese e con l'Organizzazione Mondiale della Sanità. MSF era già intervenuta in Uganda durante l'epidemia di Ebola a Gulu nel 2000.
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