Un collaboratore ucciso e quattro feriti gravi: è questo il bilancio di un pesante bombardamento verificatosi ieri nei pressi del Villaggio SOS di Mogadiscio, in Somalia. Il villaggio è situato nella parte nord della capitale, dove i ribelli anti-governativi hanno numerose basi d'appoggio.

La vittima, Dahabo Osman (38 anni) lavorava da poco al villaggio come «zia», figura di supporto alle mamme SOS nell'occuparsi dei bambini. Tra i feriti ci sono due addetti (un cuoco e un giardiniere), un'altra «zia» e una mamma SOS. Quest'ultima è attualmente ricoverata in gravi condizioni all'ospedale della Croce Rossa.

Il Villaggio SOS è stato colpito a seguito di uno scontro a fuoco tra i ribelli e le forze governative, appoggiate dalle truppe etiopi. Almeno quattro colpi sparati da un carrarmato hanno raggiunto il villaggio e l'Ospedale SOS . Tutti i bambini sono salvi. Al momento è in corso un piano di evacuazione: cinque famiglie hanno già lasciato la struttura e, secondo il direttore di SOS Villaggi dei Bambini Somalia, Ahmed Ibrahim, le altre si muoveranno nel pomeriggio.

Già in passato il Villaggio SOS di Mogadiscio è stato teatro pesanti scontri e di eventi drammatici: tra tutti, la morte di suor Leonella Sgorbati il 17 settembre 2006. La religiosa dell'Ordine delle Consolate, responsabile della scuola infermieri del villaggio, fu uccisa in un agguato davanti all'Ospedale SOS. Con lei perse la vita anche la guardia che la scortava.

Il bombardamento di ieri è stato l'episodio con le conseguenze più gravi: i missili utilizzati erano più grandi che in passato e hanno causato molti più danni. Al primo segnale di uno scontro i bambini, le mamme e le zie SOS sono stati subito condotti al riparo in un bunker: Dahabo Osman è stata colpita proprio mentre cercava di raggiungerlo.

La situazione al villaggio è sotto controllo, ma non è possibile sapere se e quando le famiglie potranno farvi ritorno. L'unica struttura in funzione, pur con l'organico ridotto all'essenziale, è l'Ospedale SOS. La scuola elementare, che ospita oltre 500 studenti, e l'Asilo SOS sono chiusi per le vacanze stagionali. Il presidente di SOS Villaggi dei Bambini Internazionale, Helmut Kutin, ha così commentato i fatti di Mogadiscio:

«Con tutta la nostra tristezza per la morte di Dahabo Osman e tutto il nostro timore per la sorte degli altri feriti, che hanno dato tutto ai bambini nel momento di massima difficoltà, siamo seriamente preoccupati sul futuro del nostro impegno a Mogadiscio. Da oltre 20 anni siamo in azione laggiù. Soprattutto adesso, viste le condizioni della popolazione locale e la presenza di oltre un milione di rifugiati, l'eventuale chiusura delle nostre strutture causerebbe un'enorme vuoto umanitario.
Per il futuro dei bambini a Mogadiscio, così come per l'assistenza medica a migliaia di persone, sarebbe un serio e drammatico passo indietro. Alle parti in conflitto chiediamo con tutte le nostre forze di cessare i combattimenti, di assicurare protezione alla popolazione civile e di salvaguardare l'assistenza umanitaria».

A Helmut Kutin fa eco Enrico Mazzini, presidente di SOS Italia Villaggi dei Bambini. «Come associazione italiana da tempo sosteniamo il progetto Somalia, impegnandoci intensamente e con costanza a supporto delle attività del Villaggio e delle altre strutture SOS nella regione.
La scuola infermieri, della quale era a capo suor Leonella, è stata finanziata e costruita con un nostro contributo diretto. Ci uniamo quindi all'appello del presidente Kutin affinché gli scontri cessino il prima possibile e la popolazione possa ricevere tutta l'assistenza di cui ha bisogno».

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