"Un'inversione di rotta è ancora possibile, ma c'è bisogno di agire con estrema urgenza negoziando un nuovo protocollo entro il 2009".
A sostenerlo è Roberto Della Seta, presidente di Legambiente, in occasione dell'apertura dei lavori di Bali dove proprio oggi è stata inaugurata la conferenza delle Nazioni Unite. Legambiente, presente all'appuntamento indonesiano dall'8 al 15 dicembre, propone una strategia di lotta ai cambiamenti climatici che parta proprio dal raggiungimento nel più breve tempo possibile di un nuovo accordo internazionale sul clima.

Il nuovo protocollo, che entrerà in vigore dal 2012, dovrà prevedere l'obbligo per i paesi industrializzati di ridurre entro il 2020 il 30% dei gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990 (oggi l'Unione europea propone un obiettivo unilaterale del 20%, slittabile al 30% nel caso di consenso internazionale); l'introduzione di nuovi incentivi per favorire la diffusione di energie pulite nei paesi a rapida industrializzazione, l'adattamento ai cambiamenti climatici per i paesi in via di sviluppo più vulnerabili, la lotta alla deforestazione: ma anche la revisione delle distorsioni prodotte dagli attuali meccanismi previsti dal protocollo, e in particolare dei meccanismi per lo sviluppo pulito (CDM).

Come è stato più volte ribadito dalla comunità scientifica, l'unica soluzione possibile per evitare che il clima impazzisca entrando in un circolo vizioso dalle conseguenze imprevedibili, è quella di fare in modo che la concentrazione di gas a effetto serra nell'atmosfera, oggi a circa 380 parti per milione (ppm), non superi le 450 parti per milione (prima della rivoluzione industriale la concentrazione di gas a effetto serra era di c.a. 280 parti per milione). Una soglia critica che se superata rischia concretamente di provocare un innalzamento della temperatura media globale superiore ai 2°C rispetto ai livelli preindustriali e il conseguente collasso degli ecosistemi a cominciare da quelli più sensibili.

Perciò oltre a determinare gli obiettivi di riduzione per il 2020, la comunità internazionale dovrà anche fissare obiettivi di lungo termine e in particolare stabilire: l'obiettivo per i paesi industrializzati di ridurre entro il 2050 l'80% dei gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990 e ridurre entro il 2050 il 50% dei gas a effetto serra a livello globale rispetto ai livelli del 1990.

"L'urgenza di un intervento credibile - sottolinea Della Seta - impone l'immediata adesione al protocollo di Stati Uniti e Australia, che oltre a rispettare gli impegni di riduzione per il 2012 dovranno sottoscrive nuovi obiettivi in linea con l'obiettivo del 30% al 2020. Una strategia credibile non può prescindere dall'inversione di tendenza nelle emissioni delle economie a rapida industrializzazione, come Cina, India, Brasile, Sud Africa, paesi per i quali bisognerà prevedere incentivi per la riduzione dei gas serra e il graduale inserimento nel sistema di quote di emissioni".

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