Noi Medici con l'Africa Cuamm ci sentiamo profondamente feriti dagli 11 milioni di bambini che muoiono ogni anno per malattie facilmente prevenibili e curabili. Non possiamo rassegnarci ad accettare che 500.000 donne muoiano ogni anno di parto e che l'Aids mieta 22,5 milioni di vittime all'anno - ha detto don Luigi Mazzucato, direttore di Medici con l'Africa Cuamm -. «Oggi, presentiamo un nuovo Piano strategico per il periodo 2008-2015, dove ribadiamo che la salute è uno dei diritti umani inalienabili e che gli obiettivi del Millennio, a cui facciamo riferimento, rappresentano tappe intermedie obbligate e misurabili». Ha lanciato infine un appello alla città di Padova e a tutte le istituzioni presenti: «Il nostro desiderio è che Medici con l'Africa Cuamm diventi, a livello internazionale, centro di cultura, ricerca, documentazione e divulgazione scientifica nel settore della salute in Africa e che la Città di Padova, per la sensibilità del mondo sociale, di enti e imprese e la generosità di molti suoi abitanti, diventi il centro nazionale di riferimento per l'Africa».
«Oggi è la giornata mondiale di lotta all'Aids. Il termine Aids fa pensare subito all'Africa, quale continente colpito grandemente da questo dramma - ha continuato dr Stefano Manservisi, direttore generale della DG allo sviluppo della Commissione Europea -. Ma Africa vuol dire anche molto altro. L'Africa è un continente che cambia, che cresce economicamente, socialmente e dal punto di vista democratico. Credo che la prossima frontiera sia quella di aiutare l'Africa a combattere questa malattia, a combattere contro l'afro-pessimismo e tutti quelli che pensano che in Africa non ci siano speranze. Un convegno come quello di oggi e l'impegno della società civile italiana sono fondamentali per sostenere un processo che l'Europa sta portando avanti: quello di credere in un'Africa nuova, un'Africa positiva, un partner dell'Europa nelle grandi sfide mondiali come l'ambiente, l'immigrazione, le grandi pandemie. Un partner e un alleato: lavorare con l'Africa e non solo per l'Africa».
Ma a che punto i trova l'Italia dal punto di vista della cooperazione? A rispondere è il sen. Alfredo Mantica, Commissione permanente Affari esteri e Commissione speciale per la tutela e la promozione dei diritti umani: «Basta citare un dato per tinteggiare il quadro: dal 1992 a oggi l'Italia destina una media dello 0,2% del Pil all'Aiuto pubblico allo sviluppo. Un dato lontano dagli impegni assunti (0,3%) e lontanissimo dallo 0,5% del 2011. Sono passati molti governi e le cose non sono cambiate. È necessaria una riflessione da parte di tutto il mondo della cooperazione italiana. La notizia dell'ultima ora ribalta tutto il lavoro fatto dalla Commissione parlamentare che ha lavorato ampiamente per proporre un cambiamento utile, ma se poi qualcuno vuole forzare la mano, trasformando la cooperazione nel frutto di scelte politiche, questo mi dispiace per la cooperazione».
Il sen. Giorgio Tonini, relatore della proposta di riforma della legge 49/87 sulla cooperazione alo sviluppo, ribadendo quanto affermato dal sen. Mantica sul percorso parlamentare della legge alla cooperazione, ha posto l'accento sulla necessità di riformare "insieme" la cooperazione italiana «Siamo veramente al punto cruciale del lavoro in Commissione esteri della nuova legge sulla cooperazione allo sviluppo. Il Comitato ristretto ha finito di discutere il testo largamente condiviso, da entrambi gli schieramenti, e adesso apriremo la fase delle audizioni delle Ong per riuscire a dare al nostro paese una legge nuova».
Ha chiuso i lavori, Diana Weil, dell'Organizzazione mondiale della sanità, sottolineando l'emergenza di fare qualche cosa, presto per l'Africa. «In Africa c'è la maggiore incidenza pro capite di Aids, Tb, malaria e questo strettamente legato alla povertà e ai conflitti. Nell'Aps è indispensabile mettere in collaborazione e in armonia i piani nazionali con quelli internazionali per migliorare i sistemi sanitari locali».
Linda Previato
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