Un' indagine sui processi innovativi nel Terzo settore condotta da Fondazione Italia Sociale, Deloitte Private e TechSoup Italia fa emergere che tra gli ostacoli principali agli investimenti vi siano la carenza di risorse e le resistenze interne.
Il 96% delle organizzazioni che operano
nel Terzo settore avverte l’esigenza di apportare processi
innovativi alla propria attività, ma ancora manca una programmazione
strategica di medio-lungo periodo. La carenza di risorse, le
resistenze interne e l’attitudine della pubblica amministrazione
sono i principali ostacoli che rallentano, o addirittura bloccano, i
processi innovativi degli enti. A rilevarlo è la ricerca «La
domanda di innovazione del Terzo settore», condotta da Fondazione
Italia Sociale, Deloitte Private e TechSoup Italia su circa 180
soggetti attivi nel settore del non profit.
Tra gli enti più innovativi si
distinguono imprese e cooperative sociali che, più frequentemente,
adottano un approccio sistematico e radicale all’innovazione. Le
tecnologie di maggiore interesse riguardano la comunicazione
digitale, il cloud e l’erogazione dei servizi a distanza.
In base gli esiti della ricerca, oltre
il 70% del campione coinvolto dichiara di investire in innovazione,
sia in ottica di miglioramento della propria offerta di prodotti e
servizi, sia per quanto concerne l’ottimizzazione dei processi.
L’approccio è, però, di tipo «incrementale» piuttosto che
«radicale», ossia la tendenza rilevata è quella di migliorare o
adattare l’offerta già esistente rispetto all’introduzione di servizi, prodotti o processi
completamente nuovi. La maggioranza degli enti (73%) ha dichiarato di
avere implementato almeno un’iniziativa altamente innovativa negli
ultimi 5 anni. Ma più del 60% conferma di continuare a incontrare
difficoltà nel promuovere l’innovazione, le resistenze che si
registrano sono sia endogene sia esogene, riguardando dipendenti,
collaboratori e volontari e la pubblica amministrazione.
Peraltro, si aggiunge anche un limite
legato alla governance e agli organi direttivi, infatti, la maggior
parte degli enti fatica ad adottare strategie e strumenti operativi
per dare esecuzione a un piano di innovazione e solo il 21% ha
definito una strategia di medio-lungo termine con obiettivi
dichiarati e misurabili.
Per le organizzazioni che non investono
in innovazione, le motivazioni principali dichiarate sono
l’indisponibilità di risorse economico-finanziario (64%) e la
mancanza di personale sufficientemente formato o con competenze
specifiche (34%). Le medesime dinamiche riguardano i processi di
digitalizzazione, infatti, le organizzazioni si considerano inclini
alle nuove tecnologie, ma, in concreto, per quasi la metà del
campione le competenze digitali del personale sono carenti.
Per favorire lo sviluppo
dell’innovazione, le organizzazioni vedono nel confronto e nel
lavoro in rete una spinta fondamentale, ma per farlo è necessario
sia un sostegno concreto delle istituzioni, sia un cambio di passo
degli enti
non profit.
Fonte: ItaliaOggi 22/02/2021 (pag.3)