Non c’è niente da fare: il 2020 ha cambiato profondamente la vita di ognuno di noi. Chi ha la fortuna di non aver subito il virus e di avere ancora tutti i cari con sé ha comunque fatto i conti con cambiamenti epocali e radicali delle abitudini professionali, personali e relazionali.
Se ripercorro i pensieri che facevo durante il Natale del 2019 non c’è mai stata traccia di una pandemia, per non parlare delle mascherine, del distanziamento e soprattutto di tutti o quasi i piani saltati o rimandati a data da destinarsi.
Rischiamo tutti di vivere nell’incertezza fino a data da destinarsi, pochi progetti, rari i settori in cui si respira l’entusiasmo della crescita e il grosso rischio è quello che si smetta addirittura di sognare fino a data da destinarsi.
Forse il trucco è proprio quello di continuare a sognare e più la tempesta colpisce forte e più noi sogniamo.
Avete ragione: coi sogni non si pagano le bollette, l’affitto e i dipendenti, ma nemmeno la rabbia o la paura pagano queste cose.
Mentre lo scrivo per voi io ripasso questi concetti che sono spesso i primi ad abbandonare i miei pensieri quando mi accorgo che le cose sono più lunghe di quanto pensassi, che l’indice R/T aumenta e che dobbiamo prepararci alla terza ondata.
Se incontro una persona che non conosco non parlo più del tempo per rompere il ghiaccio, ormai si parla dell’andamento della curva, ammesso che, di questi tempi, si abbia la fortuna di incontrare persone nuove (rigorosamente a distanza chiaramente).
Per chi non vede come me la quotidianità è diventata improvvisamente complessa: la gente ha paura ad avvicinarsi, c’è molta più resistenza verso l’altro, a maggior ragione se magari devi accompagnarlo e quindi toccarlo per un pezzo di strada. Immagino che anche per chi vede è tutto più complicato: i sorrisi utili a entrare in empatia con gli altri sono completamente azzerati.
Sto sperimentando grazie a queste grosse difficoltà la potenza dei rapporti umani in cui ci si chiede come stai, come va a casa e ci si interessa davvero della persona, non solo della sua utilità per andare da A a B o perché porti a termine una mansione. Se siamo costretti a stare distanti almeno sentiamoci, utilizziamo l’affetto.
È vero che il contatto non c’è più, però i cuori di ognuno di noi restano e sono ancora capaci, sebbene feriti, di accogliere l’altro e provare empatia nonostante la distanza. Se è vero che siamo persone, sarà proprio la cura delle altre e della nostra persona ad aiutarci.
Eccoci all’ultimo punto che ho scelto di individuare insieme a voi, a proposito della cura del sé: una persona che non ha speranza nel futuro non dà speranza. Ciò che siamo, ciò che sentiamo comunicano molto più di ciò che facciamo e del ruolo che ricopriamo in casa o al lavoro.
Essere fiduciosi nel presente ci proietta con uno spirito migliore verso il futuro nel quale vale sempre la pena sperare.
Bisogna insomma sognare in grande, curare i rapporti umani e avere fiducia nel futuro.
Questo capodanno va così e la speranza è che il prossimo sia da sogno, anche grazie alle difficoltà che abbiamo sperimentato e superato in questi ultimi mesi terribili.
Quando sei di fronte all’ostacolo lui non cambierà, mentre tu puoi sempre scegliere come cambiare per superarlo.
Daniele Cassioli
Presidente onorario Piramis onlus