Nel giorno in cui si avvia la sperimentazione del Servizio Civile
Digitale è un risultato molto positivo che il Parlamento si appresti a
confermare lo stanziamento annuale di 300 milioni di euro per il fondo
del SCU nel 2021 e 2022, deliberato dal Governo, anche se, con
l’emendamento trasversale presentato, avevamo sperato in un passo
ulteriore. L’ordine del giorno che impegna il Governo alla
stabilizzazione del contingente ad almeno 50.000 posizioni annue, tiene
comunque aperta la partita.
In questi giorni si gioca comunque l’altra opportunità per consolidare
ed espandere il Servizio Civile Universale. La valorizzazione delle
competenze acquisite dai giovani durante l’anno di servizio, obiettivo
disatteso dal 2002, è indicata nella bozza del Recovery Fund per il SCU
insieme alle risorse per esso previste. Risorse che chiediamo al Governo
di confermare, se non aumentare, certi che nelle prossime settimane ci
sarà la possibilità di portare il nostro contributo di idee e di
esperienze.
Ma l’attenzione non va dedicata solo agli aspetti economici.
La qualità delle esperienze svolte dai giovani e l’impatto dei programmi
sulla coesione e innovazione della vita delle comunità, sono gli
obiettivi verso i quali in molti stiamo operando.
Per questo siamo preoccupati di provvedimenti quali il sistema di
valutazione dei programmi e dei progetti, che, depotenziando quelle
chiavi di lettura sistemiche che reti regionali e nazionali sono in
grado di mettere a disposizione, sembrano nuovamente fermarsi al solo
impatto nei micro territori. Già nell’offerta attuale di posizioni di
servizio civile queste maxi concentrazioni fortemente localizzate
sembrano più simili a forme di ammortizzatori sociali o politiche del
consenso che a esperienze di impegno civico di qualità, finalizzate alla
difesa nonviolenta della Patria.