Ci sono parole e locuzioni che in alcuni periodi si ripetono più frequentemente di altre anche senza conoscerne profondamente il loro significato. Concetti consolidati o di nuova foggia che assurgono a strumenti per decodificare il presente e per progettare linee di intervento future.
Nel Terzo settore, da qualche tempo, si ripetono, tra gli altri, termini come cambiamento, generare/rigenerare, valore, impatto sociale, innovazione digitale. Parole che si sentono ripetere con insistenza anche in altri contesti – nel settore pubblico e nel mondo delle imprese for profit - e che sembrano necessarie per comprendere e implementare i profondi processi trasformativi in corso.
Soffermiamoci sul tema del valore, un argomento che ha accompagnato fin dagli esordi la scienza economica(1). Molti oggi sostengono che sia necessario rivedere i “parametri di calcolo del valore di un bene sulla base del suo contributo alle diverse forme di capitale – il capitale umano, il capitale sociale e il capitale ambientale, oltre che il capitale economico” (Giovannini) (2). Insomma, il valore alla base della produzione di ricchezza e benessere secondo i canoni tradizionali – meramente economico-monetari – viene messo in discussione. Ci si chiede che cosa sia il valore, chi lo produce, come lo si produce e come lo si misura. Non sono questioni da poco: in ballo c’è il sistema di produzione, la struttura sociale, il modo di vivere di tutti noi, cittadini de mondo.
Agli Enti del Terzo settore, come all’apparato dell’amministrazione pubblica, alle imprese for profit, ma si potrebbe aggiungere anche al singolo cittadino, viene chiesto di generare valore e possibilmente di condividerlo. È bene precisare che la condivisione non è da intendersi solo in termini distributivi, ma anche di modalità collaborativa di produzione. Generare collettivamente (in rete) valore a favore della comunità diventa dunque l’obiettivo principale delle organizzazioni e l’impatto il modo con cui tentare di misurare il suo raggiungimento. L’impatto è qualcosa di più del valore espresso dal risultato d’esercizio e non si coglie completamente nemmeno con gli indicatori impiegati fino ad oggi nel solo bilancio sociale. Un impatto va colto, con nuova strumentazione, come cambiamento, trasformazione, miglioramento nei diversi capitali a disposizione: umano, sociale, ambientale ed economico.
Ma quanto è chiaro che il valore non è più solo quello economico-monetario? Come vengono misurati gli asset immateriali, le conoscenze, la conservazione o la rigenerazione dell’ambiente, le relazioni sociali? Quanto e come i dispositivi digitali possono aiutare a generare e condividere questo nuovo tipo di valore? Quanto è necessario cambiare le pratiche organizzative consuete per diventare un ente a impatto sociale elevato?
Sono domande alle quali si può tentare di rispondere solo parzialmente per ora, innanzitutto raccogliendo e analizzando le diverse esperienze che si stanno sviluppando in Italia e all’estero sulla valutazione dell’impatto. La Winter School del 2021 promossa da Confini Online rappresenta un’occasione per incontrare alcuni attori che si stanno cimentando sul tema. Attori che provano a riempire di significato le parole e le locuzioni che oggi frequentemente impieghiamo e che ci sono così indispensabili per agire nel quotidiano e per progettare le azioni future.
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1 Per una breve ricostruzione si rinvia al volume di Marianna Mazzucato, IL VALORE DI TUTTO. Laterza, 2018.
2 In F. Barca, E. Giovannini, QUEL MONDO DIVERSO. Laterza, 2020: p. 76.
Paolo Tomasin
Componente Coordinamento scientifico
ConfiniOnline
già Docente universitario
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