Condanniamo gli attacchi indiscriminati e le altre violazioni dei diritti umani e gli abusi perpetrati nei confronti dei civili da qualsivoglia parte. Contemporaneamente, siamo preoccupati dal fatto che Gaza sia stata definita dallo stato di Israele "un territorio ostile". La decisione di limitare le forniture di carburante e, potenzialmente, quelli di elettricità all'insieme della popolazione rappresenta una forma di punizione collettiva, una violazione diretta del diritto umanitario internazionale.
Inoltre sono assolutamente inadeguate le forniture umanitarie che entrano nella striscia di Gaza, incluse le attrezzature cruciali per la manutenzione delle infrastrutture per la sanità pubblica, come quelle per l'approvvigionamento idrico e la rete fognaria. Alcuni programmi essenziali in campo sanitario sono stati congelati e il settore agricolo di Gaza è stato danneggiato, ad esempio i progetti in corso a beneficio dei piccoli agricoltori non possono essere portati avanti poiché non viene concesso l'ingresso nella Striscia di sementi e attrezzature per l'irrigazione.
La chiusura del passaggio di Karmi, quello più importante per l'ingresso delle merci a Gaza, ha provocato il crollo del commercio, settore che dà lavoro al 54% degli occupati. Le restrizioni in atto hanno portato alla sospensione del lavoro del 90% delle industrie di Gaza che impiegano 35.000 lavoratori, le cui fonti di sostentamento sono oggi a rischio. L'incidenza della disoccupazione a Gaza è già del 35% e se questi lavoratori perderanno il loro impiego, più di duecento mila familiari che da loro dipendono ne soffriranno le conseguenze.
* In queste circostanze, rivolgiamo un appello pressante a tutte le parti responsabili di questa situazione, ivi incluso lo Stato di Israele che rimane la potenza occupante e che esercita un "controllo effettivo" su Gaza, affinché si astengano dal prendere misure che puniscono la popolazione in modo collettivo. I civili non devono mai essere puniti per atti che non hanno compiuto personalmente.
* Gaza deve rimanere aperta al movimento delle persone e delle merci, in particolare quelle necessarie al benessere economico, sanitario e sociale. Tutte le parti in causa hanno l'obbligo di garantire un accesso umanitario sicuro e non soggetto a limitazioni.
* Al fine di proteggere la popolazione civile di Gaza, chiediamo che tutte le parti interessate, comprese quelle non statali, diano sempre la priorità ai negoziati piuttosto che ricorrere a sanzioni o all'uso della forza.
* Lanciamo un appello alla comunità dei donatori e alle Nazioni Unite perché esercitino la loro influenza affinché venga permesso l'ingresso a Gaza del personale delle Organizzazioni non governative e del materiale e delle attrezzature necessarie per attuare progetti umanitari e di sviluppo.
Firmatari dell'appello AIDA:
1. American Friends Service Committee
2. Asociación para la Cooperación con el Sur - Las Segovias (ACSUR)
3. Campaign for the Children of Palestine
4. Catholic Relief Services
5. Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (CISP)
6. Cooperazione Internazionale (COOPI)
7. Cooperazione Internazionale Sud-Sud (CISS)
8. Defense for Children International - Palestine Section
9. Diakonia
10. Gruppo di Volontariato Civile (GVC)
11. Handicap International
12. Italian Consortium of Solidarity (ICS)
13. Japan International Volunteer Center
14. MDM Medecins Du Monde
15. Medical Aid for Palestine - UK
16. Medico International
17. Mercy Corps
18. Mundubat
19. Norwegian Church Aid
20. Norwegian Refugee Council
21. Oxfam International
22. The Palestine Solidarity Association of Sweden
23. Premiere Urgence
24. Solidaridad Internacional
25. The Swedish Organization for Individual Relief
26. Terre des Hommes Italia
27. Unity and Cooperation for the Development of the Peoples (UCODEP)
28. Welfare Association
29. World Vision Jerusalem
Rossella Panuzzo
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