La riforma del Terzo settore ha richiamato in causa il tema del valore considerato (giustamente) l’elemento distintivo non solo del fare impresa sociale, ma anche del fare impresa for profit con dichiarata e valutabile finalità-sensibilità sociale (società benefit).

Tenendo per buona la distinzione tra valore economico e valore sociale (che forse va rivista) gli ETS sono chiamati a rendere trasparente, valutabile e comunicabile l’impatto sociale del proprio operato.  

Riportare in primo piano il bilancio sociale (come strumento principale di rendicontazione sociale) credo che possa essere una buona opportunità per il terzo settore e uno ulteriore stimolo per iniziare a misurare e valutare sul serio l’impatto sociale del suo operato. Anche per essere sinceri con l’emergere di modelli di business for profit molto attenti ai temi sociali, il Terzo settore ha perso da un po’ di tempo il “monopolio” del storytelling della sensibilità sociale.

Forse c’è una spiegazione !!!

 

Vediamo qualche esempio insieme

https://www.youtube.com/watch?v=rFIjjw6rvjc
E’ un messaggio di comunicazione sociale? No, è un messaggio commerciale di una nota compagnia di telecomunicazioni.  
“Il nostro prossimo obiettivo sarà quello di sviluppare l’infrastruttura sociale per la nostra comunità – per sostenerci, per tenerci al sicuro, per informarci, per l’impegno civico e per l’inclusione …. “, è la missione di una cooperativa sociale? No, è tratto dal manifesto di Mark Zuckerberg, il noto ideatore e padrone Facebook.

“Essere una forza portante della rigenerazione del pianeta attraverso la messa in opera delle tecnologie  ambientali più avanzate,  ….”, é la mission di associazione ambientalista? No, è tratto dalla Global Vision 2010 della Toyota. 

Insomma la sostenibilità e la responsabilità cominciano ad essere fattori competitivi anche per le imprese che decidono a seguire il percorso di crescita di Kyosei (che risale agli anni 70).


(Kaku R., The Path of Kyosei, Harvard Business Review, July-August 1977).

Ben vengano quindi attenzioni, sensibilità e finalità sociali espresse da parte delle aziende for profit ma a questo punto il valore sociale del terzo settore se è maggiore o se è diverso necessita di essere comunicato con più e forza e non può esprimersi solo attraverso l’impiego diverso delle risorse economiche (capitale).  Ecco perché la rendicontazione sociale (nelle sue varie forme e mutazioni, CSR, bilancio sociale, bilancio di missione, carta di valori, ecc) può essere un’opportunità a patto che si vorrà andare oltre il modello che sta preparando il Ministero del lavoro e delle politiche sociali che io temo sarà di stampo ragionieristico dove la preoccupazione principale sarà dimostrare che non ci siano state irregolarità nella gestione delle risorse. Se così sarà il bilancio sociale finirà per essere un ulteriore adempimento burocratico che peserà sull’operatività degli enti ma dall’altra parte genererà un business per gli addetti ai lavori.

La rendicontazione sociale per essere veramente tale deve andare oltre e aggiungere alle attuali pratiche e modellizzazioni due ulteriori direzioni:

  • iniziare una riflessione sui modelli di governance in atto e su quanto essi siano improntati sulla qualità e sul miglioramento continuo che conduce ad una continua revisione dei servizi offerti, dei processi organizzativi e dei rapporti con gli stakeholder in relazione all’evolversi del contesto socio-economico;
  • collegare realmente però la rendicontazione non solo ad aspetti quantitativi di natura economico-gestionale, ma anche a quelli qualitativi-valoriali ci porta a inserirla all'interno del processo di sviluppo della cultura di governance organizzativa, delle capacità di gestire le relazioni con gli interlocutori (stake o asset holders,) della crescita professionale degli operatori e del know how specifico a rilevare l’impatto sociale. 

Per gli enti del Terzo settore, la logica cibernetica, basata sulla verifica dei risultati rispetto a standard pre-stabiliti, risulta poco adatta in quanto pone l’accento sull’inseguimento di obiettivi definiti in maniera meccanica. Nel nostro caso, invece, l’attenzione va posta al processo di generazione degli obiettivi attraverso l’innesco di meccanismi di auto-regolazione mediante regole di interazione tra i diversi sottosistemi del sistema impresa. La rendicontazione diventa quindi un’occasione per gestire la complessità della struttura attraverso la comunicazione, la flessibilità e l’apprendimento in una prospettiva di organizzazione evolutiva. 

La Winter School del 2021 rappresenta un’ottima occasione per riflettere sul tema della comunicazione del valore generato e del come si intreccia con altri temi altrettanto attuali come quelli del cambiamento e dell’innovazione e per venire a conoscenza di qualche pratica di successo. 

 

"Generare e condividere valore per il futuro. Gli enti del Terzo Settore nel cambiamento delle comunità di riferimento" è il titolo della terza edizione della Winter school di ConfiniOnline

Scarica QUI la Brochure completa

Interventi:

Claudia Fiaschi, portavoce del Forum nazionale del Terzo settore e vicepresidente nazionale di Confcooperative
Alessandro Garofalo
, esperto di processi innovativi e creativi IdeeAssociate
Elena Bottasso
, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo
Giovanna Paladino
, Fondo Beneficenza di Intesa San Paolo
Gian Paolo Barbetta
, Fondazione Cariplo
Lorenzo Biagi
, Istituto Universitario Salesiani Venezia esperto di Terzo settore
Simone Giarratana
, esperto in Strategie Digital e Social per gli Enti del Terzo Settore, CEO Kudu
Massimiano Bucchi
, docente Università di Trento


Se desideri partecipare o semplicemente ricevere maggiori informazioni, non esitare a scriverci all'indirizzo manuela.gualdi@confinionline.it o a chiamarci al numero 0461 036690.

 

Le iscrizioni alla Winter School sono aperte: qui la pagina dedicata all'iscrizione. Tutti i dettagli sulla prossima edizione, la terza, della Winter School, la scuola del Non Profit Italiano, li trovate nella sezione sul nostro portale.

 

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