di Emanuela Salvatori
Molti paesi in via di sviluppo ricevono enormi quantità di denaro dalle compagnie petrolifere e del gas, a fronte della concessione del diritto di estrarre il greggio e il gas. Tuttavia questi consistenti introiti anziché contribuire al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni di quei paesi, hanno spesso foraggiato guerre e corruzione, indebolito lo sviluppo economico e accresciuto la povertà. I bambini sono i più esposti al devastante impatto delle guerre e alla cronica mancanza di investimenti in salute ed educazione.
Nei giorni scorsi a Londra si è tenuto il meeting dell' Extractive Industries Trasparency Initiative (EITI): rappresentanti delle maggiori compagnie petrolifere e dei governi discuteranno su come accrescere la trasparenza e quindi la rendicontabilità delle enormi rendite legate all'estrazione del greggio e del gas.
In concomitanza con questo appuntamento Save the Children ha presentato "Beyond the Rhetoric. Measuring revenue trasparency in the oil and gas industries", un ampio dossier che, aldilà delle tante dichiarazioni di buona volontà, analizza i fatti: ovvero il livello di trasparenza delle principali compagnie petrolifere e del gas mondiali nel rendicontare i flussi di denaro verso i paesi in cui operano e il livello dei controlli che i governi di riferimento delle compagnie esercitano su di esse.
Utilizzando il "Misuratore di Trasparenza", un sistema di valutazione messo a punto con esperti indipendenti, Save the Children ha sottoposto a verifica 25 società petrolifere e di estrazione del gas e 10 governi a cui quelle compagnie fanno riferimento.
Le conclusioni non sono incoraggianti: pochissime sono le società che dichiarano quanti soldi danno ai paesi "ospiti", a fronte del diritto di estrazione del petrolio e del gas.
Fra i governi presi in esame invece, solo quello canadese pone alle aziende petrolifere che ricadono sotto la sua giurisdizione dei precisi vincoli di rendicontazione dei propri bilanci. Non a caso la compagnia petrolifera canadese Talisman è in testa alla classifica per livello di trasparenza.
Il 2005 è un anno chiave nella lotta alla povertà e generale deve essere l'impegno per la rimozione delle cause del sottosviluppo nel mondo. Un impegno a cui non possono sottrarsi le compagnie internazionali che operano e fanno profitti nei paesi poveri. La volontaria iniziativa di alcune di esse di rendere più trasparenti le proprie rendite è un fatto sicuramente positivo ma la strada maestra è la creazione di regole comuni e generali, approvate e imposte dai governi di appartenenza delle compagnie stesse. "Beyond the Rhetoric": dati e conclusioni
- Il comportamento delle aziende: l'italiana Eni Spa al 15° posto per trasparenza
Le 25 compagnie petrolifere e del gas prese in esame dal dossier sono: Talisman, Transatlantic, Shell, Chevron Texaco, Nexen Inc., BP, Statoil, Exxon Mobil, Unocal, Paladin Resources, Lion Energy, Norsk Hydro, Amerada Hess, Conoco Phillips, Eni SpA, Devon Energy, Santos Ltd., Woodside Petroleum, Repsol YPF, Premier Oil, Total, CNPC, Lukoil, Petro China and Petronas. 6 i paesi teatro delle loro operazioni e attività: Angola, Azerbaijan, Timor Est, Indonesia, Nigeria, Venezuela. 3 i parametri di valutazione adottati: a) la trasparenza nella rendicontazione dei soldi dati ai paesi "ospiti" per i diritti estrattivi; b) la disponibilità a rendere accessibili le informazioni sui bilanci; c) l'adozione di misure anti-corruzione e di pubblica denuncia
Il risultato finale, ovvero il livello generale di trasparenza, è basso: 23 compagnie su 25 si attestano al 30%. L'italiana Eni Spa è quindicesima in graduatoria con un valore poco aldisotto del 20%. Per quanto riguarda il parametro a), il livello è ancora più basso: 15 delle 25 compagnie (compresa l'Eni), registrano 0%. Quasi tutte le società sono invece aldisotto del 40% per quanto riguarda il parametro c).
In coda alla classifica generale la cinese PetroChina e la malaysiana Petronas, entrambe al 3%. In testa invece le canadesi Talisman Energy (69%) e Transatlantic Petroleum (44%). Il buon risultato di queste due compagnie si deve non solo alla individuale volontà di rendere note le cifre delle tasse, bonus e diritti pagati ai paesi in cui sono operative ma anche alla legge canadese in materia.
- L'azione dei governi: scarsi i controlli e i vincoli
Il Canada è infatti l'unico dei governi che ha posto alle compagnie sotto la propria giurisdizione vincoli di rendicontazione paese per paese. Gli altri governi presi in esame dalla ricerca - Australia, Francia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Russia, Sudafrica, Gran Bretagna, Stati Uniti - non esigono al momento dalle rispettive compagnie il resoconto sulla quantità di petrolio o gas che spetta ai paesi "ospiti". 9 governi su 10 non chiedono conto dei pagamenti dei diritti di estrazione. Molti governi esigono dichiarazioni delle imposte pagate ma non paese per paese bensì per più ampi segmenti territoriali e aree geografiche.
Il Rapporto "Beyond the Rhetoric" è disponibile in forma integrale (in inglese) all'indirizzo:
http://www.savethechildren.org.uk
Save The Children, 21 marzo 2005