Evento di punta dell’associazione Dolomiti Open, Brenta Open, in
cordata, accompagna scalatori con disabilità alla conquista di alcune
tra le più belle cime delle Dolomiti. Elmi (guida): “In montagna non
contano le abilità, ma la forza di volontà”.
TRENTO – C’erano Nicolle Boroni, alpinista a cui è stata amputata una
mano; Michele Maggioni, guida alpina milanese a cui è stato amputato un
piede dopo un incidente stradale; Gianluigi Rosa, atleta paralimpico di
sledge hockey al quale è stata amputata una gamba dopo un incidente
motociclistico; Kevin Ferrari, alpinista, anche lui senza una gamba dopo
un incidente in una gara di enduro. Quattro alpinisti con disabilità
che, la scorsa domenica, hanno raggiunto in cordata dal rifugio Pedrotti
il Croz del Rifugio e lo spallone della Brenta Bassa. Sono loro i
protagonisti della sesta edizione di Brenta Open, evento di punta
dell’associazione Dolomiti Open, fondata nel 2015 dalla guida alpina
Simone Elmi, professionista specializzato per l’accompagnamento di
persone con una disabilità fisica o psichica. L’obiettivo è dimostrare
che non è possibile stabilire a priori da chi è accessibile o meno un
percorso, perché ci sono persone con disabilità che, magari affidandosi a
tecniche non convenzionali, scalano montagne molto difficili e persone
non-disabili che faticano ad affrontare percorsi ritenuti semplici.
“L’accesso alle montagne, indipendentemente dal livello di abilità e
stato psicofisico, è una conquista eccezionale – spiega Elmi –.
L’ambiente naturale è infatti quello dove, più che le barriere
architettoniche, entrano in gioco quelle legate alla forza morale, al
carattere e alle qualità umane che spesso sono direttamente legate alle
difficoltà affrontate nella vita. Un bene come le Dolomiti, riconosciuto
patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 2009, è tale solo se diventa
fruibile da tutti: questo è il messaggio sociale che stiamo dando a
questo progetto. Sta proprio in queste parole il senso della nostra
iniziativa: un’occasione per salire quelle montagne tutti insieme, con
il ricordo di chi ci ha preceduto, immersi nella bellezza della natura e
della musica”. Già, la musica. Perché all’avventura hanno partecipato
anche un violoncello, una tromba e un sax soprano, portati a spalle per
tutto il percorso dagli stessi musicisti. Il violoncello di Giovanni
Caprioli era al rifugio, la tromba di Michele Pavesi era sul Croz, il
sax soprano di Michele Selva sulla Brenta. Una triangolazione che ha
lasciato gli spettatori a bocca aperta, con il vento a decidere il
volume delle note: dall’Inno alla Gioia di Beethoven al Gabriel’s Oboe
in omaggio al Maestro Morricone, passando per Bach.
Con i 4 alpinisti amputati, oltre naturalmente a Elmi e ad alcune guide
normodotate, anche Alberto Benchimol, presidente della fondazione per lo
sport bolognese Sportfund (sia Elmi sia Benchimol sono tra i fondatori
di Sportfund) che da oltre 35 anni avvicina le persone con disabilità
allo sport. “Di solito a Brenta Open partecipano anche i ragazzi con una
disabilità psichicaseguiti dalla coop Cadiai e dall’Azienda Usl di
Bologna – spiega Benchimol –. Ci piace possano sperimentare
l’arrampicata in una situazione diversa da quelle montagne
dell’Appennino. Purtroppo per quest’anno, complice l’emergenza
sanitaria, abbiamo dovuto rinunciare a questa possibilità”. I primi 5
anni (2015-2019) di “Brenta Open: la storia di pochi diventa la
conquista di molti” sono stati raccolti e raccontati in un libro
fotografico che sarà presentato a Molveno il prossimo 13 agosto; mentre
il 20 agosto, sempre a Molveno, sarà presentato il film “Dolomiti Open:
il racconto della salita”. Dal 27 agosto al 2 settembre libro e film
saranno anche ospiti del Trento Film Festival.
Superabile - INAIL