CALABRIA, PIANA DI GIOIA TAURO, SMANTELLAMENTO TENDOPOLI SAN FERDINANDO
EMERGENCY, presente nella Piana dal 2011: “per ora nessuna alternativa
abitativa per gli abitanti, necessaria soluzione non emergenziale per la
salute e la sicurezza di tutti”
Si avvicina la data di scadenza prevista per lo smantellamento della
tendopoli di San Ferdinando (RC), nella Piana di Gioia Tauro in
Calabria, unica sistemazione per centinaia di braccianti agricoli che
lavorano nella zona e rischiano di trovarsi senza dimora a partire dal
15 agosto. Per questa data è prevista, infatti, la chiusura definitiva
del campo, annunciata dal sindaco del Comune – in accordo con la
Prefettura e la Questura di Reggio Calabria – con un avviso ai residenti
della tendopoli invitati a “individuare una nuova e diversa soluzione
abitativa”. La data coincide con il termine dell’incarico della gestione
della tendopoli affidato alla cooperativa Borrello che ha già iniziato
la rimozione delle tende e l’eliminazione dei servizi all’interno
dell’accampamento dei migranti.
“In questi anni abbiamo sempre sostenuto il superamento della soluzione
abitativa della tendopoli di San Ferdinando e, più in generale degli
insediamenti informali, ma siamo anche convinti che questo passaggio
possa avvenire correttamente solo in presenza di un piano alternativo
concreto – dichiara Mauro Destefano, Coordinatore del Progetto di
EMERGENCY di Polistena –. Secondo le informazioni che abbiamo in questo
momento, il termine di affidamento non sarà rinnovato, né abbiamo
notizie di un piano di ricollocamento. A oggi, c’è ancora profonda
incertezza sul futuro dell’insediamento e dei suoi abitanti”.
Così EMERGENCY denuncia la condizione dei migranti della Piana di Gioia
Tauro, dove l’associazione è presente dal 2011 con un ambulatorio che
offre gratuitamente servizi di medicina di base, assistenza psicologica,
educazione sanitaria e orientamento socio-sanitario per facilitare
l’accesso al Sistema sanitario a chi ne ha bisogno. A oggi, qui ha
effettuato 39.380 prestazioni, di cui molte ai braccianti agricoli che
soffrono di dolori muscolo-scheletrici, dermatiti e patologie
gastrointestinali, patologie dovute alle difficili condizioni di vita e
di lavoro.
“Siamo molto preoccupati per i nostri pazienti più vulnerabili dal punto
di vista fisico e psicologico, che potrebbero trovarsi in una
situazione di ulteriore estrema difficoltà. Questo disagio abitativo ha
chiaramente ricadute sullo stato di salute individuale e collettivo dei
braccianti, a maggior ragione sullo sfondo di una pandemia ancora in
corso – prosegue Destefano–. Una situazione alloggiativa di emergenza
(tendopoli, insediamenti informali, casolari…) non può garantire le
condizioni igienico-sanitarie più basilari, già normalmente fondamentali
per ogni essere umano ed è per questo che vanno garantite delle
soluzioni strutturali, non emergenziali, che promuovano l’inserimento e
l’autonomia delle persone sul territorio, oltre al mantenimento dello
stato di salute.”