Coronavirus: Save the Children, senza istruzione un’intera generazione
di bambini consegnata alla povertà. Almeno 9,7 milioni di bambini
rischiano di lasciare per sempre la scuola entro la fine dell’anno.
Secondo alcune stime, contenute nel nuovo report globale “Save our
education” diffuso oggi dall’Organizzazione, si rischia di perdere fino a
192 miliardi di dollari per l’istruzione entro la fine del 2021 per gli
effetti della recessione.
Per la prima volta nella storia dell’umanità un’intera generazione di
bambini a livello globale ha dovuto interrompere la propria istruzione:
la chiusura delle scuole per contenere la diffusione del Coronavirus
nella fase più acuta dell’emergenza ha lasciato 1,6 miliardi di bambini e
adolescenti fuori dalla scuola - circa il 90% dell’intera popolazione
studentesca. Ad oggi sono 1,2 miliardi gli studenti colpiti dalla
chiusura delle scuole, prima dell’emergenza erano molto meno di un
quarto, 258 milioni2. I profondi tagli al budget per l'istruzione e la
crescente povertà causati dalla pandemia di COVID-19 potrebbero
costringere almeno 9,7 milioni di bambini a lasciare la scuola per
sempre entro la fine di quest'anno, mentre milioni di altri bambini
avranno gravi ritardi nell'apprendimento. Il cammino per garantire entro
il 2030 a tutti i bambini di poter andare a scuola era già a rischio, e
non aveva registrato significativi progressi, ma l’emergenza Covid-19
rischia di consegnare a una generazione di bambini un futuro fatto solo
di povertà.
Questa la drammatica denuncia contenuta nel nuovo rapporto globale di
Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni
lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, dal
titolo “Save our education- Salvate la nostra educazione” diffuso oggi,
con il quale si chiede ai governi e ai donatori della comunità
internazionale di rispondere a questa emergenza educativa globale
investendo urgentemente nell'istruzione.
Prima dello scoppio dell’emergenza, 258 milioni di bambini e adolescenti
erano già fuori dalla scuola. Nel rapporto di Save the Children si
analizza, attraverso un indice di vulnerabilità, il rischio che corrono i
bambini in molti paesi a medio e basso reddito di non tornare a scuola
dopo la chiusura a causa del Covid-19. L’indice prende in considerazione
in particolare tre parametri: il tasso di abbandono scolastico
precedente all’emergenza, le diseguaglianze di genere e di reddito tra i
bambini che lasciavano la scuola e il numero di anni di frequenza
scolastica. L’analisi di questo indice mette in evidenza come in 12
paesi - Niger, Mali, Chad, Liberia, Afghanistan, Guinea, Mauritania,
Yemen, Nigeria, Pakistan, Senegal e Costa d’Avorio – il rischio di
incremento di abbandono scolastico sia estremamente elevato. In altri 28
paesi il rischio è comunque elevato o moderato. Un pericolo che è
ancora più concreto per le ragazze rispetto ai ragazzi, molte delle
quali potrebbero essere costrette al matrimonio precoce. Anche rispetto
al rischio di abbandonare la scuola per entrare nel mercato del lavoro a
causa della recessione innescata dalla pandemia che aggrava la
condizione delle famiglie, le bambine sono molto più esposte. Sono
infatti 9 milioni le bambine in età di scuola primaria che rischiano di
non mettere mai piede in una classe, a fronte di 3 milioni di bambini.
Il rapporto analizza inoltre gli effetti devastanti che l'epidemia
COVID-19 potrebbe avere sull'educazione, a causa anche dello spostamento
delle risorse di bilancio che i governi potrebbero dedicare alla
risposta all’emergenza piuttosto che all’investimento sull’istruzione.
Prendendo in considerazione una serie di scenari economici in
conseguenza della recessione causata dall’emergenza Covid-19 e il loro
possibile impatto sul Pil dei paesi a medio e basso reddito, è stata
stimata la capacità di questi paesi di mantenere gli investimenti
previsti sull’istruzione. Nello scenario peggiore, in cui i governi
dovessero essere costretti a drenare il 10% delle risorse ora destinate
all’istruzione per coprire altre spese legate alla risposta
all’emergenza, verrebbero a mancare 192 miliardi di dollari entro la
fine del 2021 per l’istruzione nei paesi a basso reddito.
“Circa 10 milioni di bambini potrebbero non tornare mai a scuola: si
tratta di un'emergenza educativa senza precedenti. Proprio per questo i
governi devono investire urgentemente nell'apprendimento, mentre al
contrario siamo a rischio di impareggiabili tagli di bilancio, che
vedranno esplodere le disparità esistenti tra ricchi e poveri e tra
ragazzi e ragazze. Sappiamo che i bambini più poveri ed emarginati che
erano già i più a rischio hanno il danno maggiore, senza accesso
all'apprendimento a distanza o qualsiasi altro tipo di istruzione, per
metà dell’anno accademico”, ha dichiarato Inger Ashing, CEO di Save the
Children.
Sono nell’africa Sub-Sahariana, ad esempio, a causa della pandemia, dai
22 ai 33 milioni di bambini potrebbero aggiungersi a coloro che vivono
sotto la soglia di povertà, vivendo con meno di 1,90 dollari al giorno.
Nonostante gli sforzi dei governi e delle organizzazioni, circa 500
milioni di bambini non hanno avuto accesso all'apprendimento a distanza e
molti dei bambini più poveri e vulnerabili potrebbero non avere
genitori alfabetizzati che possano aiutarli. Avendo perso mesi di
apprendimento, molti faranno fatica a recuperare la perdita di
competenze o il mancato apprendimento, aumentando la probabilità di
abbandono.
La chiusura delle scuole – sottolinea l’Organizzazione – va ben oltre la
perdita dell'istruzione per molti bambini: li ha lasciati lontani da
quei luoghi sicuri dove potevano giocare con gli amici, mangiare e
accedere ai servizi sanitari, compresi quelli per la salute mentale.
Sono infatti molto spesso proprio gli insegnanti ad essere in prima
linea e a proteggere i bambini che potrebbero subire abusi a casa. Con
la chiusura delle scuole, queste misure di protezione sono venute meno.
Basti pensare che 352 milioni di bambini in tutto il mondo (il 47% dei
quali sono ragazze) non stanno avendo la possibilità di accedere ai
pasti garantiti dalla scuola.
La riduzione degli investimenti nell’educazione, oltre all'epidemia di
COVID-19, potrebbe essere un duro colpo per milioni di bambini. Tenendo
conto delle ultime proiezioni di crescita economica da giugno 2020, la
stima di Save the Children prevede che senza un'azione urgente per
proteggere le famiglie, il numero di bambini che vivono in famiglie
povere potrebbe salire tra 90 e 117 milioni nel 2020, con una stima
media di 105 milioni. Questo aumento della povertà avrebbe come
conseguenza quella di veder crescere tra i 7 e 9,7 milioni il numero dei
bambini che abbandonano la scuola. In molti dei 12 principali paesi a
rischio elevato analizzati dall'indice del rapporto, vi erano già alti
tassi di abbandono scolastico e una netta divisione nella frequenza
scolastica derivata dalle diseguaglianze economiche e di genere. Fattori
di esclusione che rischiano di essere esacerbati a causa delle
conseguenze della pandemia: sono proprio i bambini più poveri, infatti, a
correre di più il rischio di essere costretti al lavoro minorile. La
violenza di genere, il matrimonio e le gravidanze precoci sono fenomeni
che aumentano quando le ragazze sono costrette a rimanere fuori dalla
scuola. Secondo le stime dell’UNFPA a causa della pandemia, 2 milioni di
ragazze in più in tutto il mondo potrebbero essere vittima delle
mutilazioni genitali nel prossimo decennio, interrompendo gli sforzi
globali per porre fine a questa pratica.
La questione delle risorse a disposizione da investire in istruzione è
fondamentale, soprattutto in un momento di rischio di recessione. I
rimborsi del debito occupano ancora una parte considerevole di entrate
che i paesi in via di sviluppo devono ai governi creditori. Anche prima
della crisi COVID-19, 34 paesi a basso reddito su 73 erano schiacciati
da questa spesa e il rischio è che questo scenario possa peggiorare nel
momento in cui la recessione provocherà una significativa riduzione
delle entrate. Si tratta invece di denaro che potrebbe essere utilizzato
per rispondere e contrastare la crisi sanitaria ed economica, non
andando dunque ad intaccare gli investimenti in educazione per coprire
altre voci di bilancio.
“Se permettiamo che questa crisi educativa si aggravi, le conseguenze
sul futuro dei bambini saranno gravissime. La promessa che il mondo ha
fatto di garantire a tutti i bambini l'accesso a un'istruzione di
qualità entro il 2030, sarà irrealizzabile per molti anni. Per questo
chiediamo che i governi mettano gli interessi dei bambini davanti alle
pretese dei loro creditori. Tutti i bambini hanno il diritto di
imparare, sviluppare e costruire un futuro migliore di quello che i loro
genitori avrebbero potuto avere: che vivano in un campo profughi in
Siria, in una zona di conflitto nello Yemen, in una zona urbana
sovraffollata o in un remoto villaggio rurale, l’istruzione è la base
per dare loro la possibilità di migliorare e non possiamo permettere che
il COVID-19 tolga loro questa opportunità”, continua Inger Ashing.
In molti paesi, Save the Children ha fornito materiali di apprendimento a
distanza come libri e kit di apprendimento a casa per supportare gli
studenti durante il blocco, lavorando a stretto contatto con governi e
insegnanti per fornire lezioni e supporto tramite radio, televisione,
telefono, social media e app di messaggistica. Save the Children esorta i
governi e i donatori a garantire che i bambini fuori dalla scuola
abbiano accesso all'apprendimento a distanza e ai servizi di protezione.
Chi torna a scuola dovrebbe essere in grado di farlo in modo sicuro e
inclusivo, con accesso ai pasti scolastici e ai servizi sanitari. Le
valutazioni di apprendimento e le lezioni di recupero devono essere
adattate in modo che i bambini possano recuperare il loro apprendimento
perduto. Per garantire che ciò accada, Save the Children chiede un
aumento dei finanziamenti per l'istruzione, oltre ai 35 miliardi di
dollari che dovranno essere messi a disposizione dalla Banca mondiale. I
governi nazionali devono dare priorità all'istruzione producendo e
implementando le risposte educative COVID-19 e piani di recupero per
garantire che i bambini più emarginati possano continuare ad apprendere.