Il
2 luglio di 49 anni fa, fortemente voluta da
San Paolo VI,
nasceva Caritas Italiana. In questi decenni ha sempre cercato, in
fedeltà al mandato ricevuto, di essere - come ha sottolineato
papa Francesco
in occasione del 45° - “stimolo e anima perché la comunità tutta cresca
nella carità e sappia trovare strade sempre nuove per farsi vicina ai
più poveri, capace di leggere e affrontare le situazioni che opprimono
milioni di fratelli – in Italia, in Europa, nel mondo”. Un servizio
impegnativo che grazie al fiorire delle 218 Caritas diocesane ha messo
radici sul territorio, dentro le comunità locali.
Durante la
pandemia, di fronte alle sfide drammatiche e nonostante le forti
criticità, Caritas Italiana e tutte le Caritas diocesane
hanno continuato a restare accanto agli ultimi, sia pure in forme spesso nuove e adattate alle necessità contingenti. In questo quadro va segnalata la
seconda rilevazione nazionale condotta dal 3 al 23 giugno.
L’indagine, attraverso un questionario strutturato destinato ai
direttori/responsabili Caritas, ha approfondito vari ambiti: come
cambiano i bisogni, le fragilità e le richieste intercettate nei Centri
d’ascolto e nei servizi Caritas; come mutano gli interventi e le prassi
operative delle Caritas alla luce di quanto sta accadendo; qual è
l'impatto del Covid19 sulla creazione di nuove categorie di poveri; qual
è l'impatto dell'attuale emergenza su volontari e operatori.
I dati raccolti si riferiscono a 169 Caritas diocesane, pari al 77,5% del totale.
Rispetto alla situazione ordinaria nell’attuale fase il
95,9%
delle Caritas partecipanti al monitoraggio segnala un aumento dei
problemi legati alla perdita del lavoro e delle fonti di reddito,
mentre difficoltà nel pagamento di affitto o mutuo, disagio
psicologico-relazionale, difficoltà scolastiche, solitudine,
depressione, rinuncia/rinvio di cure e assistenza sanitaria sono
problemi evidenziati da oltre la metà delle Caritas.
Nel dettaglio
rispetto alle condizioni occupazionali si sono rivolti ai centri Caritas
per lo più disoccupati in cerca di nuova occupazione, persone con
impiego irregolare fermo a causa della pandemia, lavoratori
precari/saltuari che non godono di ammortizzatori sociali, lavoratori
dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria/cassa
integrazione in deroga, lavoratori autonomi/stagionali in attesa del
bonus 600/800 euro, pensionati, inoccupati in cerca di prima
occupazione, persone con impiego irregolare, casalinghe.
Altre
questioni evidenziate sono: problemi burocratici/amministrativi,
difficoltà delle persone in situazione di disabilità/handicap, mancanza
di alloggio in particolare per i senza dimora, diffusione dell'usura e
dell'indebitamento, violenza/maltrattamenti in famiglia, difficoltà a
visitare/mantenere un contatto con parenti/congiunti in carcere,
diffusione del gioco d'azzardo/scommesse.
Fondamentale accanto all’impegno degli operatori è stato
l’apporto di migliaia di volontari tra cui molti giovani
che nella fase acuta della pandemia hanno garantito la prosecuzione dei
servizi sostituendo molti over 65 che in via precauzionale rimanevano a
casa. Tra operatori e volontari sono stati 179 quelli positivi al
Covid-19, di cui 95 ricoverati e 20 purtroppo deceduti. Piccoli segnali
positivi arrivano dal 28,4% delle Caritas che, dopo il forte incremento
dello scorso monitoraggio, con la fine del lockdown hanno registrato un
calo delle domande di aiuto.
Non tutte le Caritas interpellate
hanno quantificato con precisione le persone accompagnate e sostenute da
marzo a maggio, che comunque, dalle risposte parziali pervenute,
risultano quasi 450.000, di cui il 61,6% italiane. Di queste il
34% sono “nuovi poveri”, cioè persone che per la prima volta si sono rivolte alla Caritas.
92.000 famiglie in difficoltà hanno avuto accesso a fondi diocesani,
oltre 3.000 famiglie hanno usufruito di attività di supporto per la
didattica a distanza e lo smart working, 537 piccole imprese hanno
ricevuto un sostegno. Complessivamente - grazie al fiorire di iniziative
di solidarietà e al contributo che la
Conferenza Episcopale Italiana ha messo a disposizione dai fondi dell’otto per mille
che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica - i servizi forniti
sono stati molteplici: dispositivi di protezione individuale/fornitura
igienizzanti, pasti da asporto/consegne a domicilio, servizi di ascolto e
accompagnamento telefonico, acquisto farmaci e prodotti sanitari,
ascolti in presenza su appuntamento, supporto/orientamento rispetto alle
misure messe in atto dalle amministrazioni/governo, assistenza
domiciliare, attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi,
servizi di supporto psicologico, rimodulazione dei servizi per senza
dimora, accompagnamento alla dimensione del lutto, sportelli medici
telefonici, aiuto per lo studio/doposcuola, alloggio per
quarantena/isolamento, presenza in ospedale/Rsa, accoglienza infermieri e
medici.