COVID, vaccino, violenze e il ruolo della scuola nell’intervista al
Global CEO di Amref Health Africa. Da Nairobi - quartier generale della
più grande ONG sanitaria africana – Githinji Gitahi guarda agli aspetti
nascosti della crisi.
Dottor Gitahi, facciamo un punto sui dati che riguardano l’Africa?
L’Africa
non ha ancora raggiunto l’apice dei contagi. Adesso la curva è costante
e i casi aumentano circa del 4% giornaliero. Probabilmente tra fine
luglio e inizio agosto l’Africa conterà circa un milione di casi e
60.000 decessi. Una delle previsioni dell’OMS dichiara che in 12 mesi,
il continente africano potrebbe perdere 150.000 persone a causa del
COVID, e che il numero di casi continuerà ad aumentare almeno fino a
marzo dell’anno prossimo.
Quali le ragioni di questa differenza rispetto ad altri continenti?
La
mobilità urbana e interurbana è una delle principali cause di
diffusione del COVID-19. Le possibilità e le ragioni di spostamento,
nella maggior parte dei Paesi africani, sono limitate, e il virus è
stato quindi circoscritto in molti casi. Inoltre, è stato universalmente
riconosciuto che il
lockdown è il modo più efficace per
preservare la salute delle persone. Infatti, un ulteriore motivo per cui
il continente africano sembra non essere al passo con gli altri
continenti è dovuto all’abilità che molti Paesi hanno avuto nel
rispondere prontamente alla pandemia con un
lockdown parziale o totale.
Quali sono le sue maggiori preoccupazioni rispetto all’attuale crisi sanitaria?
Tutti
i Paesi del mondo, compresi quelli che sembravano “in ritardo” rispetto
all’andamento globale della diffusione del virus, lo vedono avanzare e
raggiungere livelli alti di contagio. Per quanto riguarda l’Africa
questa crisi è stata devastante per i settori sanitari e per le ricadute
che ha avuto sui servizi materno-infantili, sulla continuità dei
servizi per le malattie non trasmissibili, per i pazienti malati di HIV,
per la pianificazione prenatale, postnatale e familiare o i servizi di
sorveglianza e prevenzione nutrizionale, per esempio.
Quali sono le conseguenze economiche della pandemia?
L’80%
dell’economia africana si basa su lavori informali, e moltissime
persone vivono di sussistenza alla giornata. Meno del 20% della
popolazione africana ha un’assicurazione sanitaria. I tamponi e la
permanenza nelle strutture dedicate all’isolamento sono attualmente a
pagamento nella maggior parte dei Paesi. La maggior parte delle piccole e
medie imprese sono gestite da donne, soprattutto le imprese alimentari.
Tale duro colpo avrà un effetto domino anche sui loro diritti e il loro
ruolo – fondamentale – nella società. Le ragazze e i giovani devono
scegliere tra l’acquisto dei preservati o della pillola anticoncezionale
e l’acquisto del cibo, per esempio. Penso che queste siano le
difficoltà nascoste della crisi. Non sono alla luce del sole, però sono
altrettanto importanti.
In che modo il Coronavirus ha influenzato la vita delle donne africane?
Il
COVID-19 ha avuto una grave influenza sulla disuguaglianza e sulla
violenza di genere; fenomeni preesistenti che, tuttavia, hanno subito un
grave aumento. Abusi fisici, sessuali, verbali, emotivi e psicologici,
ma anche privazioni economiche o educative. In questo periodo è
aumentato il numero di bambine e di giovani donne sottoposte alle
mutilazioni genitali femminili (FGM). Inoltre, la chiusura delle scuole –
notoriamente struttura di protezione per le bambine – rappresenta per
loro un ulteriore fattore di rischio.
Quali altri conseguenze ha avuto la chiusura delle scuole sulla vita delle ragazze?
La
nutrizione è un ulteriore problema, preesistente e legato in parte al
sistema scolastico, che ha subito dei peggioramenti a causa del
COVID-19. La scuola, infatti, oltre ad essere una struttura che ha
sempre servito sia uno scopo educativo, sia il ruolo di proteggere i
bambini e le bambine dal lavoro infantile forzato, dalle FGM, e dai
matrimoni e gravidanze precoci, offre ai giovani anche un programma di
nutrizione, ed è fondamentale per ridurre la malnutrizione all’interno
delle comunità. Due ulteriori problemi legati alla chiusura delle scuole
sono l’igiene mestruale e la salute sessuale e riproduttiva.
Solitamente le scuole offrono alle giovani donne assorbenti igienici e
profilattici. Tuttavia, la maggior parte degli istituti scolastici non
ha adattato il sistema di distribuzione di questi beni alla pandemia.
Queste necessità possono indurre la donna ad accedere alla prostituzione
per vedere risposte dirette ai suoi bisogni. Purtroppo, è tutto
collegato, come un effetto domino.
Cosa pensa del fatto che si possa sperimentare il vaccino in Africa?
I
vaccini possono essere testati ovunque, ed è ciò che dovrebbe essere
fatto, dal momento in cui questo virus sta mutando e un potenziale
vaccino potrebbe non avere lo stesso effetto in Europa come in Asia, o
in Africa, o in America. Le comunità africane non hanno capito il perché
di questa ipotesi, e io considero questa notizia un fallimento della
comunicazione mondiale dettata dalla stigmatizzazione. Inoltre, gli
africani devono partecipare – come tutti, ma soprattutto se sono
direttamente coinvolti – alle decisioni. Questo non è successo. Detto
ciò, l’Africa si sottoporrà al vaccino, come dovrebbe fare qualunque
altro Continente, a condizione che il vaccino segua tutte le pratiche e
gli standard etici, di produzione e di partecipazione.
Cosa pensa del movimento Black Lives Matter?
Qualunque
tipo di segregazione, razziale, di genere o religiosa, è inaccettabile.
Ogni singola vita umana ha lo stesso valore e il movimento Black Lives
Matter, in questo momento, è un’ottima lente di ingrandimento che è
riuscita a fare luce sul problema del razzismo su scala mondiale.
Dobbiamo concentrarci su coloro che sono stati vittime di razzismo e di
ingiustizia istituzionalizzata e intrinseca della loro cultura, in cui
sono costretti a sentirsi “ospiti”. Noi supportiamo i neri di tutto il
mondo e ci battiamo affinché i diritti di tutti vengano rispettati e
affinché tutti ricevano lo stesso rispetto.