Conoscono a grandi linee Mafia Capitale ma non l'inchiesta Mondo di
Mezzo, percepiscono la criminalità come quasi prevalentemente straniera
ma non conoscono i clan autoctoni come gli Spada o i Casamonica che di
fatto controllano mezza Roma. I giovani romani hanno una bassa
conoscenza della situazione criminale e mafiosa della propria città,
come basso è il livello di consapevolezza dei rischi connessi, e questo
nonostante tutti gli sforzi educativi compiuti fino ad oggi e al netto
degli innumerevoli progetti sulla legalità, l’antimafia e la
cittadinanza. Ad affermarlo, una ricerca condotta dall’Associazione
daSud, sulla Percezione del fenomeno mafioso in relazione alla droga e
alla sicurezza tra gli studenti della Capitale, che parla di “un quadro
allarmante che conferma la convinzione che anima il nostro lavoro di
questi anni: serve un cambio di paradigma nelle politiche pubbliche,
dall'istruzione ai servizi, dagli investimenti sulle periferie alla
cultura su cui, oggi, torniamo a chiedere una presa di posizione chiara e
scelte conseguenti”. Pubblicato con la collaborazione dell’istituto di
ricerca IRIAD, nell’ambito di “MaiDireMafia”, la campagna per la
costruzione di un’inchiesta partecipata sul potere criminale a Roma, lo
studio è stato condotto negli istituti superiori romani nel periodo
febbraio-aprile 2020 su un campione di quasi 600 giovani tra i 16 e i 18
anni, quindi rappresentativo della popolazione studentesca della città.
Secondo gli autori la ricerca “restituisce una fotografia della
percezione dell’universo esplorato preoccupante”.
I dati parlano chiaro: come già annunciato, per il 54% degli studenti,
la tipologia di organizzazioni criminali più presenti a Roma sono le
mafie straniere. I clan autoctoni sono indicati solo dal 13,5% dal
campione intervistato, il cui 81% afferma di sapere poco o nulla
dell’inchiesta “Mondo di mezzo”: una percentuale che invece si ribalta
se il quesito proposto fa riferimento all’espressione più comune “Mafia
Capitale”. Per quanto concerne la percezione delle mafie in relazione
alla droga, gli studenti che frequentano un istituto
tecnico/professionale e risiedono in periferia hanno una maggiore
consapevolezza del rischio rispetto a chi frequenta un liceo e vive in
zone centrali. In generale l’attività di spaccio di sostanze
stupefacenti è ritenuta meno dannosa di non gestire in maniera corretta
la raccolta differenziata dei rifiuti (72,2% contro 80,3%). In merito
alla percezione delle mafie rispetto alla sicurezza, le infiltrazioni
mafiose sono ritenute allarmanti solo dal 9% degli studenti, mentre a
rappresentare la principale causa di insicurezza nella città di Roma è
il degrado urbano (21,7%).
Secondo l’associazione, le principali concause di questa scarsa
informazione e consapevolezza sono tre: “La ripetuta mancanza di
confronto fra istituzioni, corpo docente e studenti, momento necessario
per la creazione di una relazione educativa proficua; le carenze
strutturali di un sistema scolastico che non ha saputo fornire agli
studenti le conoscenze e gli strumenti necessari per comprendere al
meglio un tema così essenziale; l'altrettanto scarsa conoscenza e
consapevolezza del tema da parte della città e di quel mondo adulto che
neppure dopo recente sentenze ha saputo o voluto accettare e
riconoscere, per avviare azioni di contrasto, la presenza e il ruolo
crescente dei clan a Roma”. E queste nonostante in questi anni daSud
abbia a lungo lavorato con i ragazzi sulle mafie, la droga, il welfare
parallelo dei clan, i giovani, le periferie: un percorso sperimentale di
educazione, supporto alla scuola, socialità e cultura chiamato ÀP,
Accademia Popolare dell’antimafia e dei diritti, sorto all'interno degli
spazi rigenerati di una scuola della periferia sud est di Roma (l'IIS
Enzo Ferrari) dove sono nati una biblioteca, un cinema, un teatro, una
web radio, degli spazi per i laboratori e un'area bimbi al servizio di
una zona della città che ne è sostanzialmente priva e che al contempo è
capace di parlare con la sua progettualità a tutta la città.
Ma evidentemente ancora non basta. Per questo, in concomitanza con il
28° anniversario della strage di Capaci, il mese scorso daSud ha rivolto
una lettera aperta alle istituzioni e alla città per denunciare a
Comune, Regione, MIUR e Governo gli enormi rischi a cui il tessuto
cittadino è esposto e per delineare le opportunità da mettere in campo,
soprattutto “in un contesto di maggiore scarsità di risorse da parte
delle famiglie per via dell’emergenza economica e sociale provocata dal
Coronavirus, di sostanziale fallimento della didattica a distanza per le
fasce più deboli della popolazione, di nuove solitudini”. Il rischio è
infatti che i numeri dell’abbandono scolastico possano tornare a
crescere, a favore della strada più semplice per la sopravvivenza,
ovvero la criminalità. DaSud propone quindi la sottoscrizione di un
nuovo patto sociale tra scuola, istituzioni, terzo settore e mondo della
cultura, per rendere prioritarie: la scuola, tramite “una grande
alleanza educativa strategica con il terzo settore più innovatore, con
il mondo della cultura, con istituzioni territoriali”; l’antimafia in
classe; le periferie, con il recupero e la valorizzazione di spazi
abbandonati, dismessi, inutilizzati perché vengano trasformati in centri
generativi e inclusivi per le persone e le comunità; e infine
l’antimafia popolare: “Chiediamo, innanzitutto a Comune e Regione, ma ci
rivolgiamo anche alle forze sociali, economiche, culturali, di dare
vita a una sorta di Assemblea generale dell'antimafia a Roma: una
riflessione profonda e senza sconti su come la città e la comunità che
la abita stanno cambiando a causa della presenza indisturbata dei clan,
anche alla luce dell'emergenza Covid19” si legge nella lettera. Una
riflessione che si può benissimo allargare anche al di là del contesto
della Capitale.
Fonte: Unimondo
Foto: A. Toro ®