Legambiente presenta
cittàMEZ 2020, il dossier sulla transizione verso
la
Mobilità a Emissioni Zero. Dati e classifica di 104 città per
mobilità, emissioni zero e accessibilità. Obiettivo 100% trasporto
urbano a zero emissioni dal 2030.
In cinque grandi città italiane –
Milano, Napoli, Venezia, Bologna,
Torino e Firenze – più di un terzo degli spostamenti – tra il 34 e il
58% – si compie a piedi, in bici, in tram o bus elettrico, in treno, in
metropolitana o con mezzi elettrici, dal monopattino all’auto, privati o
in condivisione. Una pattuglia di città di medie dimensioni – Ferrara,
Bolzano, Padova, Trento, Bergamo, Ravenna, Pesaro e Brescia – dimostra,
poi, con numeri interessanti, come sia possibile la transizione verso un
futuro senza inquinamento e traffico automobilistico. Questa è la buona
notizia che ci offre Città MEZ, il rapporto di Legambiente sulla
mobilità a emissioni zero, che ha fotografato prima del lockdown i
cambiamenti in corso nei nostri capoluoghi di provincia, attraverso
indicatori che evidenziano le forme di mobilità che non producono
inquinamento.
I dati dimostrano che la mobilità delle persone in città sta cambiando,
con una sempre maggiore propensione a scegliere modalità a “emissioni
zero”. Ad aprile, il comprensibile timore della promiscuità sui mezzi
pubblici ha indotto tante persone a usare l’automobile, alcune la
bicicletta, ma solo nelle città più grandi; nella nuova normalità
post-covid19, le politiche adottate dai Comuni e dal governo saranno
determinanti.
“Con la riapertura autunnale di uffici e scuole – dichiara Edoardo
Zanchini, vicepresidente Legambiente – dobbiamo evitare l’aumento di
congestione e smog, per questo è indispensabile rafforzare spostamenti
ciclabili e intermodalità nelle città italiane. Ossia la migliore
combinazione tra Trasporto pubblico locale e le diverse forme di
sharing, spostamenti sicuri in bici, monopattini e a piedi. Al governo
chiediamo che gli investimenti previsti nei Piani della mobilità
sostenibile (Pums) delle città italiane diventino una priorità del
Recovery plan che l’esecutivo dovrà approvare nei prossimi mesi, per
accelerare nella direzione di città a inquinamento e emissioni zero,
realizzando subito nuove piste ciclabili, aprendo i cantieri di linee
metropolitane e tram, rafforzando l’offerta di sharing mobility a
emissioni zero. È una ricetta che fa bene alle città, all’ambiente e che
aiuta i cittadini”.
Alcune città già puntano con decisione all’elettrificazione dei mezzi
entro il 2030: il TPL di Milano sarà tutto elettrico per quell’anno, nel
centro di Bologna saranno consentiti solo mezzi elettrici, pubblici o
privati. Torino si è lanciata all’inseguimento. In tutta Italia, nel
corso del 2019 le auto elettriche e i mezzi elettrici targati
(ciclomotori) sono passati da 36 a 61 mila, soprattutto immatricolati
nelle città capoluogo. Sono raddoppiati (a marzo 2020 rispetto a gennaio
2019) anche i punti di ricarica pubblici, oggi 13 mila. Le e-bike e i
“personal transporter elettrici” (come i monopattini) in circolazione
nel Paese sono ormai ben oltre il milione (purtroppo, non essendo
targati, non abbiamo i dati cittadini). E anche dopo la crisi che
abbiamo vissuto, pochi pensano di cambiare l’auto ma, tra coloro che
debbono acquistarsi un mezzo nuovo (anche flotte di mezzi condivisi), i
mezzi elettrici continuano a crescere nelle vendite: auto elettriche,
scooter, ma soprattutto ebike e monopattini, ulteriormente incentivati
dall’ecobonus mentre fino a 2 anni fa erano osteggiati e talvolta
multati, una vittoria politica per Legambiente: 200 mila mezzi venduti
nel solo mese di maggio!
Se adesso ci muoviamo ancora poco, a settembre le città dovranno farsi
trovare pronte a ripartire multimodali e sostenibili. Si deve agire
subito: meno spazio stradale per le auto (sosta e careggiate) e più
corsie preferenziali per mezzi pubblici e percorsi ciclabili aperti
anche a mezzi di micromobilità, 30 all’ora, stazioni e fermate di
interscambio tra mezzi pubblici e sharing mobility, acquistare bus
elettrici e veicoli di servizio elettrici (consegne, raccolta rifiuti,
pulizia urbana…). Mezzi pubblici elettrici, ma soprattutto ammodernati,
puliti, efficienti, adatti all’intermodalità (bici+treno,
bus+monopattino), e stazioni e fermate che diventano centro di
interscambio, di noleggio, di servizi di sharing mobility. Costruire
localmente un nuovo welfare che comprende anche mobilità dei singoli,
nelle comunità, con le stesse scuole, le università, le aziende, gli
enti pubblici, le comunità (quartieri, condomini) che diventano luoghi
dove si organizza la mobilità ambientalmente e socialmente sostenibile. A
zero emissioni.
“La MEZ, mobilità emissioni zero – spiega Andrea Poggio, responsabile
mobilità di Legambiente – non è solo né tanto auto elettrica, ma
spostamenti e viaggi che si avvalgono di tanti mezzi e servizi di
mobilità sostenibile: piedi, bici, micromobilità elettrica, auto
elettrica, in sharing o di proprietà, bus elettrici, tram, treni, metro,
ascensori, scale mobili, funivie, cremagliere. Il mezzo o il servizio
di mobilità più utile, comodo, efficiente, economico disponibile: purché
a emissioni (inquinanti e CO2) basse o nulle. Tra le città, l’alta
posizione in classifica, nel dossier di Legambiente, non si conquista
con singole politiche settoriali: non basta una forte spinta alla
ciclopedonalità o una attenzione prioritaria al trasporto pubblico o
alla sharing mobility, per cambiare la mobilità si devono integrare e
innovare tutte queste modalità in modo da offrire diverse possibilità di
scelta ai cittadini. Questi mesi hanno tagliato redditi, ridotto la
mobilità, esacerbato le differenze. Non si può chiedere alle famiglie
impoverite dalla crisi di comprarsi un’auto nuova, ma gli si deve
offrire un’alternativa sostenibile, integrata e efficiente per muoversi
nelle città rilanciare l’economia e ridurre le disuguaglianze.”