Avrebbe dovuto essere l’anno dedicato dall’Onu a celebrare la biodiversità. Oggi invece viviamo una delle più tristi primavere, senza che i bambini possano godere della fioritura degli alberi.
“Ma la pandemia non è una catastrofe naturale casuale – scrive Paolo Cacciari – È la conseguenza del progressivo processo di degradazione della fisiologia del pianeta Terra dove ogni componente, organica e inorganica, dai microorganismi agli esseri umani, concorrono a formare un unico sistema complesso che mantiene le condizioni di vita sul pianeta… Come da tutte le crisi si può uscire facendone tesoro e imparando a individuare e comprendere i motivi che l’hanno scatenata”
Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ci conferma questa visione nella pagina dedicata alla ricorrenza -2020: il “Super Anno” per l’Ambiente e la Biodiversità- segnalandoci che “la maggior parte dei Governi del mondo è ormai concorde sul fatto che, nonostante numerose azioni positive svolte da diversi Paesi, la maggior parte degli obiettivi del Piano Strategico per la Biodiversità 2011-2020 (gli “obiettivi di Aichi”) non sarà raggiunto entro il 2020 e che il Pianeta stia per affrontare una crisi ambientale senza precedenti, con un numero elevatissimo di specie sull'orlo dell'estinzione”.
L’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea per l’ambiente, -L’ambiente in Europa: Stato e prospettive nel 2020- ci segnala che: “La Terra sta vivendo una perdita eccezionalmente rapida della biodiversità e le specie a rischio di estinzione sono di più ora che in tutta la storia dell’umanità. Infatti, è dimostrato che stiamo assistendo alla sesta estinzione di massa”. La quinta è avvenuta circa 65 milioni di anni, comportò la scomparsa dei dinosauri e fu causata da un meteorite. Oggi l’agente distruttivo è il sistema economico industriale capitalistico: “Lo stesso sviluppo costituisce, tuttavia, la causa di danni diffusi agli ecosistemi. A livello globale, circa il 75 per cento dell’ambiente terrestre e il 40 per cento dell’ambiente marino sono adesso gravemente alterati”. Il rapporto così prosegue: “L’accelerazione dei cambiamenti climatici sarà probabilmente associata a un aumento dei rischi, in particolare per i gruppi vulnerabili”. Tra questi rischi vi sono le pandemie.
Sono ad oggi evidenti le relazioni tra degradazione ambientale e diffusione delle malattie. La più grande parte delle malattie infettive più pericolose per la nostra specie è di origine animale (zoonotiche). Si tratta di virus in grado di compiere un "salto di specie" (trasferimento di patogeni tra specie diverse: spillover). La loro progressiva comparsa e virulenza (Lassa, Ebola, HIV, influenza aviaria, febbre del Nilo, Sars, influenza suina, per citare le più note) sono "la conseguenza del nostro impatto sugli ecosistemi naturali" (WWF, Pandemie, l'effetto boomerang, marzo 2020).
Scrive un grande esperto di queste malattie: "Là dove si abbattono gli alberi e si uccide la fauna, i germi del posto si trovano a vagare in giro come polvere che si alza dalle macerie. Un parassita disturbato nella sua vita quotidiana e sfrattato dal suo ospite naturale" si cerca una "nuova casa (...). Dunque [i virus] non ce l'hanno con noi, siamo noi a essere diventati molesti, visibili e assai abbondanti" (David Quammen, Spillover,p.44, 2014).
Le cause antropiche delle malattie virali sono dunque: l'abbattimento e gli incendi delle foreste tropicali, il consumo e l'uso del suolo, le attività minerarie, l'estensione dei terreni agricoli, gli allevamenti intensivi, la caccia, il commercio e il consumo di fauna selvatica, il sovraffollamento e gli inquinamenti delle città le cui molecole di particolato inalabile possono funzionare anche da veicoli dei virus.
In Italia sono moltissime le organizzazioni Non Profit, in particolare le associazioni ambientaliste, che si occupano di arginare i fenomeni appena descritti.
Le associazioni ambientaliste sono relativamente giovani: nate agli inizi degli anni 70 sono rapidamente aumentate in concomitanza alla diffusione dei media. La loro nascita fa riferimento a un libro scritto dalla biologa Rachel Carson nel 1962, intitolato “Primavera Silenziosa”: questo testo è ritenuto in maniera universale il primo manifesto del movimento ambientalista, strutturato in uno schema adottato tutt’ora dalle più famose associazioni ambientaliste mondiali.
Alcune Istituzioni Non Profit lavorano per frenare i globali cambiamenti climatici, altre per denunciare illeciti ambientali, altre tutelano gli animali da compagnia e altre ancora hanno quali priorità la tutela delle biodiversità dei volatili e della fauna selvatica, altre si occupano del monitoraggio e della tutela del mare, dei boschi, dei sentieri di montagna infine altre si occupano della lotta al bracconaggio e alla vivisezione.
Principalmente possiamo dire che gli argomenti più comuni e diffusi sono i seguenti:
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Tutela e conservazione della Natura
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Diminuzione dell’inquinamento e della gestione dei rifiuti
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Gestione dei mutamenti climatici
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Sostegno e diffusione delle energie alternative rinnovabili
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Sostegno alle biodiversità
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Mantenimento e tutela del mondo animale
La prima fonte di riferimento per censirle è l’elenco curato dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare che conta 78 Associazioni di Protezione Ambientale, riconosciute dall'art. 13 della legge dell' 8 luglio 1986, n. 349 “Le associazioni di protezione ambientale a carattere nazionale costituitasi da almeno tre anni, che operano nel campo della tutela ambientale e presenti in almeno cinque regioni sono individuate con decreto del Ministro dell'ambiente sulla base delle finalità programmatiche e dell'ordinamento interno democratico previsti dallo statuto, nonché della continuità dell'azione e della sua rilevanza esterna …”
Le più grandi e conosciute, presenti nell'elenco, sono WWF, Greenpeace, Legambiente, Fai, Animalisti Italiani, Touring Club, Terra Nostra e la Lega Antivivisezione.
Tali Organizzazioni ci insegnano, e le ringraziamo di questo, che se volessimo trarre qualche insegnamento dalla immane tragedia della pandemia in corso dovremmo muoverci verso una "Green, Just end Global Transition", volta a ridurre l'impronta ecologica del genere umano sul pianeta, aumentare la funzionlaità degli ecosistemi e fermare la perdita di biodiversità.
In merito a queste tematiche vi segnaliamo che il Ministero dell'Ambiente di Torino organizza un vero e proprio Cineforum Ambientale a casa tua offrendo ogni tre giorni la fruizione gratuita in streaming di uno dei film più interessanti a livello internazionale.
(Fonti: Comune.Info e Rete dei Beni Comuni).