Riprendiamo una serie di articoli di attualità in merito al settore Non Profit italiano che si interfaccia con la Riforma, pubblicati sull'Avvenire il 7/05/2019 a pagina 3.
Il Terzo settore, dice la Toia, non è affatto una «mangiatoia», come lo ha definito l’attuale ministro dell’Interno, e non è neanche qualcosa che riguarda solo gli Stati membri, come lo considera l’attuale normativa dell’Unione Europea.
Non è un settore di "serie B", distinto dall’Economia con la "E" maiuscola, come credono in molti.
Il Terzo settore, che comprende il vasto mondo delle associazioni non profit e del volontariato, è un’eccellenza italiana che va difesa e promossa a livello nazionale, e che deve essere riconosciuta a livello europeo affinché diventi il punto di riferimento del "Civil Compact" chiesto dal professor Stefano Zamagni. Più in generale è ora di smettere di considerare l’economia solo in termini di profitto e di dividendi agli azionisti.
Bisogna portare rapidamente a compimento la riforma del Terzo settore varata dai governi a guida Pd della XVII legislatura repubblicana per difendere e valorizzare le professionalità, spesso altamente qualificate, che lavorano nel non profit. Si tratta di proteggere l’impegno di oltre 6 milioni volontari e i posti di lavoro di più di 800 mila persone.
In secondo luogo, bisogna promuovere appunto un "Civil Compact" a livello europeo affinché le istituzioni comunitarie riconoscano le specificità delle associazioni non profit, che non possono essere considerate come le aziende votate unicamente al profitto quando si applicano le normative fiscali e sugli aiuti di Stato.
È ora di riconoscere – come anche sulle pagine di "Avvenire" si documenta e si chiede da tempo – che non può funzionare un’economia che ha come unici parametri il profitto, il Pil o il deficit. In questi anni c’è stata una crescente consapevolezza e numerosi studi che hanno allargato la nostra concezione di economia, dal superamento del parametro del Pil, che i governi Pd avevano iniziato a includere nei documenti di programmazione economica, alla responsabilità
sociale di impresa, alla finanza a impatto sociale.
Tutto ciò premesso, Palmieri sottolinea che le elezioni europee costituiscono una grande occasione per "parlare" alle forze di governo. La prudenza pubblica dei rappresentanti ufficiali del Terzo settore è comprensibile, tuttavia in democrazia se chi governa è ostile, per calcolo o per impostazione culturale, serve una sanzione politica e il voto è lo strumento più concreto per attuarla. Oltretutto è importante portare in Europa forze politiche e parlamentari che siano per
la sussidiarietà, perché anche l’Europa spesso pratica lo statalismo. Da qui la duplice importanza delle elezioni del 26 maggio. Una occasione da non perdere.