a) rendono l'insegnamento primario obbligatorio e gratuito per tutti;
b) incoraggiano l'organizzazione di varie forme di insegnamento secondario sia generale che professionale, che saranno aperte e accessibili a ogni fanciullo[...]
c) garantiscono a tutti l'accesso all'insegnamento superiore con ogni mezzo appropriato, in funzione delle capacità di ognuno
d) fanno in modo che l'informazione e l'orientamento scolastico e professionale siano aperte e accessibili a ogni fanciullo[...]"
14 Novembre 2007: il tribunale di massimo grado per la difesa dei diritti umani, la Corte Europea di Strasburgo, condanna la Repubblica Ceca per aver praticato discriminazioni razziali ai danni di numerosi bambini Rom.
Negli anni novanta 18 famiglie della Regione della Moravia-Slesia, estremità orientale della Repubblica Ceca, presentarono ricorso alla Corte dopo aver assistito all'inserimento dei loro bambini in istituti scolastici per ritardati mentali, senza avere un disagio che lo giustificasse, per il solo fatto di appartenete ad una comunità Rom.
A quanto pare cambiano i continenti ma la storia si ripete ancora una volta: dall'Africa all'Europa, ma sempre apartheid. Testimonianze di gruppi attivisti umanitari hanno riportato come a più della metà dei bambini Rom, con diritto di accesso all'istruzione come ogni loro altro coetaneo, fu negato l'accesso al sistema scolastico nazionale con conseguente segregazione in "istituti speciali". Nessuna giustificazione, sono una schiacciante verità: essere rom o meglio bambino di serie "B".
A distanza di più di quindici anni la meritata condanna.
Ma dove sono oggi i bambini di ieri? Chi potrà restituire loro la persona che avrebbero potuto essere? E soprattutto, per quanto ancora continueremo ad eludere queste domande?
Debora Sanguinato