Ecco
l’antidoto per tutti i mali: il fundraising.
Venti anni fa, il tempo in cui iniziai a occuparmi seriamente di questa attività, si andava in giro e
alla parola “Fundraising…” la risposta era sempre la stessa “Fand…che?”.
Sono passati quattro lustri, in mezzo c’è stata (e c’è) una “crisi” sociale, finanziaria ed economica importante, un cambiamento in atto nella società, la ricerca e la sperimentazione di nuove forme e nuovi modelli di organizzazione delle comunità e di relazione tra le persone. Enormi problemi e grandi opportunità, nuovi e vecchi paradossi, certezze che sembravano inossidabili e resistenti al tempo che sfumano in un batter d’occhio, scenari liquidi in continua mutazione, disorientamento, preoccupazione ed entusiasmo.
La situazione quindi è profondamente cambiata e il fundraising sembra essere divenuto la panacea di tutti i mali, il tocca sana per qualunque problema, la penicillina del non profit, il chinino della pubblica amministrazione, finanche, in taluni casi, usato anche dalle imprese for profit che ne implementano alcuni metodi e strumenti.
Ti tagliano i contributi pubblici? C’è il fundraising.
Devi fare un investimento? C’è il fundraising.
Serve motivazione per i tuoi collaboratori? C’è il fundraising.
Il tutto
spesso senza considerare aspetti chiave quali la donazione, il dono o il donatore.
Sei una associazione di volontariato, una cooperativa sociale, una fondazione, un'impresa sociale, un comitato, una azienda sanitaria, una associazione sportiva dilettantistica, una impresa culturale, un comitato, una associazione di promozione sociale… fundraising…fundraising…fundraising…
Anche se sei una star-up, c’è il fundraising… ah no! Per quelle c’è il crowdfunding. “Crowd … che?” Ma sì, dai, passa per internet, ma sempre fundraising è!
Ma è proprio così?
Anche tu credi nel fundraising-panacea oppure hai adottato una tua ricetta "personale e speciale" per affrontare questi momenti di cambiamento con la tua organizzazione? Raccontaci nei commenti la tua esperienza.