Osservare il fundraising nei territori di provincia, nelle organizzazioni non profit che lì vi operano, e che stanno dando vita a
nuove sperimentazioni e a
dinamiche comunitarie molto lontane dall’idea “canonica” di fundraising, sta contribuendo in maniera sempre più forte a dare forma e sostanza ad un
nuovo concetto di fundraising e di fundraiser.
L’esperienza e l’osservazione dimostrano come il
fundraising non sia più una mera questione di tecnica e tecnicismi, che possono essere acquistati all’occorrenza. Sempre più, è evidente come sia un’attività che ha a che vedere con la
capacità del fundraiser di tessere e mantenere una complessa trama di relazioni, non solo interne ed esterne all’organizzazione, ma anche su differenti piani e livelli: dai membri del CdA, agli operatori, ai referenti politici, ai famigliari, ai volontari, ai cittadini comuni, ai donatori, agli opinion leader del territorio, alle altre organizzazioni non profit presenti.
Chi è il fundraiser che opera in questi contesi? Che ruolo svolge?
La funzione che maggiormente si avvicina è quella del
manager di rete, in grado di
governare,
coordinare e
curare la trama di
relazioni sempre più
multi livello, così da porre le condizioni
per poter svolgere la propria funzione: trovare le risorse necessarie al perseguimento della mission della propria organizzazione.
All’interno di questa nuova dinamica il fundraiser, che inizieremo a chiamare
community raiser, è una
figura complessa che non solo deve avere competenze tecniche relative al fundraising, ma in prima battuta deve essere in grado di gestire il proprio
ruolo di “nodo strategico” all’interno ed all’esterno dell’organizzazione diviso, e a volte schiacciato, tra visione prospettica, governance, e operatività quotidiana.
Ed è per questo che molto spesso i
problemi che incontra nel suo lavoro non sono relativi a questioni tecniche, ma sempre più relativi alle dinamiche interne che la sua figura attiva, sono quindi
organizzativi: legati a
ruoli e funzioni, all’
assetto di management, agli
equilibri relazionali e ai
flussi informativi interni.
In questo contesto evolutivo, il consulente di fundraising che ruolo gioca?
La posizione del consulente di fundraising, nei contesti territoriali, è sempre più quella dello
sparring partner. Affianca e motiva non solo il
community raiser permettendogli di legittimarsi e rafforzare il proprio ruolo, ma anche il
management dell’organizzazione così che faccia realmente posto alla funzione, mettendo il community raiser nelle condizioni di operare. Spesso questo passaggio richiede un affiancamento diverso che consenta alle organizzazioni di arrivare anche a
modificare il proprio assetto organizzativo ed il proprio
modello manageriale e di governance, per far sì che il fundraising possa svilupparsi.
In conclusione
È nei
territori di provincia che assistiamo alla vera innovazione del settore, è qui che si sta compiendo una
“rivoluzione” culturale sia per quanto riguarda la funzione fundraising che la professione.
È qui il vero
laboratorio d’innovazione e sperimentazione, dove sta avvenendo il passaggio da fundraiser a community raiser, dove le organizzazioni non profit si mettono in discussione perché hanno capito che il fundraising è uno dei motori con i quali innovarsi e svilupparsi, per “cambiare pelle”.