Dopo le ultime operazioni contro i separatisti in Turchia orientale e alla vigilia della visita del premier turco Erdogan in Italia, la Rete per il Disarmo richiede una moratoria sulle forniture belliche che l'Italia fornisce alla Turchia. Maurizio Simoncelli di Archivio Disarmo, aderente alla Rete, precisa che "negli ultimi cinque anni, con più di 220 milioni di euro di autorizzazioni, la Turchia è uno dei principali clienti dell'industria militare italiana, nonostante proprio a causa della sua politica inadeguata nel rispetto dei diritti umani proceda a rilento il processo di adesione all'Unione Europea e Ankara sia stata ripetutamente richiamata dal Parlamento Europeo al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali della persona umana". La normativa in vigore per la regolamentazione del commercio delle armi italiane, la legge 185/90, vieta le esportazioni ai "paesi in stato di conflitto" e "i cui Governi siano responsabili di accertate violazioni da parte ONU, UE e Consiglio d'Europa". Al riguardo, Francesco Vignarca coordinatore della Rete aggiunge che "Rete Disarmo sostiene che le vendite di armi alla Turchia siano in plateale violazione della stessa legge. Le forze politiche devono imporre il rispetto della legge, per evitare che le armi italiane possano essere utilizzate per alimentare un conflitto. Allo stesso modo l'Italia deve fare pressioni anche per evitare che le armi fornite in passato siano utilizzate per la repressione". E' chiaro quindi il pericolo che le armi italiane vengano usate per alimentare un conflitto. E' il momento di riflettere seriamente.

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