Domani (giovedì 1 novembre), durante una grande manifestazione in programma a Makeni, nella Provincia settentrionale della Sierra Leone, centinaia di persone, tra soci di Amnesty International e attivisti locali, chiederanno al nuovo governo di impegnarsi ad assicurare piena giustizia e riparazione alle decine di migliaia di donne vittime di violenza sessuale. Sempre in quell'occasione, Amnesty International diffonderà un rapporto di 35 pagine intitolato "Il diritto di ottenere riparazione per le vittime di abusi sessuali", in cui denuncia fino a che punto le donne siano stigmatizzate e subiscano ancora oggi gli effetti delle violenze subite nel corso del conflitto in Sierra Leone. "L'inimmaginabile brutalità dei crimini commessi contro un terzo della popolazione femminile della Sierra Leone, sebbene ben documentata, non è stata ancora completamente riconosciuta dal governo" - ha dichiarato Tania Bernath, ricercatrice di Amnesty International sul paese africano. "Per le donne della Sierra Leone, la storia non è finita. Oggi hanno bisogno di cure mediche, di accesso alla giustizia e al lavoro, di opportunità economiche ed educative che le aiutino a ricostruire le loro vite". Secondo il diritto internazionale, coloro che si rendono responsabili di stupri, di atti di schiavitù e violenza sessuale che costituiscono crimini di guerra, di crimini contro l'umanità e di tortura devono essere sottoposti a processo e alle vittime deve essere garantita piena ed effettiva riparazione. Questa deve, per quanto possibile, annullare qualsiasi conseguenza derivante dall'atto illegale e ristabilire le condizioni che si presume ci sarebbero se il crimine non fosse stato commesso. L'Accordo di pace di Lomé, siglato nel 1999, aveva disposto l'istituzione di un Fondo speciale per le vittime di guerra e di una Commissione per la verità e la riconciliazione. Nonostante il governo fosse obbligato a farlo e nonostante le ripetute sollecitazioni da parte della società civile, il fondo non è stato ancora costituito. La stessa Commissione per la verità e la riconciliazione ha chiesto l'istituzione di un programma di riparazione. Quest'ultimo è ora in via di realizzazione, sotto la guida della Commissione nazionale per l'azione sociale, ma necessita ancora del pieno supporto governativo per essere effettivo. "Il ritardo nella predisposizione di un fondo speciale per le vittime del devastante conflitto in Sierra Leone ha indubbiamente provocato ulteriori sofferenze, in special modo per le donne" ha dichiarato Bernath. "Alle vittime della violenza sessuale è stata negata la riabilitazione, con il risultato di prolungare la loro agonia e aggravare i loro problemi fisici e psicologici". "Applicare il programma di riparazione, come chiesto dalla Commissione per la verità e la riconciliazione, sarà un passo cruciale: il governo dovrà portarlo a termine correttamente, in modo che le vittime della violenza sessuale non perdano l'opportunità di ottenere la riparazione di cui hanno bisogno". Nel suo rapporto, Amnesty International sottolinea come misure giudiziarie possano costituire un importante complemento per altre forme di riparazione. "Un sistema giudiziario correttamente funzionante potrebbe creare un ambiente in grado di permettere alle vittime di denunciare le violenze subite e potrebbe porre termine all'impunità, costringendo i responsabili a rendere conto di fronte alla giustizia dei loro orribili crimini" - ha commentato Bernath. "Sono trascorsi quasi sei anni dalla fine del devastante conflitto che ha dilaniato la Sierra Leone, provocando sofferenze incommensurabili alla popolazione civile, soprattutto alle donne. Il dolore per loro non è finito. La mancanza di giustizia e di effettivi rimedi sono stati in parte i presupposti per ulteriori violenze contro di loro". Nonostante l'approvazione di alcuni disegni di legge sui diritti delle donne, le violazioni in Sierra Leone continuano indisturbate e gli sforzi per perseguire i responsabili si sono dimostrati largamente inefficaci. "La mediazione familiare per riportare la ?pace' nei casi di stupro contribuisce all'impunità anziché promuovere la giustizia e favorisce l'inazione del governo, che in questo modo viene meno alla propria responsabilità di assicurare che ogni tipo di violenza contro le donne sia perseguita". Ulteriori informazioni Di giustizia per le vittime della violenza sessuale nel conflitto della Sierra Leone ve n'è stata ben poca. Il 20 giugno di quest'anno la Corte speciale per la Sierra Leone ha per la prima volta emesso un verdetto per i crimini commessi durante la guerra. Tre alti esponenti del Consiglio rivoluzionario delle forze armate sono stati giudicati colpevoli di 11 tipologie di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, tra cui lo stupro, l'oltraggio alla dignità della persona e la schiavitù sessuale. Questo passo avanti, sebbene significativo, risulta davvero minimo e parziale in confronto all'impunità che ha consentito a centinaia di responsabili di reati del genere di sfuggire alla giustizia. Una clausola di amnistia contenuta nell'Accordo di Lomé esclude procedimenti giudiziari ai danni di chiunque si sia macchiato di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e altri reati commessi tra il 1991 e il 1999. L'amnistia impedisce inoltre alle vittime di chiedere una riparazione nelle corti ordinarie della Sierra Leone. Amnesty International continua a chiedere al governo della Sierra Leone di revocare l'amnistia con un provvedimento di urgenza e di dare priorità alla ricostruzione del sistema giudiziario, in modo tale che sia possibile indagare in maniera efficace su tutti i reati commessi durante il conflitto e perseguire coloro che siano sospettati di averli commessi.

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