Ci sono stati negli ultimi anni notevoli progressi nella sanità, nutrizione e nel settore scolastico. La maggioranza della popolazione ora ha accesso a un "pacchetto base" di assistenza sanitaria; le vaccinazioni infantili sono salite dal 56% nel 2001 al 90% nel 2006, il 95% dei bambini riceve integratori di vitamina A e l'utilizzo del sale iodato è salito da meno del 2% a quasi il 30%. Vi sono stati aumenti sostanziali delle iscrizioni scolastiche e 1/3 dei bambini che frequentano le scuole oggi sono bambine, contro il 3% stimato nel periodo dei Talebani.

Ma questi passi avanti sono a rischio. Il rapporto Child Alert, redatto da Martin Bell (ex inviato di guerra della BBC e ora ambasciatore inglese dell'UNICEF per le emergenze umanitarie) durante una missione di due settimane in Afghanistan, racconta le difficoltà che ancora affrontano milioni di bambini in tutto il Paese.

«Nonostante una moltitudine di programmi e proposte, progetti e partner, e l'aiuto di molti Paesi che lavorano per portare la pace e il progresso in Afghanistan, ho assistito a un picco di insicurezza che sta causando in misura crescente la chiusura di scuole e la morte di molti bambini» - ha detto Bell, che ha compiuto la sua seconda missione in Afghanistan per questo rapporto - «Le famiglie, specialmente nel Sud, sono prese in mezzo a questo fuoco incrociato, tagliate fuori dal raggio dell'assistenza umanitaria. Per farla breve, ci stiamo avvicinando al punto di non ritorno per salvare i bambini afghani».

Bell ha incontrato anche donne che guadagnano due dollari al giorno, lavorando la lana di capra per 9 ore e mezza con i figlioletti appesi sopra le loro teste, nelle fabbriche di Herat. A Kabul ha incontrato i bambini di strada, i più a rischio ed emarginati. In una prigione femminile dove erano rinchiuse 49 donne e i loro 35 bambini, ha incontrato ragazze che sono state forzate a sposare uomini dell'età dei loro nonni.

Durante il periodo dei Talebani, alle bambine non era consentito frequentare le lezioni. Ma le iscrizioni scolastiche a livello elementare sono aumentate nettamente negli ultimi 5 anni: secondo i dati del Ministero dell'istruzione, quasi 6 milioni di bambini sono stati iscritti a scuola nel 2007. Un risultato notevole, nonostante gli attacchi al sistema educativo, che solo ora si sta riprendendo da tre decenni di guerra.
Un nuovo piano cerca di accelerare l'iscrizione a scuola delle bambine promuovendo scuole "amiche delle bambine", con mense scolastiche, formazione di insegnanti donne, e cercando di raggiungere le bambine tagliate fuori dalla scuola.

L'UNICEF sta anche provando a reintegrare i bambini soldato insegnando loro mestieri molto richiesti in Afghanistan, come carpentiere o elettricista. Nei territori interessati dalle insurrezioni delle province del Sud, migliaia di bambini sono tornati a scuola, ma centinaia di scuole rischiano di non aprire a causa dell'insicurezza.

L'accesso per gli aiuti umanitari è diventato sempre più difficile in alcune aree del paese: 78 distretti sono stati classificati dalle Nazioni Unite come "ad alto rischio" e inaccessibili agli operatori umanitari ONU. Ciò si è tradotto in limitazioni per alcuni programmi. Nel 2007, utilizzando le cosiddette "giornate di tregua", 15.000 vaccinatori hanno percorso il paese nell'ambito delle Giornate nazionali di vaccinazione promosse dal Ministero della sanità con UNICEF e OMS. I nuovi casi di polio sono calati dai 31 del 2006 agli 11 dei primi 6 mesi del 2007, 9 dei quali nelle regioni insicure del paese. Bell cita il programma sulla poliomielite come un esempio di che cosa l'Afghanistan è capace di fare, commentando: «Se gli afghani possono fare questo in tempo di guerra, che cosa potrebbero fare in pace?».

Il Child Alert sottolinea che, con l'estensione del conflitto a vaste aree dell'Afghanistan, è urgente riuscire a determinare condizioni di sicurezza in particolare per donne e bambini. La paura è un forte deterrente che blocca l'accesso alla scuola e ad altri servizi essenziali; le cosiddette "lettere notturne" di minaccia ricevute, in alcune zone del paese, da genitori e insegnanti, spesso inducono le famiglie a far rimanere a casa i bambini.

Il rapporto esorta a intervenire contro l'altissima mortalità materna; l'Afghanistan ha da lungo tempo uno dei più alti tassi di mortalità materna del mondo: più di 60 donne morivano ogni giorno nel 2005 per cause relative al parto.
Questi dati non cambieranno fino a che le donne non avranno maggior accesso a servizi sanitari di migliore qualità.

«Dobbiamo creare un ambiente in cui i bambini siano protetti e abbiano la possibilità di realizzare appieno il loro potenziale. I progressi compiuti nell'istruzione e nella salute dei bambini mostrano cosa si può fare quando tutti gli attori in campo uniscono le forze», ha detto Catherine Mbengue, rappresentante dell'UNICEF in Afghanistan, che ha raggiunto Bell a Ginevra per presentare il rapporto.
«Tuttavia occorre fare molto di più, se vogliamo consolidare e rendere duraturi i progressi ottenuti negli ultimi anni e offrire un futuro migliore a tutti i bambini afghani".

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