Milano, 1 marzo 2005 -
Si prevede che nel 2050 in Italia gli anziani rappresenteranno circa il 35% della popolazione: una realtà che non può essere concepita in termini di solo "bisogno", di sola "mancanza" di capacità, competenze, voglia di intraprendere, di progettare una qualche ipotesi di futuro: come oggi siamo ancora abituati a rappresentare la terza età. Non è in base all'"assenza" delle cose importanti per la vita delle persone e della società che può essere riprodotta un'immagine credibile dell'attuale condizione degli anziani. E' piuttosto attraverso la "rilevazione" di vitalità mai sopite, dell'esistenza di segnali di nuova centralità nelle relazioni, memoria del passato e proiezione verso un futuro di cui rimane la sfida, che deve essere individuato un nuovo programma di proposte e di azioni. Questa è la strada che ha inteso intraprendere la Federazione Nazionale degli Artigiani Pensionati (Fnap) quando ha affidato all'A.a.ster una indagine-studio sulle aspettative di un campione rappresentativo (1300 interviste) dei suoi soci in tre diverse realtà territoriali, Lombardia, Veneto e Piemonte, fra le più tradizionalmente significative nella rappresentazione della piccola imprenditoria artigiana. Per il secondo livello della ricerca sono stati organizzati focus group - interviste di gruppo - con dirigenti Fnap, amministratori locali, esponenti del terzo settore, in generale con tutti coloro che nella propria attività ordinaria hanno maturato un punto di vista sulla condizione anziana. In particolare, i focus group hanno segnalato un campo di impegno prioritario: favorire la socialità degli anziani. Produrre socialità in maniera continuativa - e soggettivamente significativa - può o, meglio, deve rientrare nella pratica consuetudinaria di tutte le istituzioni e le organizzazioni. Socialità non solo con altri anziani ma anche con persone di altre generazioni. E non solo per conversare sulle cose passate e sui ricordi di ciascuno ma, forse soprattutto, per fare nuove esperienze di vita che aprano a un futuro sempre possibile. La solitudine infatti costituisce la principale paura che gli anziani avvertono: non poter più contare sulle reti consuetudinarie di aiuto, riconoscimento reciproco, solidarietà. Agire su questo versante significa fare i conti con il declino delle tradizionali forme di relazione, a partire da quella della famiglia. Ciò che prima costituiva l'insieme "naturale" dei rapporti sociali su cui sviluppare identificazione e appartenenza oggi è in gran parte venuto meno. Ma non siamo in presenza di una totale dissoluzione del legame sociale: c'è, semmai, un complesso di fattori che da un lato impoverisce le relazioni ma dall'altro "ricostruisce" nuovi ambiti. I rapporti in declino sono quelli improntati al dato della nascita, dell'appartenenza trasmessa dalle precedenti generazioni, di tutte quelle forme di vita che ci si era abituati a considerare come naturali. Sono invece in fase di sviluppo le forme di relazioni "costruite", quelle cioè consapevolmente praticate e volute da chi vi appartiene. Operare per far fronte alla solitudine significa, perciò, mettere gli anziani nelle condizioni di "praticare" e di "volere" nuovi contesti comunitari. Intervenire in questa direzione vuol dire aprire spazi di ampio respiro e di lungo periodo. Il fatto di ospitare iniziative di socializzazione degli anziani non è, infatti, solo un problema di reperimento dei luoghi più appropriati ma diventa un problema di organizzazione del territorio, cioè di fruibilità di spazi sicuri, sufficientemente protetti, facilmente raggiungibili. E' solo un esempio, il cui senso è, però, chiaro: considerare l'ambiente come non più naturalmente dato, ma come contesto "socialmente costruito". E' questa una sfida cui sono chiamati a far fronte tutti: enti pubblici, associazioni del terzo settore, organizzazioni di rappresentanza degli anziani; Fnap tra queste.
Alcuni dati relativi alla rilevazione quantitativa
Nr. Questionari 1.294
Età media intervistati 68,9 anni
Sesso 2/3 maschi
Vive con partner 69,4%
Media figli 1,94
Cordiali rapporti famiglia 79,5%
Casa di proprietà 73,3%
Ex artigiani 57,9%
Ex dipendenti 22,6%
Ssn giudizio positivo 28,8%
Ssn incompleto 26%
Ssn costoso 24,9%
Famiglia fulcro delle relazioni sociali 70,4%
Frequenta amici 56,9%
Considera la vecchiaia un periodo della vita simile ai precedenti 30,1%
Considera la vecchiaia un periodo di declino psico-fisico 26,5%
Dichiara buona la propria condizione economica 44,5%
Dichiara di avere qualche problema 42,7%
Dichiara peggioramenti intervenuti con il pensionamento 44,7%
Dichiara nessun cambiamento intervenuti con il pensionamento 51,5%
Per il futuro preoccupano:
Declino fisico 58,6%
Benessere dei figli 39,5%
Percepisce una crescita dell'incertezza rispetto al periodo lavorativo 47,1%
Marketpress, 7 marzo 2005