Secondo fonti di stampa ufficiali, entro la fine del mese il Comitato permanente dovrà esaminare una nuova normativa, la "Legge per correggere i comportamenti illegali", che dovrà prendere il posto del sistema della "rieducazione attraverso il lavoro".
Negli ultimi mesi, la polizia di Pechino ha preso a pretesto la preparazione dei Giochi olimpici per "ripulire la città", estendendo l'uso di varie forme abusive di detenzione amministrativa, come la "riabilitazione forzata dalla droga" e la stessa "rieducazione attraverso il lavoro". Questa politica, secondo Amnesty International, mette in forte dubbio la serietà dell'impegno a migliorare la situazione dei diritti umani, assunto dalla Cina all'epoca dell'assegnazione delle Olimpiadi.
Amnesty International ritiene che siano centinaia di migliaia le persone detenute nelle strutture per la "rieducazione attraverso il lavoro". Secondo la legge, questa pena è inflitta a coloro che la polizia giudica non abbiano commesso reati sufficientemente gravi per essere puniti ai sensi del codice penale: autori di reati minori, seguaci di movimenti religiosi messi al bando e persone che hanno espresso critiche nei confronti del governo.
Il tema della riforma della "rieducazione attraverso il lavoro" è nell'agenda legislativa cinese da oltre due anni. Amnesty International chiede al Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo di garantire che qualsiasi normativa sostituisca quella oggi in vigore sia perfettamente in linea con gli standard internazionali sui diritti umani, compreso il diritto a un giusto processo e la libertà dagli arresti arbitrari.
"A meno di 300 giorni dall'inizio delle Olimpiadi, se le autorità cinesi vogliono davvero onorare l'impegno a migliorare la situazione dei diritti umani, ecco un'occasione d'oro: porre fine a queste pratiche detentive abusive" - ha dichiarato Catherine Baber, direttrice del Programma Asia - Pacifico di Amnesty International.