Sul banco degli imputati questa volta è finita la qualità dell'aria: nella raffica di procedure emesse ieri in campo ambientale, per l'Italia Bruxelles ha chiesto informazioni sulle misure intraprese per ridurre le polveri Pm10, principali responsabili dello smog, e ha puntato il dito contro il superamento dei limiti di emissione del biossido di zolfo. L'Italia - arrivata ormai complessivamente a quota 89 contenziosi - è tuttavia in buona compagnia: per le polveri sottili, lettere sono state spedite anche ad altri 22 Stati e per il biossido di azoto sono finite nel mirino della Commissione, che ha aperto una procedura d'infrazione, anche Francia, Spagna, Slovenia e Regno Unito.

Roma, insieme ad altri 11 Stati membri, ha ricevuto inoltre un nuovo avvertimento sulla mancata applicazione della direttiva "Seveso II" che riguarda i piani di emergenza per quelle zone con impianti industriali in cui vengono trattate sostanze pericolose. Sul fronte del Pm10 prodotto principalmente dal traffico, ormai il 70% delle città europee con più di 250mila abitanti supera i limiti imposti dalla direttiva europea.

In discussione c'è una nuova normativa - all'esame alcuni giorni fa anche degli eurodeputati - per abbassare i limiti imposti e quindi venire incontro a quelle città dove la situazione è più difficile. Intanto Bruxelles insiste, però, nella richiesta agli Stati - l'unico paese a rispettare i limitii è l'Irlanda - di adottare misure di prevenzione perché le Pm10, ricorda il commissario Ue all'ambiente Stavros Dimas, causano asma, malattie cardiovascolari e cancro.

Per quanto riguarda il biossido di zolfo, la Commissione sottolinea che in Italia, Francia e Spagna il livello massimo orario consentito dalla normativa Ue in diversi punti di rilevamento è stato superato di quasi tre volte. Anche in questo caso, si tratta di una sostanza, prodotta da impianti industriali, che può provocare problemi respiratori e accentuare le malattie cardiovascolari, senza considerare i danni all'ambiente in quanto contribuisce alla formazione delle cosiddette "piogge acide".

Per quanto riguarda i rifiuti urbani, Bruxelles, che ha avvisato la Bulgaria per la difficile situazione dello smaltimento a Sofia, continua a seguire il caso di Napoli. Dopo la lettera di messa in mora alle autorità italiane, seguita alla fase acuta dell'emergenza, i tecnici europei sono ancora alla fase di acquisizione e completamento delle informazioni.

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