Il diritto alla casa deve tornare al centro della politica., come e' stato al centro di una stagione, quella del dopoguerra, che ha visto il Paese reagire a situazioni di grande difficoltà anche con minori risorse delle attuali. Per questo chiedono al Governo la proroga degli sfratti, immediata, e immediati segnali di una nuova politica per la casa, disattesa da molte legislature.

In attesa che i provvedimenti varati nella nuova legge finanziaria possano, in tempi rapidi, avviare soluzioni più durature e stabili per iniziare a sciogliere la questione abitativa che e' diventata un'autentica emergenza nazionale.

Stanno per concludersi gli effetti della legge n. 9 del febbraio scorso, che ha previsto la deroga all'esecuzione degli sfratti per categorie particolarmente fragili della popolazione. Il 14 ottobre i beneficiari di tale concessione - si tratta di 2.889 procedimenti bloccati in tutta Italia - si troveranno nuovamente senza protezione giuridica e corrono il serio rischio di rimanere senza casa in città già alle prese con il fenomeno degli alloggi spontanei.
Si tratta di nuclei familiari con reddito annuo lordo complessivo inferiore a 27.000 euro, che siano composti da o abbiano al loro interno persone ultrasessantacinquenni, malati terminali o portatori di handicap con invalidità superiore al 66 per cento.

Non sono nel frattempo cambiati nel nostro paese gli scenari del mercato immobiliare, soprattutto nelle grandi città. Nell'arco di sette anni, il costo di un affitto è salito a Roma di quasi l'85%, a Milano di oltre il 50%, a Torino dell'80% (dati Nomisma, luglio 2007). Per affittare una piccola casa a dimensione-famiglia ci vogliono mediamente a Roma 1.523 euro, a Milano 1.252. Come e' noto, il 50% dei pensionati italiani ha un reddito inferiore ai 1.000 euro mensili: ne consegue l'oggettiva difficoltà, per non dire impossibilità, per costoro di reperire un alloggio sostenibile, ai prezzi del mercato. Igli sfratti per morosità da anni, per queste ragioni, sono in continuo aumento: solo a Roma coinvolge nell'ultimo anno 3.496 famiglie.

Nello stesso tempo l'Italia resta in Europa il fanalino di coda nella graduatoria dei paesi per interventi di edilizia residenziale pubblica, l'unica che non supera il 10% dell'intero patrimonio immobiliare. In effetti la produzione di alloggi a carico dello Stato, che negli anni Ottanta era stata di circa 34.000 unità all'anno, si è andata progressivamente riducendo, tanto che nel 2004 le abitazioni di questo tipo ultimate in tutta Italia sono state solo 1.900. Una abitazione pubblica su due risulta oggi edificata prima del 1981.
E' ben noto e non accenna a migliorare il problema della difficile acquisizione di alloggi popolari da parte delle famiglie italiane, tanto che solo a Milano la soddisfazione della domanda è pari al 3,4%, un dato che e' in linea con la media nazionale.

Situazioni di particolare criticità per gli sfratti in corso sono da individuare nelle aree urbane di Roma (1.120 famiglie), di Napoli (789), di Milano (239), di Pisa (188), di Firenze (178).

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