Oltre 350mila i bambini e i ragazzi costretti a lavorare - Il 90 per cento di loro vivono in via di sviluppo Milioni di braccia rubate alla scuola: sono 352 milioni i bambini e i ragazzi tra i 5 e i 17 anni che lavorano nel mondo. La denuncia è contenuta nel rapporto Unicef della sezione UK reso pubblico qualcche giorno fa a Londra. Per l'agenzia delle Nazioni Unite il 97 per cento di questi lavoratori minorenni vivono nei Paesi in via di sviluppo, il 60 per cento di essi nella sola Asia e in Africa sono quattro su dieci i bambini che lavorano. E nel rapporto dell'Unicef britannico si parla anche di lavoro "dannoso", rischioso, che comporta sofferenze fisiche o pressioni psicologiche spesso vicino allo stato di schiavitù per 180 milioni di bambini: 1 su 12 nel mondo. In totale 114 milioni di bambini in età scolare sono privati del diritto alla scuola. La manodopera minorile è presente in una larga fascia di impieghi; sette minori su dieci sono impiegati in agricoltura, nella pesca o nella raccolta di frutti, sia in attività familiari o sfruttati da terzi come nel caso della raccolta nelle piantagioni. Il rapporto dichiara che il 5 per cento dei minori lavora nel settore agricolo o industriale orientato all'esportazione. Ma sono il settore artigianale e l'industria i luoghi dove si registrano le condizioni più pericolose di lavoro; in Asia si tratta di vero e proprio "lavoro forzato": sono gli stessi familiari, poveri o indebitati, ad avviare a lavori prossimi alla schiavitù i loro figli in cambio di un prezzo modico. Sono soprattutto i bambini di strada impiegati in mille diversi mestieri ad animare le economie informali delle città: venditori, portatori, lavavetri, mendicanti e prostituti. Il lavoro domestico è senza dubbio il più pericoloso, sfugge a qualsiasi controllo tra le mura di casa. In Indonesia sono oltre 700 mila i minori, per la maggior parte ragazze, poco o per nulla retribuite, ai maschi vengono affidati lavori superiori alle loro capacità fisiche, tutti privati dell'educazione scolastica ed esposti a violenza. In Etiopia le minori impiegate nelle case guadagnano a malapena 1 dollaro al mese e spesso lo sfruttamento domestico avviene anche nel giro familiare. I più vulnerabili sono i minori separati dalle loro famiglie, i bambini soldato, i minori sottomessi al lavoro forzato e soprattutto quelli vittime dello sfruttamento nel mercato del sesso: prostituzione, turismo sessuale, pedofilia e pornografia. Redattore sociale, 28 febbraio 2005

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