L'Enpa si oppone fermamente alle ipotesi che stanno circolando in questi giorni secondo le quali il Ministero per i Beni Culturali - soggetto al quale spetta il compito di avanzare all'Unesco formali candidature - potrebbe chiedere, il prossimo febbraio a Parigi, l'importante riconoscimento ad una manifestazione che - seppure tradizionale, culturalmente radicata e nota purtroppo in tutto il mondo - rappresenta comunque un esempio di sfruttamento di animali.

Per la Protezione Animali, se il Palio diventasse patrimonio dell'umanità tutelato dall'Unesco, la comunità culturale mondiale darebbe un pessimo segnale: in un momento storico in cui i diritti degli animali vengono sempre più avvertiti e sostenuti ovunque, non può l'Unesco "bollare" come evento "culturalmente rilevante per l'umanità" una manifestazione che prevede l'utilizzo di animali per il divertimento dell'uomo. Negli ultimi decenni quasi cinquanta cavalli sono morti a Siena durante la gara o sono stati abbattuti in seguito alle ferite riportate.

Contro questa sciagurata ipotesi, l'Enpa agirà ad ogni livello, nazionale e internazionale. E', questa, una battaglia di civiltà che va ben oltre l'opposizione storica degli animalisti nei confronti del Palio: la cultura da tutelare e conservare non deve assolutamente prevedere alcuna forma di utilizzo di animali. Altrimenti non è cultura: è barbarie, dominio dell'uomo su altre specie e sulla natura.

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