- La versione di Fabio Bazzanella sul lavoro e in favore del lavoro sociale in vista del Primo maggio.
Alla vigilia del Primo maggio, festa del Lavoro, è opportuno chiedersi, in questa epoca di transizione e instabilità economica, se e come il lavoro sociale e nel Sociale possa contribuire a tenere salda l'attenzione e l'interesse della nostra società attorno ai bisogni dei lavoratori, piuttosto che ai capricci del Capitale.
Questo discernimento che vado auspicando racchiude in sè il senso concreto della vita civile, dal momento che la predilezione del lavoro su quella del capitale, oppure del secondo sul primo determinerà l'organizzazione del nostro mondo e lo stato di salute della nostra convivenza.
Se dovesse prevalere la ragione capitalista si aprirebbe di fronte ai nostri occhi uno scenario post-umano, come del resto ci insegna la storia del Capitalismo fin dai suoi albori nel XVIII secolo. La ricchezza capitale, fondamento del sistema, ha infatti gran poco di personale; si tratta soprattutto di un'appendice umana, un applicativo materialistico che risponde al verbo avere, a un'inclinazione autoreferenziale ed egoistica dell'individuo umano con un che di fatalistico in termini ereditari - secondo quale diritto ottengo alla nascita un determinato Capitale piuttosto che un altro? - e, se si vuole, mistico in chiave filosofica - perché il dono della vita viene accompagnato da ulteriori regalie senza che io abbia avuto il tempo di ricambiare alla grazia vitale ricevuta? -.
Se prevalesse invece la pratica del lavoro si disvelerebbe all'orizzonte uno sviluppo sociale neo-umanistico capace di restituire centralità, coraggio e responsabilità alla persona messa nella condizioni di intendere e attuare la sfida lavorativa come opera o conseguimento comune e condiviso, che si nutre equamente dell'intera parabola storica umana e dell'intelligenza collettiva contemporanea e mondiale che ne determina lo sviluppo progressivo. Al centro del lavoro ritroveremmo la persona, intesa nella sua configurazione plurale di individuo creativo e di membro sociale, capace di arricchire l'opera umana senza avvilire l'ambiente sociale e naturale che ne offre il contenitore ecologico e un rassicurante contenimento morale. Al di fuori di questi contesti il lavoro si risolverebbe e annullerebbe in se stesso, finendo prevedibilmente schiavo della politica schiavistica del lavoro cosiddetto "h. 24" oppure, come di frequente osserviamo, strumento alla mercé della dittatura capitalista del "business as usual".
- Per apprendere una serie di buone pratiche e ascoltare la voce di una minoranza profetica in favore del lavoro e, in particolare, del lavoro sociale segnalo il periodico online di Fondazione Con il Sud intitolato ConMagazione.it - Spazio alla coesione sociale che, nell'ultimo numero, affronta il tema del lavoro come ingrediente fondamentale per una buona integrazione della popolazione migrante in Italia.