Sono numerose le organizzazioni senza finalità di lucro che considerano la raccolta fondi un male necessario. Il ragionamento è semplice: abbiamo bisogno di soldi per erogare i nostri servizi, la pubblica amministrazione non ce li dà o non ce ne dà abbastanza, gli introiti dalle attività commerciali non sono sufficienti, quindi non ci resta che cercare qualcuno che, per spirito di liberalità, ci aiuti a portare avanti i nostri progetti.
Questo approccio in cui l’ente è al centro, i soldi sono il fine e i donatori il mezzo è, a mio avviso, la principale ragione per cui il lavoro del fundraiser è uno dei lavori a più alto tasso di burn out; l’atteggiamento degli enti oscilla dal marketing più spregiudicato all’accattonaggio più umiliante; le risorse che effettivamente vengono raccolte sono una parte infinitesimale di quanto potrebbe essere altrimenti mobilitato.