Con oltre 690 milioni di accounts registrati in quasi 100 paesi, ed una crescita del 25% solo nel 2017, il “denaro mobile” si e ormai attestato come piattaforma di pagamento leader per l’economia digitale in tanti mercati emergenti. Un successo inarrestabile, che conquista utenti e convince governi a massicci investimenti in infrastrutture, specialmente quando in crisi di liquiditá – come nel caso recente dello Zimbabwe o in quello Indiano qualche tempo fa– o quando si vuole ridurre la dipendenza dal denaro contante e incoraggiare l’uso del digitale – come in Birmania e tanti altri paesi drasticamente assogettati alle banconote, anche per pagare gli affitti. Solo nel 2006, quando nei paesi avanzati si iniziavano a commercializzare i primi smartphone e faceva capolino un certo Iphone, in 5 paesi dell’Africa e Asia veniva lanciata la tecnologia del denaro mobile, magistralmente snobbata dai media, come spesso accade quando sul piatto si manifestano le necessitá di popoli lontani e “arretrati”. Detto fatto, dieci anni piú tardi, quella stessa, semplice, tecnologia é maturata ed é presente nella maggior parte dei paesi emergenti.

Di cosa si tratta? Il mobile money altro non é che un servizio di pagamento che ti permette di depositare e muovere il tuo denaro mediante l’uso del cellulare. Come una sorta di portafogli virtuale, le operazioni possibili sono svariate, dai trasferimenti di denaro (nazionali e internazionali) alle ricariche telefoniche, dal pagamento di bollette all’acquisto di beni commerciali o all’erogazione di micro prestiti. Essendo principalmente disegnato per i cosidetti unbanked (persone economicamente vulnerabili che non hanno accesso ai servizi finanziari tradizionali, e quindi non posseggono un conto in banca), funziona su qualsiasi tipo di telefono portatile, attraverso un’interfaccia basica e intuitiva, senza bisogno di connessioni a internet. Il modello d’infrastruttura puó variare a seconda del paese di riferimento, ma in genere gli attori coinvolti sono gli stessi: l’operatore telefonico (Safaricom, Vodafone, Airtel, etc.) installato nel paese gestisce una squadra di agenti “master” (che possono essere societá di commercio al dettaglio), che sono a capo di una moltitudine di agenti finali o punti vendita, che agiscono sul territorio nazionale a diretto contatto con gli utenti. Parallelamente esistono i cosiddetti “super” agenti che amministrano la liquiditá del sistema e facilitano la conversione di denaro contante in denaro elettronico o mobile. Solitamente sono banche che interagiscono con gli agenti master o addirittura con gli agenti sul campo.

Nella pratica, il cliente registra il proprio account presso un agente autorizzato, deposita il denaro contante allo stesso agente in cambio di denaro mobile, che potrá cosí inviare con un semplice click ai suoi familiari. Tutte le transazioni richiedono un PIN di sicurezza, e, a transazione avvenuta, entrambe le parti ricevono un SMS di conferma col valore trasferito. Dall’altro lato, il familiare ottiene il denaro mobile in tempo reale sul suo cellulare, e, attraverso un altro agente, lo scambia per denaro contante. L’intera catena di valore guadagna dalle commissioni che l’utente paga per i vari servizi disponibili, in ogni caso una spesa ridotta rispetto alle alternative in essere; l´agente deve poi mantenere un cuscinetto di liquiditá nel suo negozietto per agevolare il cash–in e il cash-out dei suoi clienti. In questo modo la tecnologia del mobile money, tra i suoi difetti (frodi, riciclaggio ed enti di controlli ancora troppo blandi in certi paesi), fa risparmiare tutti: arriva laddove proliferano povertá rurale, limitati tassi di bancarizzazione e grandi distanze tra un centro urbano e l’altro, che complicano gli spostamenti umani. Ecco spiegato il successo in Africa e Asia.

I dati rivelati dall’ultimo rapporto di GSMA (Global System Mobile Association) sottolineano l’espansione inesorabile che sta caratterizzando il denaro mobile, nonché il forte impatto che questo strumento d’inclusione finanziaria genera nelle vite degli utenti e nelle economie intere che ne stanno traendo vantaggio. Mats Granryd, Direttore Generale di GSMA, commenta cosí: “il costante aumento di clienti attivi, transazioni e entrate dirette sono segnali chiari che il denaro mobile si sta evolvendo in un'industria sostenibile e rappresenta un importante motore di crescita economica nei mercati in via di sviluppo, in particolare attraverso la formalizzazione dei pagamenti, con un aumento della trasparenza e del PIL”. Nel 2017, l'industria del denaro mobile ha elaborato transazioni per un miliardo di dollari al giorno, generando entrate dirette di oltre $ 2,4 miliardi. L’epicentro rimane l’Africa Sub-Sahariana, che si conferma primo mercato dell’industria del denaro mobile, rappresentando circa la metá dei clienti attivi a livello globale, dove solo nel 2017 si sono realizzate transazioni per un valore di $ 19,9 milioni, il 63% del totale. Il Sud-Est Asiatico, d’altronde, si é distinto nello stesso anno come regione col piú rapido incremento del numero di account (+47%), rappresentando ad oggi il 34% a livello globale.

Parlando di continente africano, il potenziale di crescita é ancora decisamente elevato. In molti paesi la regolamentazione ha giocato un ruolo determinante, ma non solo. L'accelerazione dell'interoperabilità banca-portafogli elettronici, la crescente adozione di smartphone, la moltiplicazione delle società FinTech, la digitalizzazione di nuovi settori dell'economia e i continui sforzi da parte delle aziende per servire gli unbanked hanno favorito lo sviluppo del denaro elettronico. In Ghana ,tra il 2012 e il 2017, i tassi di attività sono aumentati dal 7% a oltre il 70 per cento, mentre il 40% della popolazione adulta di Kenya, Tanzania, Zimbabwe, Ghana, Uganda, Gabon e Namibia utilizza attivamente il denaro mobile (nel 2015 la lista si fermava ai primi due paesi). Nell’Africa Sub-Sahariana il fenomeno é entrato talmente tanto nell’uso comune che gli account aperti di denaro mobile hanno superato il numero di conti bancari.

Tra tutti i casi aziendali quello di M-PESA é forse il piú famoso, nato in Kenya nel 2007, poi diffuso a macchia d’olio nel resto dell’Africa. Oltre ai consueti servizi di pagamento, trasferimento e risparmio, permette agli utenti di essere destinatari di microcrediti, grazie ad alleanze con istituzioni di microfinanza locali, le stesse che ora possono sfruttare un´enorme banca dati sui comportamenti di pagamento degli utenti mobili. Da pochi anni esiste addirittura BitPesa, una piattaforma online che converte e-money in valute africane locali in valute digitali come bitcoin e viceversa. Insomma, l’ecosistema del mobile money é piuttosto intrecciato, e non puó piú convivere con l’indifferenza dell’Occidente.

Il fenomeno va letto necessariamente in un’ottica piú ampia, che abbraccia gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, ormai entrati nel loro terzo anno di vita. “Il denaro mobile rimane una parte centrale di questa storia, contribuendo a 13 dei 17 obiettivi” continua Mats Granryd, “consente l'accesso a servizi essenziali come la salute e l'istruzione, offre alle donne opportunità di lavoro e contrasta la povertà con servizi finanziari che migliorano la vita, spesso per la prima volta”. Il progresso tecnologico avanza, ma lascia sempre indietro gli ultimi. Ogni tanto vale la pena ripercorrere gli angusti itinerari di quel progresso, e trovarne nuovi sfoghi. Cosí scoprendo le tante cose che si possono fare con un vecchio telefono “monolitico”.

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