La ricerca e il pensiero. Stephen Hawking: un lascito cosmico. «Come possiamo comprendere il mondo in cui ci troviamo? Come si comporta l’universo? Qual è la natura della realtà? Che origine ha tutto ciò?».
  • Piero Benvenuti
Con queste parole Stephen Hawking, scomparso ieri all’età di 76 anni, introduceva uno dei suoi libri più famosi, Il Grande Disegno. Sono domande che l’uomo si è posto sin dall’antichità, ma che assumono un valore particolarissimo se provenienti (non possiamo dire pronunciate!) da una persona le cui limitazioni fisiche avrebbero fiaccato la speranza di chi/agora/pagine/morto-stephen-hawking-ha-raccontato-i-buchi-neriunque, relegandolo forse a uno stato semi-vegetativo. Infatti, l’eredità più preziosa che ci lascia lo scienziato inglese, al di là degli importanti contributi alla teoria dei buchi neri e alla cosmologia, è sicuramente quella di aver dimostrato come la speranza e la forza di volontà possono superare limitazioni fisiche estreme, tali da compromettere le normali capacità di comunicazione diretta.

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