La ricerca e il pensiero. Stephen Hawking: un lascito cosmico. «Come possiamo comprendere il mondo in cui ci troviamo? Come si comporta l’universo? Qual è la natura della realtà? Che origine ha tutto ciò?».
Con queste parole Stephen Hawking, scomparso ieri all’età di 76 anni, introduceva uno dei suoi libri più famosi, Il Grande Disegno. Sono domande che l’uomo si è posto sin dall’antichità, ma che assumono un valore particolarissimo se provenienti (non possiamo dire pronunciate!) da una persona le cui limitazioni fisiche avrebbero fiaccato la speranza di chi/agora/pagine/morto-stephen-hawking-ha-raccontato-i-buchi-neriunque, relegandolo forse a uno stato semi-vegetativo. Infatti, l’eredità più preziosa che ci lascia lo scienziato inglese, al di là degli importanti contributi alla teoria dei buchi neri e alla cosmologia, è sicuramente quella di aver dimostrato come la speranza e la forza di volontà possono superare limitazioni fisiche estreme, tali da compromettere le normali capacità di comunicazione diretta.