“Qual è il contributo del Terzo settore italiano alle sfide di cambiamento sociale e di prosperità economica per le persone e le comunità?”. Presentato il primo rapporto del Forum del Terzo Settore che, analizzando 51 aderenti alla compagine e 205 buone prassi, intende mostrare tangibilmente come il Terzo settore contribuisca al conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo sostenibile lanciati dall’ONU per il Terzo Millennio. (Scopri di più su: IlGiornaleDelleFondazioni.com)
  • Articolo a cura di: Cristina Casoli
La stampa ne ha parlato pochissimo, ma il 2017 è stato l’anno della sottoscrizione del Pilastro Europeo dei diritti sociali, il primo passo delle istituzioni per la costruzione di una cittadinanza europea. Una bussola, frutto di un’ampia consultazione che con 20 principi e diritti fondamentali, pone le basi per un nuovo processo di convergenza per affrontare migliori condizioni di lavoro e di vita in Europa. Un passaggio di valutazione degli Stati membri che verranno valutati su 12 aree sui progressi, con l’obiettivo di una “tripla A” sociale in tutta l’Europa.

E ancora il 2017 è stato l’anno della Riforma in Italia del Terzo Settore, che ne riconosce il ruolo decisivo nella costruzione di un modello di sviluppo sociale ed economico inclusivo e sostenibile.

Il Forum Nazionale del Terzo settore (realtà che rappresenta quasi 114mila enti associati direttamente o indirettamente, che operano nel campo del volontariato, della cooperazione sociale, della solidarietà, della finanza etica e del commercio equo e solidale) nell’anno del proprio ventennale, ha realizzato una ricognizione per “ricollocare, riconcettualizzare le attività delle organizzazioni aderenti, verificando quindi in che misura tanto l’operatività attuale quanto le strategie future siano orientate a contribuire al conseguimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile approvati dall’ONU nel 2015 e che tracciano un’Agenda sino al 2030”, articolata in 169 target. Temi sui quali è operativa l’Asvis, l’alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, nata nel 2016, su iniziativa di Fondazione Unipoli e dell’Università Tor Vergata di Roma.

Il Rapporto (Rapporto 2017: Il terzo settore e gli obiettivi di sviluppo sostenibile) presentato a dicembre (scarica qui le slides con la sintesi dei dati principali) analizza 51 delle 81 organizzazioni di secondo e terzo livello aderenti al Forum, individuando 205 buone prassi, tutte svolte in partnership, (scarica le esperienze) volte a dimostrare l’impatto sociale rispetto ai Sustainable Development Goals.
  • Le testimonianze riguardano grandi reti, composte a loro volta da decine di migliaia di organizzazioni territoriali e centinaia di migliaia di associati, così come realtà di piccole o piccolissime dimensioni che sono di enti insediati nelle grandi città e nelle loro periferie, come pure di realtà presenti nei tanti territori provinciali, nelle campagne, nelle valli; operano a livello territoriale, dove traggono la loro fattiva forza, in alcuni casi a livello di quartiere cittadino o di comunità montana, ma in altri casi agiscono con campagne di portata nazionale e internazionali anche in altri continenti, (ad eccezione dell’Oceania e dell’Antartide);
  • Le azioni segnalate possono riguardare poche decine di persone o rivolgersi a tutta la cittadinanza laddove si opera, ad esempio, a tutela dei diritti (salute, istruzione, cultura, consumo, etc.), come ancora, quando l’azione riguarda beni comuni quali l’ambiente, il paesaggio, la cultura, etc., il respiro dell’attività diventa universale abbracciando tutti, anche le generazioni future.
Il campione esaminato vive un percorso di globalizzazioni e, a livello di reti, agisce in oltre 60 Stati. Ogni rete esaminata è impegnata mediamente in ben 9 SDGs. L’impegno prevalente (l’82%) è sull’SDGs 3, salute e benessere.

La ricerca evidenzia come gli enti di Terzo settore svolgano una “funzione sociale cruciale: creano condizioni e opportunità di partecipazione attiva per i cittadini volte a favorire processi inclusivi attraverso le più diverse modalità”. Aggregandosi in reti, sviluppano una fitta trama di relazioni non solo infra-organizzative e con stakeholders esterni (es. altri Enti del Terzo settore, Istituzioni pubbliche, Università, imprese profit), che favoriscono la coesione e la rigenerazione del capitale sociale, elementi imprescindibili che stanno a monte di qualsiasi modello di sviluppo, a maggior ragione di uno sviluppo sostenibile.
Con le loro attività, gli enti di Terzo settore creano “esternalità positive”, assolvono funzioni di advocacy, favoriscono lo sviluppo di iniziative imprenditoriali “profit” di imprese sociali.

Forum Nazionale del Terzo settore (31/12/2016)
  • 113.952 enti di base associati direttamente o indirettamente al Forum
  • 16 milioni di partecipazione associative/tesseramenti
  • 504 mila Lavoratori
  • 2,7 milioni di volontari
  • Oltre 12 miliardi €/anno di entrate/ricavi

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