Il valore dell'aiuto: crisi irrisolte e mancanza di fondi lasciano oltre il 40% delle persone in emergenza senza aiuti. (Scopri di più su: AGIRE.it)

La cifra record di 27,2 miliardi di dollari per gli aiuti umanitari globali (+6% rispetto all’anno precedente), a prima vista di grande impatto, è in realtà largamente insufficiente a coprire l’enormità dei bisogni delle popolazioni colpite da conflitti e catastrofi naturali, che restano per oltre il 40% senza risposta. La somma è ben lontana dalla spesa militare mondiale, che ha raggiunto i 1.686 miliardi di dollari annui, oltre 60 volte il valore dell’assistenza umanitaria. Gli aiuti globali sono destinati però a calare di fronte alla decisione di Trump di tagliare gli stanziamenti USA, primo donatore al mondo, per i prossimi anni.

Questi alcuni dati de “Il Valore dell’Aiuto. Risorse per la risposta alle emergenze umanitarie” il rapporto di AGIRE, network di 9 tra le più autorevoli ONG umanitarie, presentato il 19 febbraio 2018 alla Camera dei Deputati, Sala del Refettorio. Giunto alla ottava edizione, il rapporto fotografa lo stato dell’assistenza umanitaria a livello globale e nazionale, evidenziando la localizzazione geografica degli interventi, l’effettiva copertura dei bisogni umanitari, il ruolo dei donatori pubblici e privati.

Le principali crisi. Nel 2016 i conflitti in Siria, Yemen, Iraq e Sud Sudan hanno causato le maggiori sofferenze su larga scala, creando crisi regionali di profughi in fuga dalla violenza. I fenomeni naturali estremi legati al passaggio di El Nino e di La Nina hanno provocato siccità e inondazioni da un capo all’altro del globo. Il numero di persone sfollate ha raggiunto il picco attuale di 65,6 milioni di persone, mentre sono 411 milioni le persone colpite da catastrofi naturali ed è salito fino a 24 milioni il numero degli sfollati ambientali.

La classifica dei donatori. L’Aiuto Pubblico allo sviluppo è cresciuto progressivamente dal 2012 e nel 2016 ha raggiunto la cifra di 124 miliardi, a cui si aggiungono 20,3 miliardi di assistenza umanitaria stanziata dai Governi (13% del totale degli aiuti).

Il 97% dell’assistenza umanitaria nel 2016 proviene dai governi di 20 stati. Gli Stati Uniti dell’era pre Trump, da soli, hanno coperto il 31% dell’assistenza umanitaria totale, dato che è destinato a crollare per il futuro a fronte dei tagli drastici proposti nei giorni scorsi dall’amministrazione USA al budget degli aiuti ai paesi poveri. Tra i donatori più generosi dopo gli Stati Uniti, troviamo la Turchia, il Regno Unito, l’Unione Europea e la Germania.

In crescita il ruolo dei donatori privati (individui, fondazioni e aziende), il cui impegno economico è aumentato del 5% rispetto al 2015, raggiungendo i 6,9 miliardi di dollari. In Italia il loro contributo è stato fondamentale: qui le ONG nel 2016 hanno ricavato in media il 56,4% dei fondi complessivi a loro disposizione dal settore privato (individui, 5×1000, aziende e fondazioni). Il 32% deriva invece da contributi di organizzazioni internazionali (UE compresa) e solo il 5% da istituzioni pubbliche italiane.

L’Italia ancora fuori dalla Top 10. Il nostro paese si posiziona al 15° posto nella classifica dei donatori globali, ma i 420 milioni di dollari complessivi stanziati per l’assistenza umanitaria nel 2016, anche se in aumento, risultano ancora insufficienti. Soprattutto rispetto all’ 1,65 miliardi di dollari stanziati per l’accoglienza interna ai rifugiati e conteggiati come aiuto allo sviluppo (APS) che arriva a toccare così i 4,8 miliardi di dollari. Una tendenza globale, quella di unire alla contabilità delle emergenze anche i fondi per assistere i profughi nel proprio territorio nazionale, che ha portato a 16 miliardi la spesa dei paesi Ocse-Dac per questa singola voce nel 2016 (+ 28% in un anno), facendo lievitare le cifre delle risorse stanziate per l’umanitario in modo artificiale.

Nel 2016 Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) e Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo (AICS) hanno deliberato iniziative umanitarie per un totale di 99,6 milioni di euro, un aumento considerevole del 40% rispetto al 2015, con fondi per l’aiuto umanitario quintuplicati dal 2012 al 2016. Uno sforzo che segna una importante inversione di tendenza: per la prima volta dopo diversi anni, i fondi pubblici per la risposta alle emergenze superano quelli privati messi a disposizione dalle ONG.
  • «Secondo una ricerca condotta da AGIRE, nel 2016 le ONG hanno destinato a interventi di assistenza umanitaria circa 79,52 milioni di euro di donazioni raccolte esclusivamente da privati» dice Giangi Milesi Vice Presidente AGIRE. «Una cifra di poco più bassa rispetto all’anno precedente, un trend sui bilanci che ancora non risente delle campagne di delegittimazione e attacco alle ONG umanitarie, ma che lancia un campanello d’allarme. Diminuire gli aiuti alle ONG significa solo che dove imperversano guerre e carestia, fame e siccità ci saranno ancora più vittime lasciate sole. I dati relativi al 2017, anche se non ancora consolidati, confermano purtroppo queste preoccupazioni».
La presentazione dei dati salienti del rapporto è seguita dalla tavola rotonda Media ed emergenze, la percezione dei flussi migratori e delle emergenze umanitarie”, un confronto sulla dimensione dei fenomeni migratori, la narrazione dei flussi e la loro percezione nell’opinione pubblica, a cui hanno partecipato rappresentanti dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, i direttori di Famiglia Cristiana e Il Paese della Sera, il direttore di Medici Senza Frontiere e i portavoce di Comunità di S. Egidio e AGIRE.

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