Il 27 settembre ricorre il quinto anniversario dell'avvio dei negoziati tra Unione europea e Paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, per la firma degli Accordi di Partenariato Economico (APE/EPA). A cinque anni di distanza e pochi mesi dalla scadenza fissata per prossimo 31 dicembre 2007, la società civile europea e di Africa, Caraibi e Pacifico si mobiliterà per opporsi alla logica degli interessi di espansione degli affari europei che ormai permea questi accordi di liberalizzazione. In Italia la Campagna per la riforma della Banca mondiale (CRBM), Fair e Manitese, tra i promotori della rete nazionale "L'Africa non è in vendita!", saranno in prima linea, chiedendo al Parlamento italiano di dire la propria su questi accordi e colmare il deficit di democrazia che caratterizza la loro conduzione. Da dove vengono gli EPA Inseriti negli accordi di cooperazione post-coloniali, gli EPA rappresentano il loro pilastro di cooperazione commerciale. La logica che guida questi accordi è quella di azzerare le ?facilitazioni' al commercio assicurate dai vecchi patti per non infrangere le regole della Organizzazione Mondiale del Commercio, che prescrive che nessun Paese possa avere garantite da un altro condizioni commerciali ?protette'. Come ormai venti anni di politiche di liberalizzazione commerciale imposte da Banca mondiale e Fondo monetario hanno ormai ampiamente dimostrato, però, l'apertura indiscriminata dei mercati elimina ogni possibilità di sviluppo dei mercati locali e regionali e di un'offerta locale di beni e servizi, soprattutto se il livello di sviluppo socio-economico è così asimmetrico come nel caso Ue-ACP. I rischi dei nuovi accordi Secondo CRBM, Fair e Mani Tese, sono ancora troppi i temi sui quali le parti negoziali non hanno trovato un accordo e la Commissione sta accelerando in maniera ingiustificata le trattative per terminare entro dicembre, minacciando un peggioramento delle preferenze commerciali qualora tale data fosse superata senza una firma degli EPA. L'assenza da parte della Commissione al commercio della previsione di un piano alternativo in caso di slittamento della scadenza dei negoziati per mantenere le vecchie preferenze per i Paesi in via di sviluppo, rappresenta una palese violazione della Carta e dello spirito dell'accordo che obbliga l'Europa a non peggiorare il livello di preferenze accordate. L'ostinazione europea di prevedere nelle bozze di accordi misure vincolanti in materia di servizi e investimenti, inoltre, non è giustificata da nessuna norma WTO. L'Europa sembra vole raggiungere con gli EPA una sorta di ?WTO-Plus', cioè una versione ancora più stringente di quegli stessi accordi arenati alla WTO proprio per l'opposizione dei Paesi più poveri. Se la competitività europea, però, passa da accordi di libero scambio con tutte le regioni del pianeta, la logica di sviluppo lascia il passo alle esigenze dell'affermazione di interessi offensivi anche in regioni come quelle ACP, dove l'Ue si ostina di affermare di non averne. Secondo le tre organizzazioni, "il minimo che può essere fatto per ritornare agli obiettivi originari di cooperazione sarebbe l'esclusione dei Temi di Singapore da impegni negoziali vincolanti, prevedendo, come fa l'ultimo Accordo di Cotonou, solamente la dimensione di cooperazione e sostegno finanziario; l'esclusione dei servizi essenziali dalla liberalizzazione e la previsione delle flessibilità garantite nell'accordo GATS della WTO, che l'Ue vuole eliminare; e lo slittamento delle scadenze negoziali con la previsione di un regime di transizione che garantisca un accesso equivalente per gli ACP ai mercati europei come quello previsto da Cotonou". Il ruolo del Parlamento Italiano Il parlamento italiano ha l'opportunità di assumere un ruolo di indirizzo autorevole per il governo rispetto agli accordi APE, colmando il vuoto di partecipazione democratica che ha caratterizzato questi cinque anni di negoziato. È importante che lo faccia subito, senza che temi importanti come lo sviluppo africano vengano delegati ala logica economicista della Commissione che ha dimostrato negli anni la sua inadeguatezza e che è anche alla base dell'attuale stallo dei negoziati commerciali multilaterali della WTO. Che cosa succede in Italia: incontro alla Camera e Azione telematica Giovedì 27 al centro delle mobilitazioni in Italia si terrà una Conferenza stampa organizzata presso la Camera dei deputati alla presenza dei Parlamentari delle Commissioni Esteri, Agricoltura ed Attività Produttive, ospite la presenza l'on. Sabina Siniscalchi (PRC), con Saliou Sarr, contadino senegalese rappresentante della rete dei contadini africani ROPPA e con rappresentanti della Campagna L'Africa non in vendita!, tra cui CRBM, Fair e Manitese, e della campagna EuropAfrica. Per partecipare alla conferenza stampa contattare Paola De Meo (demeo@terranuova.org, tel + 39 3285686740) e visitare il sito www.europafrica.info Inoltre un'azione telematica propone a tutta la società civile di inviare un messaggio al primo ministro protoghese José Socrates Carvalho Pinto de Sousa, il cui Paese detiene la presidenza di turno della Ue. Tutte le informazioni per questa azione sono reperibili sul sito www.tradewatch.it

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