"Tu voltati, voltati sempre a guardare l'altro!". Le parole di Liliana Segre. (Scopri di più su:
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Responsabilità contro indifferenza. Oggi come ieri scegliamo di accogliere. Questo il titolo dell’incontro che, con l’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano, abbiamo organizzato per celebrare il Giorno della Memoria 2018.
Una mattinata intensa al Teatro Elfo Puccini di Milano, alla presenza di 500 studenti, in cui si sono alternate testimonianze del passato e del presente, per sottolineare la continuità che lega la Shoah agli altri genocidi del ‘900 e ai crimini contro l’umanità che ancora oggi vengono commessi.
Dopo avere ascoltato il vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah Roberto Jarach, che ha raccontato l’esperienza di accoglienza dei migranti arrivati a Milano tra il 2015 e il 2016, abbiamo scelto di onorare Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto e appena nominata Senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, leggendo le parole con cui lei stessa spiegava il perché della parola INDIFFERENZA, presente a caratteri cubitali all’ingresso del Memoriale di Milano.
Riportiamo di seguito le parole di Liliana Segre:
…indifferenza, ricordo i discorsi che facevano i miei familiari al tempo delle leggi razziali e questi discorsi tenuti a voce bassa, con un senso profondo di malinconia, con quel pessimismo che purtroppo ha segnato la mia famiglia nelle scelte e nelle decisioni (infatti siamo andati a finire tutti molto male esclusa me), è stato come un cappio al collo che ho avuto tutta la vita. I pochi giusti che sono rimasti amici e quelli che hanno sfidato i pericoli gravissimi di allora sono veramente "Giusti" da ricordare. Perché non era facile, allora, stare con i perdenti. La vita è così: i vincenti, i vincitori, hanno un'infinità di persone che li seguono, hanno un'infinità di amici, di ammiratori e di servi sciocchi; perché c'è tutta un'umanità interessata, un'umanità stupida, un'umanità che sceglie, appunto, i vincenti.
Ma stare vicino ai perdenti, stare vicino ai poveri e stare vicino ai malati, è molto più difficile.
Oggi che assistiamo, non del tutto impotenti e non del tutto indifferenti, a quello che sta succedendo a queste povere persone che cercano asilo, che cercano aiuto, che cercano conforto, nell'Europa ricca e che butta via la roba da mangiare, che spreca, che compra, che ha gli armadi pieni eppure continua a comprare, rimaniamo un po' sbalorditi.
Oggi forse non c'è quell'indifferenza che c'era allora perché comunque se ne parla.
È già molto importante che se ne parli, che ne parli il Papa, che ne parlino i vari presidenti che si incontrano. Magari poi non si conclude niente, però se ne parla.
Quando il memoriale della Shoah stava muovendo i primi passi, proprio all'inizio, tra le tante ipotesi che si facevano, su quel muro di ingresso si pensava di scrivere: "Mai più", "Pace", "Libertà", le parole che tutti conosciamo, in cui tutti speriamo. Ma avevo talmente sofferto prima, durante e dopo la persecuzione, sempre; anche dopo; anche adesso: avevo talmente sofferto dell'indifferenza rispetto a quello che persone come me, colpevoli solo di essere nati ebrei, avevano dovuto sopportare. Dolori, torture, sofferenze e morte.
Tutto nell'indifferenza generale.
Devo dire di avere molto, molto insistito per vedere, prima di morire, la scritta che oggi accoglie le persone che giungono al Memoriale della Shoah: "Indifferenza". Questa parola …stupisce molto chi arriva. E mi fa piacere che stupisca, perché lo stupore porta ad acquisire maggiore consapevolezza. Se quella scritta smettesse di stupire non ci sarebbe più speranza. I ragazzi chiedono: "Ma perché c’è scritto indifferenza?".
E io, perché subito possano avere una risposta, vorrei che quella scritta recasse una postilla: "Tu voltati, voltati sempre a guardare l'altro!"
La lettura è stata effettuata dagli studenti del corso di teatro del liceo G.B. Grassi di Saronno (VA).