Impresa sociale anno uno: imprenditoria sociale in continua crescita con 93 mila organizzazioni attive nel settore. le cooperative sociali impiegano oltre 380 mila addetti.

L’appuntamento promosso da CGM e VITA insieme a Social Impact Agenda per l’Italia, Innovare per Includere è stato dedicato ai cambiamenti dell’impresa sociale, alle prospettive dei nuovi modelli di business e alla narrazione di esperienze innovative di impresa sociale

Milano. Il fenomeno dell’imprenditoria sociale è in grande crescita in Italia: sono infatti ben 92.799 i soggetti operanti in questo settore nel nostro paese. Come emerge dal position paper “Valore potenziale dell’impresa sociale” di Social Impact Agenda per l’Italia curato da Paolo Venturi, direttore di AICCON, presentato oggi a BASE in occasione dell’evento Impresa sociale anno uno, promosso da CGM e VITA magazine insieme a Social Impact Agenda per l’Italia, Innovare per Includere con il sostegno di Intesa Sanpaolo e in partnership con il Gruppo Unipol, bisogna ricomprendere nella categorizzazione non solo le imprese sociali giuridicamente riconosciute, ovvero le cooperative sociali (quantificabili in 16.918 unità) e le imprese sociali ex lege (1.874) ma anche le organizzazioni non profit market oriented (11.940), le imprese for profit operanti nei settori dell’impresa sociale(61.776), le startup innovative a vocazione sociale (160) e le società benefit (131).

Restringendo l’analisi alle sole cooperative sociali, che ai sensi della riforma sono ora riconosciute come imprese sociali di diritto, è interessante notare fra il 2011 e il 2015 come queste siano aumentate del 30% incrementando sensibilmente anche il numero di addetti, passato da 320.513 a 383.828 unità. Nello stesso periodo, circa 62.000 organizzazioni attive nel non profit hanno cessato la propria attività: oltre alla loro natura giuridica, gli elementi che incidono maggiormente e positivamente sulla sopravvivenza dei soggetti del terzo settore sono legati a una maggiore complessità organizzativa: maggiori risorse economiche e umane, radicamento sul territorio, lavoro con o per la Pubblica Amministrazione e forte orientamento per risposta al disagio.

Quello dell’economia sociale è sicuramente tra i fenomeni più interessanti nello scenario economico internazionale dell’ultimo decennio, un modello che si propone di armonizzare libero mercato e giustizia sociale, coniugando dimensione collettiva e ricerca del profitto, sostenibilità e capacità di attrarre investimenti. La stessa tendenza è osservabile anche a livello europeo, dove le imprese attive nel terzo settore sono oltre 3 milioni e i posti di lavoro generati da questo settore sono il 6,5% del totale.

Il Gruppo Cooperativo CGM è stata la prima organizzazione del non profit in Italia a riconoscere l’ibridazione fra modelli economici come motore di una nuova fase di sviluppo e crescita dell’imprenditoria a matrice sociale. L’impresa sociale può giocare un ruolo decisivo per lo sviluppo creando innovazione e producendo occupazione, specialmente dopo la riforma del Terzo settore: per farlo, dovrà cogliere le opportunità offerte dell’ampliamento dei settori in cui è legittimata ad operare e dalla possibilità di stringere alleanze e aprire la governance a una pluralità di soggetti.

La giornata – La prima parte di Impresa sociale anno uno è stata dedicata alla presentazione del position paper “Valore potenziale dell’impresa sociale” e alla tavola rotonda a cui hanno partecipato Giovanna Melandri (Presidente Social Impact Agenda per l’Italia e di Human Foundation), Cristina Tajani (Assessore alle Politiche del lavoro, commercio e attività produttive del Comune di Milano), Davide Invernizzi (Direttore Area Servizi alla persona di Fondazione Cariplo), Mario Calderini (Politecnico di Milano), e Lucia Dal Negro (Innovare per Includere – Delab).

Nel pomeriggio, dopo i saluti di Maria Luisa Parmigiani, Sustainability Manager del Gruppo Unipol, è stata la volta del racconto “in diretta” di alcune esperienze innovative di imprenditoria sociale, a testimonianza di una vitalità che ora nella nuova legge può in molti casi trovare un “ambiente” in cui esprimersi al meglio. Sono state otto le narrazioni in presa diretta di innovazione sociale, fatte dai rispettivi protagonisti. Innovation stories, questo il titolo della sessione pomeridiana, che ha presentato i volti, le parole e le immagini di esperienze di innovazione sociale è stato condotto da Riccardo Bonacina, presidente di VITA, e da Maria Grazia Campese, presidente di Spazio Aperto Servizi. «C’è una grande vitalità nel mondo del sociale in Italia. E un momento come questo vuole essere una rappresentazione non solo di belle esperienze, ma di un’intelligenza diffusa capace di coniugare innovazione e solidarietà e di disegnare alleanze inedite e fruttuoso di coproduzione di beni e servizi», dice Riccardo Bonacina.

Innovation stories è stata anche l’occasione per lanciare un’esperienza nascente come quella di OPENCARE: Costantino Bongiorno, fondatore di WeMake ha presentato il progetto collaborativo che accoglie i bisogni di cura, coprogetta le possibili soluzioni con i cittadini e realizza prototipi open, condividendoli con le comunità.

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