Giusto nel significato di decidere di assumersi la cura, la responsabilità dell’altro, perché senza la qualità della relazione non c’è riconoscimento dell’uomo con l’uomo, quindi non c’è futuro. (Scopri di più su:
Gariwo.net)
- Analisi di Annamaria Samuelli, responsabile della commissione didattica di Gariwo
"La differenza tra un giardino e il deserto, non è l’acqua ma l’uomo", ha affermato l’ambasciatore d'Italia a Tunisi Raimondo De Cardona.
La stessa possibilità di vita dipende dalla nostra scelta morale, e i Giusti sono “profeti” della disposizione morale con cui affrontare il futuro. Hanno agito per lo più con motivazioni e gesti individuali nel contesto a loro dato. Riunendo i Giusti nei Giardini, trasformiamo l’agire individuale in un agire comune e se vogliamo dare efficacia all’azione dei Giusti dobbiamo metterci nell’ottica dell’agire comune.
È anche il senso di una giornata dedicata a GariwoNetwork che chiama i creatori dei Giardini, gli insegnanti, gli studenti, i rappresentanti delle Istituzioni e della società civile ad una riflessione comune sulla Responsabilità del nostro tempo: metterci insieme, cogliere la sfida di GariwoNetwork per dare forza al nostro messaggio: trasformare le scelte individuali in memoria e responsabilità comune.
La mondializzazione ha creato una comunità di destino e viviamo - come afferma il filosofo Edgar Morin - "una crisi dell’umanità che non riesce ad essere umanità e la coscienza umana nel senso intellettuale e morale è regredita un po’ ovunque".
Fare un Giardino dei Giusti significa coltivare insieme il nostro futuro, "adoperarsi con coraggio per andare oltre il modello di ordine sociale prevalente", come ha affermato Papa Francesco rivolgendosi ai membri dell’Accademia di Scienze Sociali. Se è vero che non si deve ironizzare sul “buonismo” come ha osservato Anna Foa, è anche vero che sembra giunto il tempo non di aggiustamenti o di piccole correzioni, ma di un cambiamento di rotta, di un orientamento diverso, a largo spettro, individuale e collettivo, nella scuola nella società, nella politica.
L’impegno della commissione didattica di Gariwo è strettamente legato al piano dell’esperienza che vede il coinvolgimento di insegnanti e studenti. Gli insegnanti conoscono bene il valore delle “buone pratiche” che attivano gli studenti in prima persona. Lavorare sui Giusti comporta l’adozione di tali pratiche.
Il Giardino
Il giardino del Monte Stella di Milano è un luogo fisico di ricerca, dialogo, scoperta. Vive delle figure esemplari di donne e uomini che hanno immesso nella storia atti di bene e che ci insegnano a prenderci cura uno dell’altro. Il bene vive quando lo si compie.
Nel Giardino di Monte Stella e in tutti gli altri Giardini in Italia e nel mondo, i Giusti prendono vita perché scegliamo la memoria del bene eperché la memoria sia operante deve essereconiugata col presente.
Ma chi fa vivere veramente i giusti ?
Volti di studenti, piccoli e grandi che si avvicendano nelle visite guidate, volti carichi di curiosità, di voglia di sapere, ma anche di ascoltare e raccontare storie, storie di vite coraggiose, di salvatori, testimoni di verità. Li sollecitiamo con i loro insegnanti ad adottare un Giusto, a diventare amici dei Giusti, a toglierli dall’oblio. Si avvia un processo di identificazione e di scoperta: si può dire no al male. La memoria del bene si carica di domande: davanti agli alberi e ai cippi dei Giusti i giovani si interrogano. Avvertono che c’è un mondo interiore che custodisce “un patrimonio” che in certi momenti prende vigore, ti fa vincere la paura, ti porta a compiere determinati atti con una forza che non sapevi di possedere, alimenta positivamente lo stare insieme. Il cammino di costruzione dell’identità dei giovani può contare su una vera e propria risorsa: gli atti dei Giusti che hanno esercitato la libertà di scelta.
Le domande nascono davanti ai cippi e agli alberi dedicati ai Giusti, più spesso davanti al cippo di Sophie Scholl: Chi le ha dato il coraggio di questo gesto?. Sophie Scholl è una figura con la quale gli studenti si relazionano in modo empatico. Parlare in modo astratto di capacità di ribellarsi, di generosità, altruismo, solidarietà, è poco efficace. I Giusti veicolano valori “agiti” nel contesto dell’esperienza.
Un’altra domanda, a volte esplicita, a volte implicita che traspare dai loro volti: Ma cosa possiamo fare noi oggi? Questo l’interrogativo cruciale che ci pone di fronte al valore delle storie dei Giusti: attingere agli esempi dei giusti ci dà una mano nella nostra vita quotidiana, ci aiuta a capire a che punto siamo arrivati nel nostro percorso, nel nostro relazionarci all’altro; ci dà anche il coraggio di accettare i nostri errori e di cambiare. L’esempio dei Giusti apre la strada all’agire responsabile.
I testimoni
“Giovani, innamoratevi della libertà": la voce di Don Giovanni Barbareschi, onorato al Monte Stella nel 2014, ribelle resistente, grande educatore, si eleva forte e chiara tra gli alberi di Monte Stella e l’ascolto teso e silenzioso di più di 800 giovani era ed è per tutti noi un grande messaggio.
Vera e propria boccata di ossigeno per i giovani; sui loro volti e nei loro sguardi la voce dei testimoni lascia tracce visibili. Ascoltare i testimoni elimina i preconcetti ideologici; autenticità e verità diventano le cifre dell’esperienza: quello che si dice si può mettere in atto e si scopre la forza insita negli atti, nelle cose fatte, testimoniate, la priorità dell’azione come scelta libera.
Le parole dei testimoni portano i giovani a prendere le distanze da se stessi, a cogliere il valore della relazione personale, “dello sguardo amorevole” per citare David Grossman che parlando di Se questo è un uomo, un libro che indica “un modo non solo di osservare la vita ma di viverla”, ci invita a seguire l’esempio di Lorenzo, quando guardiamo le tragedie dei diseredati di oggi. Lorenzo guardò Primo Levi “con gli occhi di un uomo e si ritrovò davanti un uomo”…”occhi benevoli che credono in noi, ci suggeriscono una possibilità di tipo diverso, celata persino a noi…una possibilità nella quale non osiamo più sperare…” [1]
La voce dei testimoni fa capire ai giovani che è possibile assumersi una responsabilità verso la sofferenza, che è possibile agire.
Giornata dei Giusti
Ogni anno organizziamo per gli studenti la Giornata dei Giusti del mondo. Non sovrapposta al 27 gennaio, richiama la Shoah e gli altri genocidi del Novecento in un percorso dal passato al presente, che vede il momento della testimonianza e insieme la restituzione dei lavori degli studenti sui giusti scelti. Un'occasione di scambio e riflessione collettiva. Tante scuole e tante classi che si confrontano scoprendo il valore di una memoria capace di confrontarsi col male con grande serietà, ma senza fermarsi all’indignazione, perché si tratta di una memoria appoggiata solidamente sul terreno esemplare dell’agire dei giusti. Non emozioni che vagano senza contenuti ai quali appoggiarsi, lasciando spazio a pulsioni istintive dannose per sé e per gli altri. Le storie dei Giusti li aiutano a considerare i segni della violenza e del male al loro sorgere, a reagire alle parole malate. Scoprono che c’è una via, un nuovo orientamento, un modo per cambiare a livello personale, nelle relazioni con gli altri e nel mondo che li circonda.
Nella Giornata della Memoria e anche in altre iniziative che proponiamo, l’esercizio di pensiero degli studenti diventa esercizio di libertà. E talvolta condividono con noi riflessioni e interrogativi, come nel caso di Caterina, allora studentessa del Liceo Volta che ci ha inviato una pagina di riflessione intitolata “Libertà e Memoria”. Le testimonianze dei giusti avevano fatto si che lei potesse interrogarsi in modo critico sul comportamento suo e dei compagni allorché in tram avevano assistito a una aggressione senza reagire, anzi, scesi precipitosamente alla prima fermata si erano tutti lamentati che il mondo faceva schifo, che non c’erano valori, che i politici erano corrotti ecc.
Questa la sua conclusione: non abbiamo la forza e la voglia di vivere la libertà che persone prima di noi hanno conquistato a caro prezzo. Le storie di questi grandi sono troppo recenti per essere ignorate, perché il loro tempo potrebbe essere anche ora.Potrebbe essere in Siria, in Uganda e in altri mille Paesi. Questa giornata è stata un primo passo per riflettere, per cambiare. Forse un esercizio di pensiero può diventare un esercizio di libertà.
Ci sono, tra tante altre, le riflessioni delle studentesse e degli studenti del Liceo Tito Livio di Milano inviate al sito di Gariwo dopo avere partecipato all’intero ciclo degli incontri su “La crisi dell’Europa e i giusti del nostro tempo”, ciclo che si è concluso con la proposta della Carta delle Responsabilità 2017.
Colpito dalla testimonianza di Hamadi Ben Abdesselem, Pietro - uno degli studenti - scrive: Hamadi non ha esitato a mettere a rischio la sua stessa vita per aiutare degli sconosciuti, a cui non ha chiesto provenienza, religione, ceto sociale, ma che ha semplicemente riconosciuto come Uomini.
Tecla invece ci dice:piccole azioni e alla fine la somma di queste possono fare la differenza…i Giusti, persone che al tempo dell’odio, dell’indifferenza, dei muri, riconoscono la debolezza dell’uomo, la sua insufficienza nel vivere da solo… in nome di questo, in nome dell’Umanità, agiscono.
Cosi scrive poi Paolo: I Giusti. La crepa nel male del nostro mondo, l’anomalia che tiene insieme l’Umanità e non le permette di distruggersi con le sue stesse mani.
Ogni anno giungono a Gariwo i lavori del concorso “Adotta un Giusto”, materiali preziosi che parlano di atti di bene e che vanno custoditi come si custodiscono i beni preziosi, perché sono voci e gesti di giovani che difendono il nostro futuro.
Abbiamo bisogno degli insegnanti, degli studenti, dei creatori di Giardini dei Giusti di tutta l’Umanità perché l’idea forte di Gariwo possa essere messa in atto.
Le storie dei Giusti di ieri e di oggi aiutano le donne e gli uomini del futuro ad essere responsabili, solidali, fiduciosi e creativi: liberi.
Note al testo:
[1] La repubblica, 5 novembre 2017, Robinson, pag. 14