Welfare di comunità ad elevato impatto sociale: il ruolo delle Fondazioni di origine bancaria. (Scopri di più su:
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- Articolo di Paolo Venturi, direttore AICCON e Sara Rago, coordinatrice area ricerca AICCON
Le Fondazioni di origine bancaria (FOB) in Italia sono nate (all’inizio degli anni Novanta con la Legge Amato (Legge n. 218/1990) per perseguire un obiettivo di natura filantropica al fine di facilitare e supportare uno sviluppo sociale, culturale, civile ed economico dei propri territori di riferimento. Ogni anno le FOB elargiscono attraverso erogazioni filantropiche oltre 1 miliardo di euro a sostegno di soggetti del Terzo settore o istituzioni pubbliche (come è possibile leggere qui).
Nel tempo, è andato crescendo il ruolo che le FOB possono svolgere nella costruzione del nuovo welfare di comunità (Rago e Venturi, 2016), un modello di welfare che supera quello tradizionale, realizzato da una pluralità di attori, sostenibile, equo, accessibile e promotore di comportamenti responsabili e di cittadinanza attiva.
Tale modello, che porta il welfare ad essere un ambito produttivo in grado di generare occupazione, valore sociale ed economico, comporta la necessità di: interrogarsi sull’efficacia e sull’efficienzadegli strumenti di intervento sociale attualmente in uso; promuovere l’autonomia delle persone; concorrere alla creazione di funzionali sistemi di governance comunitaria e di erogazione dei servizi. All’interno di questo scenario evolutivo, il ruolo delle Fondazioni di origine bancaria si gioca principalmente su tre ambiti:
1. la promozione di percorsi di innovazione del sistema di welfare;
2. la costruzione di reti sociali;
3. l’amplificazione dell’impatto prodotto per la comunità.
Il bando “Territori di Comunità” della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì
In tale prospettiva si inserisce il bando realizzato dalla
Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, “Territori di Comunità” (4° e 5° ed., realizzate rispettivamente nel 2015 e nel 2017) e volto a elargire erogazioni a progetti di durata biennale per l’implementazione e il funzionamento centri educativi e aggregativi, oratori ed doposcuola sul territorio di riferimento. Con tale bando, la Fondazione ha voluto incentivare la promozione della costruzione di welfare di comunità attraverso il finanziamento di attività in grado di consolidare i legami sociali sul territorio di riferimento. Obiettivo principale è del bando è stato quello di contrastare la vulnerabilità, fenomeno crescente e caratterizzato principalmente da una scarsa densità relazionale ancor prima che da una mancanza in termini di risorse economiche (Rago e Venturi, 2012), attraverso progetti volti ad affrontare i temi dell’intergenerazionalità, dell’educazione civica, dell’educazione alla cura del sé, dei luoghi e degli spazi in cui le attività si svolgono nonché dei beni comuni del territorio.
A tal fine, la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, attraverso il bando promosso, ha cercato di facilitare il consolidamento delle reti esistenti ed incentivare la nascita di nuove in particolare attraverso i fattori relazionali, ovvero quegli elementi che determinano la capacità delle organizzazioni coinvolte all’interno della rete di cooperare e partecipare a forme aggregative qualificando la rete stessa. In tale ottica, i centri educativi e aggregativi, gli oratori ed i doposcuola vengono concepiti come luoghi sul territorio in cui si creano occasioni nelle quali le giovani generazioni rivestano un ruolo centrale, da protagoniste. In altre parole, luoghi in sinergia con le realtà territoriali e in linea con i progetti esistenti, in cui si offrono a bambini ed adolescenti servizi formativi e ricreativi nonché di supporto a problematiche legate alla loro età per sostenerli nel difficile percorso del diventare adulti/cittadini responsabili. I centri si connotano, infatti, da un lato, come luoghi in cui si realizza la convivenza di giovani portatori di grandi differenze – nazionalità, lingue, culture, religioni – e si sviluppano possibilità formative ed occasioni di svago(funzione aggregativa); dall’altro, come luoghi deputati all’intercettazione precoce delle situazioni di disagio per ridurre il rischio di esclusione sociale e di dispersione scolastica dei beneficiari (funzione preventiva).
Strumenti di valutazione orientati all’impatto
Il bando, realizzato su tali premesse concettuali, ha stimolato la risposta di idee progettuali fortemente orientate da una logica di generazione di impatto sociale rispetto al sistema di welfare territoriale. Ciò è stato reso possibile dal fatto il bando sia stato concepito non solo come strumento di “comunicazione” unidirezionale nei confronti dei potenziali partecipanti, bensì come strumento strategico improntato alla produzione di impatto sociale attraverso due elementi che hanno contribuito in tal senso:
la costruzione del bando come esito di un percorso di stakeholder engagement, che ha visto la Fondazione confrontarsi durante una serie di incontri (precedenti la stesura del documento) volti a comprendere i principali bisogni espressi da parte dei soggetti presenti sul territorio di riferimento nell’ambito oggetto di erogazione da parte della Fondazione;
l’implementazione all’interno del bando di un sistema di valutazione di merito delle idee progettuali pervenute attraverso una griglia di valutazione contenente dimensioni in grado di osservare il loro impatto rispetto alla comunità e i territori di riferimento e il punteggio massimo ottenibile per ognuna (Tabella 1).
Relativamente a questo secondo elemento, la griglia è stata sviluppata al fine di osservare 4 ambiti oggetto di valutazione. Il primo, l’impatto sui beneficiari, ha permesso di verificare in che modo i centri educativi e aggregativi, gli oratori e i doposcuola parrocchiali possano essere concepiti come luoghi di realizzazione di politiche attive volte a favorire la crescita dell’autonomia e dello sviluppo della personalità dei giovani, prevedendo al contempo modalità specifiche per la restituzione alla collettività di quanto realizzato a beneficio della comunità stessa. Per verificare l’efficacia della realizzazione di politiche attive è stato valutato il numero di bambini/famiglie coinvolte rispetto al territorio di riferimento nonché le modalità di restituzione volte alla responsabilizzazione dei beneficiari e delle loro famiglie previste dai centri.
Il secondo ambito considerato è stato quello relativo all’efficacia e all’appropriatezza in termini di qualità dei servizi offerti, esaminandone le professionalità coinvolte per l’erogazione del servizio (sia in termini quantitativi che qualitativi) nonché ai luoghi designati per la realizzazione e l’erogazione dei servizi (ad esempio, accessibilità in termini di orari di apertura).
La rete e il coinvolgimento della comunità è stato il terzo ambito di valutazione delle idee progettuali rispondenti al bando. La funzione dei centri può essere espletata nella sua interezza solamente all’interno dell’attivazione di una dimensione comunitaria che vede il coinvolgimento di tutti gli stakeholder che orientano lo sviluppo dei giovani a differenti livelli, attuando così una logica di co-produzione dei servizi. Tale dimensione è stata valutata a partire dall’osservazione delle modalità di coinvolgimento attivo delle famiglie dei beneficiari dei servizi, nonché dei rapporti instaurati dai centri educativi e aggregativi, dagli oratori e dai doposcuola parrocchiali con le scuole piuttosto che con la pubblica amministrazione locale e altri soggetti del Terzo settore al fine di comprendere le sinergie esistenti tra le diverse realtà presenti sul territorio. A completamento della presente valutazione è stato inoltre rilevata l’intenzione di impiegare o meno volontari per la realizzazione delle attività offerte.
Ultimo ambito di valutazione è stato quello relativo alla fattibilità e alla sostenibilità dei servizi offerti: i centri sono chiamati a confrontarsi con una ricomposizione delle risorse a loro disposizione, all’interno di una prospettiva che vede sempre più, da un lato, una riduzione dei contributi di natura pubblica e, dall’altro, una compartecipazione economica degli stakeholder nella costruzione dei servizi. A tal proposito la Fondazione ha ritenuto opportuno verificare le modalità attraverso cui i centri intendevano ricombinare le differenti fonti a loro disposizione per implementare nuovi servizi/proseguire con l’erogazione della propria offerta (co-finanziamento) al fine di garantire la sostenibilità nel tempo delle attività progettuali ed una sempre minore dipendenza della loro realizzazione da erogazioni monetarie di soggetti terzi.
Riferimenti: