- Consegnare tempestivamente le cure di cui hanno bisogno è una sfida medica e logistica senza pari, che affrontiamo ogni giorno nei conflitti. Come organizzazione indipendente possiamo farlo solo grazie a chi ogni giorno sceglie di sostenere la nostra azione. (Loris de Filippi. Presidente MSF Italia)
Ogni giorno i nostri operatori umanitari sono al lavoro nei principali teatri di guerra in tutto il mondo per soccorrere le popolazioni colpite. Impegnati il più vicino possibile alla linea del fronte, forniscono cure mediche e chirurgiche ai feriti o ai malati rimasti senza cure, fanno nascere bambini, offrono assistenza psicologica, migliorano le condizioni nei campi rifugiati. Un’azione difficile e rischiosa perché dall’Africa al Medio Oriente si combattono guerre senza regole che prendono di mira ospedali e civili, ormai le principali vittime di feroci guerre che non combattono. (Scopri di più su:
MediciSenzaFrontiere.it)
Per sostenere questa azione lanciamo la campagna di raccolta fondi “Cure nel cuore dei conflitti”: dal 20 ottobre al 13 novembre si possono donare 2 o 5 euro via SMS, 5 o 10 euro con chiamata al numero 45548 oppure
DONARE ONLINE. Il ricavato andrà a sostegno dei nostri progetti nei conflitti, in particolare in Yemen, Siria, Iraq, Afghanistan, Sud Sudan e Repubblica Centrafricana: bastano 2 euro per 15 garze con chiusura adesiva, 5 euro per 6 teli isotermici da sopravvivenza, 10 euro per un kit chirurgico per un’operazione di emergenza.
“Quando un paese è devastato dalla guerra, intere popolazioni vengono messe in ginocchio” dichiara Loris De Filippi, presidente di MSF. “Oltre ai feriti degli attacchi, tra cui donne e bambini colpiti nelle loro stesse case, ci sono comunità assediate senza cibo e beni essenziali. E se un ospedale viene distrutto, a migliaia restano privi di assistenza medica, anche per una malattia o per far nascere un figlio. Consegnare tempestivamente le cure di cui hanno bisogno è una sfida medica e logistica senza pari, che affrontiamo ogni giorno nei conflitti. Come organizzazione indipendente possiamo farlo solo grazie a chi ogni giorno sceglie di sostenere la nostra azione.”
Il nostro intervento in contesti di guerra
I contesti di guerra e instabilità interna rappresentano il 55% delle attività di MSF. In Yemen, dove 18 milioni di persone hanno bisogno di aiuti umanitari e oltre la metà degli ospedali non è più in funzione, MSF ha effettuato oltre 451.000 visite mediche e interventi chirurgici nel 2016 e oggi combatte la peggiore epidemia di colera mai registrata nel paese, che da aprile ha colpito più di 500.000 persone. In Iraq, a Mosul, MSF si è spinta vicinissimo alla linea del fronte per curare i feriti (tantissime donne e bambini) attraverso unità di emergenza e chirurgiche, e oggi continua a gestire tre strutture sanitarie.
In Siria MSF è una delle poche organizzazioni mediche presenti nel governatorato di Raqqa e nell’area nordorientale, dove migliaia di civili sono intrappolati da una guerra infinita che non risparmia nessuno. In Afghanistan, dove il 40% delle donne non riceve assistenza in gravidanza, MSF assiste 5.500 parti ogni mese. E poi ci sono i conflitti africani, come quelli in Repubblica Centrafricana (devastata da una violenza diffusa che ha causato oltre 600.000 sfollati e oltre mezzo milione di rifugiati), o in Sud Sudan (in tre anni due milioni di sfollati e due milioni di rifugiati), dove le difficoltà di azione sono aggravate da complesse sfide logistiche, carestie, violenze senza quartiere, e dove le équipe di MSF riescono a portare cure e vaccinazioni anche nelle aree più remote e inaccessibili.
“Non avevo mai visto così tanti pazienti con ferite così serie tutti insieme in una giornata. Vedere dei bambini in quelle condizioni è stato davvero duro” racconta Chiara Burzio, coordinatore medico di MSF in Iraq durante i giorni dell’offensiva di Mosul. “Nella clinica ho potuto toccare con mano quanto in concreto possiamo aiutare questa popolazione, nel rinascere e anche nel ritrovare un po’ di gioia per andare avanti.”