A due giorni dall'inizio dell'anno scolastico si riaccendono i riflettori su un problema che oggi riguarda la maggior parte dei figli adottivi: i pregiudizi sull'inserimento sociale e le presunte difficoltà di apprendimento dei bambini stranieri.
Proprio oggi è stato esposto ad AiBi l'ennesimo caso di "esclusione" nei confronti di un bambino adottato. "Tanto è adottato, cosa ci si può aspettare?": è questa la lapidaria conclusione di una maestra che, il primo giorno di scuola, ha presentato in questo modo un figlio adottivo alla classe.
Purtroppo non si tratta di un caso isolato. Sono numerose le famiglie che, negli anni passati, si sono imbattute nelle difficoltà di inserimento dei figli a scuola, talvolta a causa dell'impreparazione dei docenti. Il momento scolastico che più mette in crisi il figlio adottivo è quello che riguarda le sue origini, quando la maestra, per introdurre il concetto di tempo e lo studio della storia, chiede le fotografie degli studenti da neonati, a volte perfino l'ecografia. Altro errore molto frequente degli insegnanti è quello di considerare l'adozione come una sorta di "patologia", relegando il bambino nella categoria dei minori a rischio. E' difficile valorizzare nel modo giusto l'identità dei figli adottivi, tuttavia la diversità non va ignorata, ma andrebbe piuttosto valorizzata con lavori specifici sulle differenti tradizioni culturali.
I bambini adottati non vengono dal nulla: hanno alle spalle una storia di vita, una comprensione del mondo filtrata da una lingua e una cultura differente da quella italiana.
Proprio per tentare di creare un luogo di ascolto e di confronto sul tema, da oggi AiBi mette a disposizione una sezione del proprio Forum - "Adozione e scuola" (http://www.amicideibambini.net/forum/default.asp) - in cui sarà possibile discutere di questi temi. E cercare di promuovere una cultura dell'accoglienza, anche tra i banchi di scuola.

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