Felicia aiuta i suoi bambini con i compiti. Villaggio SOS di Sucre, Bolivia.

«Quando sono entrata a far parte di SOS Villaggi dei Bambini, avevo richiesto di occupare la posizione di mamma, non di nonna SOS» dice Felicia, scherzando sulla quantità di tempo che ha passato nei Villaggi SOS. «I miei bambini sono cresciuti in fretta ed alcuni di loro mi hanno già dato dei nipotini».

Doña Felicia, buon giorno. Cosa sta facendo?
Sto controllando i quaderni dei miei bambini. Devo assicurarmi che tutti abbiano finito i loro compiti prima del rientro a scuola dopo le vacanze.

Mi racconti come è diventata parte dei Villaggi SOS. Un giorno, ascoltando la radio, ho sentito di una strana offerta di lavoro. Dicevano qualcosa del tipo «Abbiamo bisogno di donne single, di cuore generoso e responsabili per lavorare nel Villaggio SOS di Sucre». Si parlava anche di un «laboratorio per mamme SOS». Di primo acchito fui sorpresa. Ma dal momento che stavo cercando un lavoro, ha deciso di chiedere più informazioni.
In seguito ho visitato il villaggio e incontrato il direttore, un uomo serio e gentile che mi ha descritto il lavoro dettagliatamente. Mi piaceva l'idea di questa avventura, ma qualcosa mi spaventava: l'idea di prendermi la responsabilità di una famiglia come mamma SOS, così all'improvviso. «Oh Dio!», mi dicevo, «come potrò prendermi cura di così tanti bambini?».
Fortunatamente, il direttore mi ha spiegato anche che per diventare una mamma bisognava partecipare ad un corso di formazione intensivo: solo quando una donna è pronta può diventare una mamma SOS. Naturalmente sono stata felice di essere rassicurata.

Si ricorda degli inizi nell'organizzazione?
Sì: ho cominciato la formazione nel 1996. Per più di un anno mi sono dedicata a imparare i doveri di mamma, sia durante le lezioni teoriche sia con un tirocinio pratico. Più tardi ero mamma SOS nella mia prima famiglia. E' stata un'esperienza unica per me, una specie di conferma della fine del periodo di addestramento.
La mia figlia più grande era molto bella, lo ricordo molto bene. Mi aiutava ad accudire i bambini più piccoli. In verità aveva molta esperienza, poiché si era presa cura di loro, che erano i suoi fratelli, dopo la morte dei suoi genitori. Beh, posso dire che ho imparato molto anche da lei.
Come è stata la prima esperienza con i "suoi" bambini? Quasi tutti i miei bambini si sono trovati bene con me da subito. Ma in ogni cosa c'è sempre un'eccezione. Uno di loro era ostinato e disubbidiente. Il mio amore per lui è stato fortissimo, e la mia piccola pecora nera è cambiata. Ora è un figlio su cui si può contare.
Ma quel che mi ha davvero commosso fino a farmi piangere è stato sentirmi chiamare «mamma»: la più grande ricompensa della mia vita.

E dopo tutte queste esperienze e ricordi, come si sente?
Molto bene. E' come se la provvidenza avesse segnato la mia vita, chiedendomi di avere cura di bambini che ne hanno bisogno e tracciando un percorso verso la formazione di una famiglia: la mia famiglia, i miei bambini. Sapevo che dovevo rinunciare ad altre cose della mia vita, ma la ricompensa di essere madre è un sentimento molto speciale che solo la vocazione può dare.

Grazie mille per averci dedicato il suo tempo e congratulazioni, mamma Felicia.
Non c'è di che. Amo parlare della mia famiglia».

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