L’azzardo è sempre un azzardo. È un business che invece di creare benessere lo brucia, consumando i legami sociali e il risparmio. In un periodo di crisi (forse più strutturale che congiunturale), con l’accrescersi delle disuguaglianze economico-sociali, la contrazione del welfare e l’inasprirsi delle situazioni di bisogno anche estremo, per milioni di italiani il ricorso alla fortuna è stata un’illusoria opportunità per provare a rimettere le cose a posto. In poco più di 10 anni l’azzardo legalizzato ha portato un numero crescente di italiani a diventare giocatori abituali, un milione e mezzo dei quali, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è oggi affetta da disturbi comportamentali compulsivi. Per questo sono nate realtà come la Consulta Antiusura, il Movimento No Slot, Alea e la Campagna Slot Mob, che hanno evidenziato la pericolosità anche dell’azzardo “legale”, quello cioè offerto dallo Stato, che ha coperto “i buchi di bilancio promuovendo il gioco con una visione miope di breve periodo, senza valutare l’impatto sociale che questo comporta e, come al solito, se i profitti vanno in mano alle aziende che operano nel business, i costi sociali ricadono sulla collettività”, in primis quelli per la cura dei giocatori e la lotta alla criminalità organizzata, che ha sempre cercato di sfruttare questa gallina dalle uova d’oro.
Finalmente il 7 settembre è stata raggiunta un’intesa unanime nella Conferenza Unificata Stato, Regioni ed Autonomie locali su un nuovo documento con alcune proposte utili a ridurre i rischi di dipendenza dal gioco d’azzardo. Dopo più di un anno di difficilissima trattativa e dopo una prima ridicola bozza di accordo, adesso, per il Movimento No Slot, “La politica ha dovuto mettersi al passo con la società civile. Ci è riuscita? Evidentemente no. Ma qualche tema, qualche passo, in un’agenda che si vorrebbe piena solo di rabbia rancore o superficiali appelli a vuoto, siamo riusciti a farlo passare. A partire dalla trasparenza della discussione e del confronto […] su bozze non più nascoste o trafugate, ma online utili per la pubblica discussione”. Un principio di ascolto, insomma, è stato avviato sul tema del contrasto all'azzardo e alcune conquiste come la sussidiarietà nel contrasto, il valore delle leggi regionali e dei regolamenti comunali impugnate dal Governo fino a tre anni fa, il riconoscimento seppur parziale che tutto l’azzardo è un disvalore sociale e economico o la questione della trasparenza sui dati, sembrano oggi punti fermi del dibattito.
Per ora, stando al nuovo documento, si sa per certo che entro il 30 aprile 2018, verranno definitivamente tolte dal mercato oltre 142 mila macchine attraverso un processo di rottamazione. “Un’altra misura a lungo attesa è il dimezzamento, in tre anni a partire dall’intesa, dei punti di vendita del gioco pubblico, attualmente stimati in circa 100mila. Al termine del processo di riduzione, dovrebbero restare circa 55 mila punti gioco certificati sul territorio nazionale” ha spiegato la Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze (FeDerSerD). Secondo la proposta del Governo anche le Regioni e gli Enti locali potranno adottare, nei rispettivi piani urbanistici e nei regolamenti comunali, criteri che, per tutelare la salute e la pubblica sicurezza, siano volti a una equilibrata distribuzione nel territorio dell’azzardo legale, allo scopo di evitare il formarsi di ampie aree nelle quali l’offerta di gioco pubblico sia o totalmente assente o eccessivamente concentrata. Un altro elemento importante per la FeDerSerD e che finalmente “I controlli contro il gioco illegale saranno inaspriti, attribuendo competenze specifiche anche agli organi di polizia locale, attraverso un apposito potere sanzionatorio e l’attribuzione dei relativi proventi ai comuni”.
Per quanto riguarda invece l’azione preventiva e di contrasto al gioco d’azzardo patologico, il nuovo documento prevede di aggiornare e potenziare le prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette da disturbo da gioco d’azzardo. Per questo le realtà impegnate nella battaglia contro l’azzardo hanno chiesto al Governo "l’apertura di un confronto a livello europeo per una legislazione comunitaria omogenea sulla pubblicità dell’azzardo e di stabilire nuove norme per riconoscere il giocatore e la sua età consentendo la giocata esclusivamente attraverso la Carta Nazionale dei Servizi e la Tessera Sanitaria”, oltre ad eliminare la possibilità di inserire banconote dal valore superiore a 100 euro, prevedere nuovi interventi tecnologici per la salvaguardia del giocatore e il contrasto delle derive problematiche e patologiche.
Come ha ben capito il Movimento No Slot siamo davanti ad una svolta che per quanto insufficiente, non sembra ridursi solo al contrasto della patologia. Forse ormai è chiaro anche al Governo che il problema insito nel gioco d’azzardo è a monte, nelle scelte, ed è pertanto etico, politico, economico e al tempo stesso civile. Perché il gioco d’azzardo di massa, forse, trasferisce ricchezza, ma sicuramente non ne produce. Non solo, oltre ad essere in modo sempre più manifesto, una questione di salute pubblica, di legalità e di malessere familiare e sociale, la pervasività dei nuovi giochi a moneta rischia di compromettere destinazione e natura di luoghi da sempre ritenuti primariamente d’incontro e relazione, anziché solo di consumo, come lo sono stati per anni i bar o le sale d’attesa. Per questo speriamo che questo nuovo documento sia solo il punto di partenza di una futura legge condivisa dal Governo e dal Parlamento.