XXIV Giornata Mondiale dell’Alzheimer. La ricerca sull’Alzheimer continua ad essere una priorità in Italia. Airalzh Onlus presenta i primi risultati della ricerca e punta al rafforzamento della rete di giovani ricercatori nei Centri di Ricerca italiani.

In occasione della XXIV Giornata Mondiale dell’Alzheimer, Airalzh Onlus, Associazione Italiana Ricerca Alzheimer, presenta i primi risultati delle ricerche ottenuti dal network di giovani scienziati che hanno lavorato in 25 centri di eccellenza – distribuiti in 14 regioni italiane - grazie agli assegni erogati da Coop nel 2016 e banditi dall’Università degli Studi di Firenze.

“Siamo tutti consapevoli – afferma il Prof Sandro Sorbi, Presidente Airalzh - che i risultati della ricerca richiedono tempo, costanza e impegno. Un anno di attività è un tempo molto breve per attendersi importanti risultati, ma questi giovani ricercatori hanno profuso moltissimo entusiasmo raggiungendo già dei risultati apprezzabili e contiamo su questo progetto di rete, nel quale sono coinvolti consolidati centri di ricerca italiani - da molto tempo impegnati nello studio della malattia di Alzheimer e delle demenze - per rafforzare la speranza.”


I primi risultati delle ricerche

L’utilizzo di un pannello multigenico di Next Generation Sequencing (NGS) per lo studio dell’ereditarietà oligogenica nelle demenze degenerative ha permesso l’identificazione di nuovi fattori molecolari di rischio. La rilevanza di questo studio (ricercatrice Anna Bartoletti Stella del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Università di Bologna, Responsabile Scientifico Prof. Piero Parchi) è legata alla sua immediata traslazionalità, alla diagnostica e al counselling genetico delle demenze. L’applicazione di una metodica di sequenziamento del DNA di nuova generazione veloce, accurata e più economica rispetto alle tecniche tradizionali, ha dato risultati significativi che ne suggeriscono l’utilizzo per lo screening genetico dei pazienti con demenza ad esordio precoce o con sospetta eziologia genetica.

Nell’ambito dello studio di potenziali nuovi biomarcatori che potrebbero fornire una diagnosi precoce della malattia di Alzheimer, si è concentrata anche un’altra ricerca (ricercatrice Silvia Boschi del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università degli Studi di Torino, Responsabile Scientifico Prof Innocenzo Rainero) che considera le vescicole extracellulari derivate da liquor mediatori di proteine tossiche. I risultati aprono un interessante scenario sull’estensione di queste indagini anche in un altro fluido biologico più facilmente accessibile e ottenibile con metodiche meno invasive: la saliva. Le conclusioni che scaturiranno da questo studio permetteranno un miglioramento della diagnosi aprendo, nel contempo, la possibilità a nuove strategie terapeutiche in questa devastante malattia. I risultati forniranno la possibilità di discriminare pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer in diverse fasi da altre forme di demenza migliorando così la gestione terapeutica dei pazienti con l’attuazione di un nuovo design basato sulle vescicole extracellulari per la sperimentazione di nuovi composti.

L’approccio epigenetico allo studio della malattia di Alzheimer ha evidenziato, nei primi pazienti studiati, una ipermetilazione del gene MAPT che è assente nelle persone sane (ricercatrice Irene Piaceri del Dipartimento Neurofarba dell’Università di Firenze, Responsabile Scientifico Prof.ssa Benedetta Nacmias). I risultati che si otterranno dallo studio potranno fornire una iniziale comprensione sull’influenza dei fattori ambientali sullo sviluppo e progressione della malattia aprendo la strada allo sviluppo di nuovi strumenti diagnostici e terapeutici.

Due polifenoli presenti nell’Olio Extravergine di Oliva, l’Idrossitirosolo e l’Oleuropeina Aglicone, sono stati studiati per confermare il loro effetto come principi nutrienti in grado di contrastare la formazione delle molecole tossiche che normalmente si accumulano nel cervello (dott.ssa Manuela Leri - Dipartimento Scienze Biomediche Sperimentali e Cliniche dell’Università di Firenze). Il prosieguo della ricerca permetterà di convalidare e ottimizzare l’uso di questi polifenoli nella progettazione di farmaci efficaci nella prevenzione e nella cura della malattia.

E’ stata scoperta una proteina (CAP2) potenzialmente in grado di modificare i processi di memoria e apprendimento che vengono alterati nella malattia di Alzheimer (dott.ssa Silvia Pelucchi - Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli Studi di Milano). Questo studio permette di identificare un potenziale bersaglio farmacologico per prevenire la cattiva funzionalità dei contatti tra le cellule nervose delle prime fasi della patologia di Alzheimer.

E’ stata applicata ad un gruppo di pazienti una terapia non farmacologica non ancora introdotta in Italia - la Terapia di Stimolazione Cognitiva (Cognitive Stimulation Therapy - CST, Spector et al., 2003) - ed i primi dati dell’indagine evidenziano un miglioramento nel linguaggio e una riduzione dei disturbi comportamentali (dott.ssa Francesca Ferrari Pellegrini - Dipartimento di Medicina e Chirurgia Sezione di Neuroscienze dell'Università degli Studi di Parma). Convalidare l'efficacia di questa terapia permetterà di diffonderne l'utilizzo in Italia.

“Per contrastare e sconfiggere l’Alzheimer purtroppo non esistono ancora terapie risolutive - spiega il Prof Sorbi - Esiste solo la ricerca, unica arma per rallentare e bloccare la progressione della malattia e per effettuare diagnosi sempre più precoci e tempestive. Mi piace inoltre sottolineare che questi giovani ricercatori stanno studiando i meccanismi di protezione che se attuati fin da giovani riducono il rischio di ammalarsi quando saranno anziani!”

Per questi motivi, COOP ha annunciato di voler rinnovare, per il secondo anno consecutivo, il conferimento dei 25 assegni di ricerca che permetteranno alla rete di giovani ricercatori - estesa su tutto il territorio italiano - di proseguire gli studi nei settori della biologia, della ricerca clinica e delle biotecnologie.

L’attività di ricerca è molto ampia anche se si focalizza in particolare sui fattori di rischio correlati allo stile di vita e alle abitudini alimentari, sulle possibilità di eseguire diagnosi precoci attraverso lo studio dei biomarcatori, attraverso l’analisi clinica e diagnostica ma si indirizza anche sulle indagini biologiche e sulle terapie non farmacologiche.

«Gli stili di vita e l’alimentazione si stanno rivelando sempre più importanti per la prevenzione di molte patologie– spiega Stefano Bassi, Presidente di Ancc-Coop (Ass. Nazionale Cooperative di Consumatori)– e crediamo che la ricerca sia l’elemento fondamentale per contrastare una malattia ancora oggi così insidiosa. Da qui il senso del nostro investimento che è accompagnato da una vasta azione di informazione e divulgazione, grazie all’impegno di centinaia di soci volontari, quotidianamente impegnati nel sociale sui territori dove Coop opera».

In Italia, il numero di affetti da demenza è di oltre 1.400.000 persone. La malattia di Alzheimer e le demenze purtroppo sono ancora poco riconosciute, sotto diagnosticate e poco trattate. I pazienti affetti da Alzheimer non soffrono solo di una progressiva perdita della loro capacità intellettiva, ma subiscono anche una inadeguata organizzazione assistenziale nelle cure primarie e una riduzione della aspettativa di vita.

Il 21 settembre ricorre la Giornata Mondiale dell’Alzheimer proprio per riportare l’attenzione su una delle tematiche socio-sanitarie più rilevanti del XXI secolo. L’Alzheimer è stato definito – dall’Organizzazione Mondiale della Sanità - una priorità per la sanità pubblica mondiale; da qui nasce l’urgenza di fare della ricerca medica una priorità globale.

Secondo il World Alzheimer Report, nel mondo si stimano circa 47 milioni di persone affette da demenze di cui il 50-60% con Alzheimer e l’Italia risulta all’ottavo posto per il numero di persone colpite da queste malattie: si stimano più di 1,4 milioni di malati di cui circa la metà affetti da Alzheimer. A causa dell’invecchiamento della popolazione si prevede che nel corso dei prossimi 30 anni i casi triplicheranno ed entro il 2050 ne sarà affetta 1 persona su 85 a livello mondiale coinvolgendo 133,5 milioni di persone. Anche se la velocità di progressione può variare, oggi l'aspettativa media di vita dopo la diagnosi è dai tre ai nove anni.

Airalzh Onlus è l’unica associazione che promuove e sostiene - a livello nazionale - la ricerca medico-scientifica sulla malattia dell’Alzheimer e altre forme di demenza attraverso opere di sensibilizzazione e raccolta fondi. Airalzh, costituita nel 2014 da clinici e ricercatori impegnati da anni nella cura delle malattie neurodegenerative, è affiancata da un Comitato Tecnico Scientifico di alto profilo composto da scienziati italiani di fama internazionale.

“La partnership con Coop, ci ha consentito di creare un network di ricercatori - sottolinea il Prof Sandro Sorbi, Presidente Airalzh – importantissimo per realizzare progetti di elevato profilo scientifico su tutto il territorio nazionale, in collaborazione con importanti centri italiani già impegnati nello studio delle demenze. La rete di ricerca favorisce le sinergie per stimolare possibili ricadute concrete sulla diagnosi e prevenzione della malattia di Alzheimer e altre Demenze. “

I progetti di ricerca evidenziano quanto lo studio dei fattori di rischio modificabili e la possibilità di effettuare diagnosi precoci siano fondamentali per ritardare il decorso della malattia. La malattia di Alzheimer può colpire tutti, non solo le persone in età avanzata, e la necessità di riuscire ad effettuare una diagnosi tempestiva negli stadi più precoci - quando i danni sono ancora marginali - rappresenta una grossa sfida per il mondo della medicina.

Attualmente sugli scaffali di Coop, in occasione della XXIII° giornata mondiale dell'Alzheimer (21 settembre), sono in vendita a sostegno della ricerca le piantine di erica, scelte come simbolo della campagna per il colore viola della loro infiorescenza, colore che nel mondo identifica appunto le iniziative su queste patologie. A seguire le pere, la pasta, le clementine, il parmigiano per arrivare a fine 2017 con 18 iniziative promozionali (da maggio a dicembre 2016 erano state 6). “Intensificheremo nei prossimi mesi le attività di promozione di una serie di prodotti a sostegno della ricerca – conferma Maura Latini direttore generale Coop Italia– Abbiamo chiesto la collaborazione di fornitori e soci e i risultati non si sono fatti attendere; ad esempio la promozione dell’uva appena terminata ha visto un risultato di oltre il 22% rispetto alle attese”.

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